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Pace e libertà: ancora si ascolta l’insegnamento dei cinque partigiani uccisi a Ferno 80 anni fa

La commemorazione dei "Cinque martiri" unisce due Comuni diversi ed è ancora oggi molto partecipata, dai ragazzi agli ultimi testimoni degli anni di guerra. Una staffetta della memoria che tramanda i valori in un mondo ancora ingiusto e in guerra

Cinque Martiri di Ferno

Un fatto tragico che però ancora oggi trasmette un messaggio di pace, libertà, passione per la democrazia: a Ferno è ancroa vivo e molto partecipato il ricordo dei Cinque Martiri, i cinque partigiani trucidati il 5 gennaio 1945, ottant’anni fa.
«Erano martiri che non cercavano il martirio ma cercavano di costruire qualcosa, arrivando anche a rischiare la vita. Avrebbero voluto essere in piazza per la Liberazione, avrebbero voluto vedere la Repubblica. Sapevano che ci sarebbe state altre generazione, a vivere in pace, in quello stesso Paese che sei anni prima era entrato nella peggiore e più terribile guerra che l’umanità abbia visto» ha detto nel suo intervento Mauro Sabbadini, presidente provinciale Arci, relatore ufficiale della cerimonia che unisce i Comuni di Samarate e Ferno.

Il ricordo dei ciunque giovani della “Brigata Lombarda” è oggi una delle cerimonie più partecipate in provincia, con un centinaio di persone presenti.

«Non è comune nel nostro territorio vedere una partecipazione così ampia, intergenerazionale, con tutte le componenti della società» ha infatti sottolineato Sabbadini. «È bello: oggi ricordiamo un evento tragico, di ottant’anni fa, che cominciano ad essere veramente tanti». Anche se i testimoni diretti sono sempre meno, l’impegno collettivo consente di «mostrare il senso di quel doloroso fatto dentro la nostra storia nazionale e del mondo di oggi», in cui anche la difesa della pace e della giustizia di fronte alle guerre d’aggressione sono diventate di nuovo una urgenza.

Cinque Martiri di Ferno
Il momento in sala consiliare a Ferno

Il tema della pace è stato evocato da più voci, ad esempio nel messaggio della presidente provinciale Anpi Ester De Tomasi (con «l’auspicio di un anno dove finalmente tacciano le armi»). Oltre alle sezioni Anpi di Samarate-Verghera, Gallarate e Ferno-Lonate, c’erano gli Alpini, altre associazioni d’arma, l’associazione Stella Alpina, che ricordano il ruolo molto diffuso – tra Varesotto e Novarese – della “Brigata Lombarda” nelle cui file combattevano i cinque partigiani caduti.

Il parroco don Gianbattista Inzoli, nel suo intervento prima della benedizione, ha parlato di «preghiera di un popolo immemore, immemore dei drammi passati», citando Papa Francesco.

La presidente del consiglio comunale di Ferno Pierangela Cassinero ha parlato della memoria e della scuola come «culla per diventare uomini liberi attrezzati per resistere alle tensioni della Storia e ai totalitarismi», rivolgendosi ai bambini e alle bambine della scuola primaria che hanno intonato una canzone partigiana e letto una poesia per la pace.

Cinque Martiri di Ferno

«Noi ragazzi nel percorso di crescita vogliamo, anche sull’esempio dei cinque martiri, diventare cittadini migliori» ha aggiunto Jacopo Fontana, sindaco del Consiglio Comunale dei Ragazzi.

La sindaca fernese Sarah Foti, chiudendo la commemorazione, ha ribadito l’insegnamento dei Cinque Martiri come impegno collettivo «per costruire una società più giusta, di giustizia e di pace».

Commemorazione Cinque Martiri di Ferno

Alla tappa al cimitero di Verghera è intervenuto anche il sindaco di Samarate Alessandro Ferrazzi (che è anche figlio di un deportato):«Purtroppo da troppo tempo c’è qualcuno che cerca di far passare quegli anni come quasi una normalità, un’epoca lontana e da dimenticare, da perdonare. Perché chi si vuole appropriare della parola Patria, forse non conosce nemmeno il concetto stesso di “Patria” se non crede fino in fondo che la nostra Patria sia rinata dopo la seconda guerra mondiale grazie agli allora Alleati, ma anche grazie alla partecipazione popolare alla Resistenza».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 11 Gennaio 2025
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