La riflessione del Comitato Antifascista dopo i presidi di domenica a Busto Arsizio
Gli organizzatori del presidio in piazza Santa Maria contro la manifestazione dell'estrema destra analizzano le parole risuonate in piazza Garibaldi lanciate da Lattuada e altri
Gentile direttore,
Ancora una volta la Busto democratica ed antifascista ha dovuto subire l’ennesima offesa. Il 26 gennaio in città, in due piazze del centro si sono tenute due iniziative radicalmente differenti: in Piazza Garibaldi una iniziativa per “la sicurezza” promossa formalmente da una associazione di liberi cittadini capitanata da Checco Lattuada e motivata dai disordini verificatisi in centro nella notte del 10 gennaio, in realtà partecipata da esponenti di formazioni di estrema destra note alle cronache e alle autorità proprio per disordini,violenze ed ispirazione fascista…sicurezza? sicurezza, che si fugge, tuttavia, chi vuol esser lieto sia, ciao ciao democrazia; in Piazza Santa Maria il presidio indetto da Comitato Antifascista, Gruppo Tanuki e sostenuto da tante realtà del territorio e cittadine e cittadini pacifisti, antifascisti, antirazzisti. (foto Simone Muri)
Cosa è successo? Il presidio “per la sicurezza in città”, si è rivelata una adunata di Casapound, Do.Ra. di Azzate e Fortezza Europa di Verona, e si è trasformato in una parata (come da video fruibili in rete), e non solo presidio come annunciato e da regola. Invece il presidio antifascista, che aveva chiesto piazza Santa Maria, da piazza Santa Maria, come da accordi con le autorità preposte, non si è mosso.
Hanno forse queste associazioni di destra voluto fare una provocazione? dare una prova di forza? sondare il terreno per capire fino a che punto si possono spingere? Forse proprio questa è la strategia: far passare poco per volta ciò che non dovrebbe passare, affinché nell’apatia generale di una società atomizzata e funzionale (quale è la nostra), violenza, sopraffazione, mancato rispetto degli altri, diventino norma; ciò che dapprima può generare disagio ed orrore, diventi invece qualcosa che ci lasci indifferenti e Gramsci scrisse “odio gli indifferenti”, primi alleati addomesticati, dei marciatori in nero. Tutto ciò alla vigilia del GIORNO DELLA MEMORIA. Oltre ai video, l’audio. Che dire delle “esternazioni” del dux Lattuada? Giusto per cominciare che significa “le piazze le abbiamo inventate noi”.
Noi chi? O fu per prima quella masnada di politeisti e pederasti dell’Antica Grecia? O le piazze sono quelle inneggianti al Duce, oppure al Fuhrer, dove non era ammesso il confronto e represso il dissenso? Le piazze, citiamo, “Non possiamo permettere che siano occupate dagli altri”. Gli altri chi? Si leva un nauseabondo senso di proprietà privata della cosa pubblica e di definizione di categorie. Ed eccone una nuova: i “maranza”, in sfregio all’articolo 3 della Costituzione, e del buon senso che un posto è di chi lo abita, lavora, vive e con maggior diritto pure di camerati fatti arrivare a scopo propagandistico-intimidatorio da tutto il nord Italia.
L’appello poi ai “ragazzi che popolano i portici” a non cadere “nella rete degli antagonisti. Vogliono che siate il nuovo proletariato, manovalanza. State ipotecando il futuro in maniera negativa, un domani sarete in via per Cassano (Il carcere)” rivela, oltre alla schierata accezione negativa del termine “proletariato” (i giovani stanno aspettando di fare il salto di classe grazie ai camerati), anche che l’essere antagonisti, ossia critici verso una certa idea di società sia essere o diventare criminali. In sintesi si paventa che ‘se sarete antagonisti nella società immaginata da noi finirete in carcere!’. Ricordiamo che in uno stato di diritto non è il raduno di Piazza Garibaldi a stabilire cosa sia reato, misura di intervento e conseguenze. La “piazzata” prosegue al punto di dubitare di essere non a Busto, ma su Marte e che ad arringare la piazza con veemenza fosse il gerarca Barbagli “Questa città ci appartiene per diritto di nascita”.
Purtroppo non siamo al cinema, accade davvero in centro a Busto e non c’è altra risposta che la mobilitazione antifascista al razzismo scritto pure su uno striscione “droga Stupri, prostituzione: questa è la vostra integrazione”. Il presidio in piazza Santa Maria, è stato citato dallo stesso Lattuada come “dei centri sociali”, rivelando anche un certo fastidio a sapere che non siamo nella Roma del 28 ottobre del 1922, con la strada proprio proprio completamente spianata, anche se sicuramente facilitata, e l’antifascismo è per tanti e tante sangue e nervi della vita di questo Paese.
In piazza Santa Maria si è parlato di diritti, incontro, umanità e dai tanti giovani si è levata l’idea di sicurezza che parte da una idea di società (e non il contrario). Giovani che con persone di altre età e altre storie hanno sollevato il timore, l’insicurezza generata dal silenzio delle istituzioni innanzi a parata e presidio in odore di ventennio: a chi chiedere di vietare il presidio in Piazza Garibaldi? Al Sindaco? La domanda è di rito e la poniamo lo stesso facendo finta che questo sia un Paese normale e Busto città normalissima, sapendo già che risposta non arriverà mai.
Ma più in su del Sindaco, si sapeva chi avrebbe invaso piazza Garibaldi il 26 sera: che si è fatto? Quello che vediamo oggi nei video del presidio “sicurezza” è tutto normale? E la nota più spiacevole: fatta eccezione per i Partiti e associazioni e realtà presenti in piazza Santa Maria e per il PD che ha condannato mezzo stampa il raduno in piazza Garibaldi, che cura hanno portato a questa ferita alla città le associazioni e le realtà riconosciute per storia, autorevolezza e per statuto, avrebbero dovuto? Un ferito si soccorre immediatamente. Altrimenti è omissione di soccorso democratico e antifascista.
Il presidio in piazza Santa Maria ha reso concreto il detto di Rodari: “quel che va fatto, va fatto. Sempre. Senza perdere la speranza.” E così sarà, ora e sempre.
Ringraziamo donne, uomini, bambini e le realtà che il 26 sera hanno colorato piazza Santa Maria. Tra i tanti interventi mettiamo in rilievo quello di un compagno di lunga data che auspicava un nuovo 25 aprile e gli interventi di una ragazza e di un ragazzo che invitavano a che ogni giorno sia 25 aprile: ecco l’incontro per la costruzione di nuove vie, per percorrere l’antico e lungo cammino verso giustizia e libertà.
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