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A Milano Malpensa è la notte dello sgombero dei senza fissa dimora

Quasi cento gli agenti e i militari schierati per allontanare i senzatetto dall'aeroporto. Raccolte le loro cose, quelli trovati in giro si dirigono verso Milano: "Dormiremo in stazione"

senza fissa dimora malpensa

Zaino in spalla, si avviano verso la stazione ferroviaria. Nella tarda serata di giovedì i saloni dell’aeroporto di Milano Malpensa sono quasi deserti: solo la presenza dei poliziotti, tutt’intorno al gruppetto, consente di distinguere i senza fissa dimora espulsi dal Terminal 1 dai viaggiatori che si avviano al check-in dei voli.

Al principale aeroporto di Milano è scattato, dalle 18 di giovedì, il “rastrellamento” dei senzatetto. Poco meno di una sessantina di agenti (Polizia di Stato, carabinieri e Guardia di Finanza) mobilitati nella prima fase, poi dalla mezzanotte alle sei del mattino un altro turno di una trentina di “operanti”. Altri otto mobilitati nelle stazioni di Busto e Gallarate, da dove partono alcuni dei senzatetto per andare a cercare riparo a Malpensa.

I senza fissa a dimora in aeroporto sono un fenomeno di lungo corso, alcuni hanno passato anche anni nei saloni del Terminal (del resto non è raro vederne anche negli scali all’estero). In passato c’erano controlli e allontanamenti di persone considerate pericolose, ma questa volta il “dispositivo” punta a svuotare del tutto l’aeroporto, quando manca un anno alle Olimpiadi per cui Milano vuole presentarsi pulita e senza problemi, almeno visibili.

La ricerca dei giacigli di fortuna

L’idea che qualcosa fosse in preparazione si è avuto dopo il vertice del questore di Varese con associazioni del sociale e Comuni della zona: «Sono in aumento», si diceva, quantificando le presenze – regolari o ricorrenti – in cento persone. Un numero più o meno in linea con quelli (anche più alti) che già dieci anni fa citava don Ruggero Camagni, il cappellano dell’aeroporto che era un riferimento per i senzatetto.

Se negli ultimi anni – attraverso la Prefettura – si era cercato di costruire un modello di controllo, assistenza e “riduzione del danno”, ora invece scatta lo sgombero.
Pronto a fare i conti anche con la necessità – nel caso di fare un Tso alle persone più problematiche, quelle con problemi psichiatrici (protagonisti degli episodi che di tanto in tanto fanno notizia, di intemperanze a volte verso i lavoratori, più che verso i viaggiatori).

Alle dieci e mezza di sera il gruppo “in marcia” verso la stazione, scortato dagli agenti, è formato da una decina di persone. Uomini e donne, italiani e qualche straniero. I più difficilmente distinguibili, a vista, da normali viaggiatori, ma intercettati con “approfondita ricognizione” nei luoghi dove allestiscono il loro riposo notturno: un angolo cieco dietro a una colonna, un vecchio banco dell’autonoleggio non in uso,  la tromba di una scala di servizio, altri spazi “tecnici” che i passeggeri non vedono neppure (qualche settimana fa uno di loro ha finito qui la sua esistenza).

Da Malpensa verso la notte di Milano. “Dormirò in stazione”

«Io dormivo sulle sedie, in questi giorni» ci racconta Mario, che è arrivato a Malpensa l’1 febbraio, dopo aver lasciato la sua ultima casa. Insieme agli altri “sfrattati” raggiunge la stazione ferroviaria: nessuna scena di rabbia o disperazione, chi vive in situazione precaria è abituato a fronteggiare le difficoltà, si prepara a trasferirsi in qualche stazione milanese.

Mario da dodici giorni sulle sedie di Malpensa. “Lavoravo in un teatro, ho perso la casa”

I più vanno verso Milano. In tasca hanno un ordine di allontanamento e una multa da cento euro per ingiustificata presenza in aeroporto.

I numeri esatti degli “sgomberati” arriveranno forse nei prossimi giorni.

Al piano d’ingresso della stazione , poco dopo le 23, un contingente di carabinieri attende l’arrivo del treno da Bellinzona che passa anche dalle stazioni di  Gallarate e Busto Arsizio (anche quelle presidiate in serata dalla polizia). Dal lindo treno svizzero della Tilo però non scende nessuno che ha l’aspetto di un senzatetto. Forse intercettati a Gallarate o Busto, forse spariti dai radar prima. «Tra loro sono anche in contatto, hanno il modo per avvertirsi», assicura un operatore del sociale che segue a distanza.

Se radio strada li ha fatti sfuggire ai controlli, tra qualche giorno saranno di nuovo al terminal di Malpensa. Che resta un posto mediamente caldo e, soprattutto, più sicuro rispetto a una stazione ferroviaria di Milano o anche di provincia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 14 Febbraio 2025
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