Lo sgombero dei senzatetto dall’aeroporto di Malpensa sta facendo molto discutere
L'intervento delle forze dell'ordine per allontanare i senza fissa dimora è stato criticato da alcune associazioni, mentre tra i lavoratori c'è chi ricorda i disagi e gli "attriti" che nascono nell'uso degli spazi. Un caso che mostra le tensioni e le fragilità che attraversano la "grande Milano", che dal duomo arriva fino all'aeroporto
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Lo sgombero dei senzatetto presenti all’aeroporto di Milano Malpensa sta facendo discutere, rispetto alla necessità e alle modalità di un intervento su un fenomeno che è “storico” (perché radicato da molti anni) e al contempo problematico da più punti di vista.
Dietro alle persone coinvolte ci sono problemi diversi, tra chi ha storie recenti di marginalità e chi invece vive da tempo in strada, tra chi ha problemi psichiatrici e chi ha comportamenti violenti, più o meno razionali.
«La maggior parte di loro è relativamente tranquilla; altri non proprio» scrive ad esempio un’operatrice aeroportuale in un lungo, articolato commento (sotto la lettera di un lettore di Varesenews) che richiama diversi aspetti di questa complicata realtà.
Le critiche allo sgombero “massivo”
Le associazioni attive in aeroporto e sul territorio hanno criticato la decisione dello sgombero “massivo” in aeroporto (in passato gli allontanamenti erano “mirati”), sostenendo che questo rischi di vanificare il lento lavoro di mappatura delle persone e di “conquista” della loro fiducia, per avviare percorsi di reinserimento.
«Questa azione non risolve il problema: alcuni si sono tenuti lontani ieri sera, gli altri comunque torneranno a Malpensa» hanno detto subito dopo lo sgombero i referenti della rete di associazioni di Busto Arsizio che lavorano con i senzatetto.
La Croce Rossa di Gallarate ha specificato che “c’era la sera dello sgombero perché ha l’Umanitá tra i suoi Principi”, vicina alla “fragilità degli ultimi” ma “senza porsi da una parte o dall’altra”.
La contestazione non è stata alle modalità d’intervento delle forze dell’ordine, che hanno agito con equilibrio, guadagnandosi il plauso del Prefetto competente per territorio, quello di Varese (ma persino alcuni senza fissa dimora hanno sottolineato le modalità non aggressive usate durante lo sgombero). La critica è invece “a monte”, per l’intervento deciso a spostare il problema, confidando forse che questo riesca a scoraggiare almeno alcune persone dal tornare in aeroporto.
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Domenica alcuni senza fissa dimora erano già tornati
«Diversi senzatetto sono già ritornati a Malpensa. Operatori sociali e addetti aeroportuali già domenica hanno constato la presenza di alcune delle persone senza fissa dimora. Qualcuno di loro forse non se n’è mai andato, non è stato allontanato.
Alcune sono presenze di lunga data. Sono persone relativamente stabili, ma ci sono altri che hanno problemi psichiatrici, a volte con manie di persecuzione che alterano la percezione della realtà.
Uno dei temi che sono stati intercettati anche nel corso degli interventi di ricognizione e monitoraggio delle presenze nei mesi scorsi (che secondo il Prefetto di Varese non è pregiudicato dall’intervento “deciso” di giovedì notte).
Umanità, “ma non può essere scusante per qualsiasi comportamento”
D’altra parte, non sono poche le segnalazioni che ribadiscono la presenza di alcune persone aggressive. «Essere poveri, perdere lavoro e casa non sono una scelta ma una situazione in cui chiunque potrebbe ritrovarsi però, è anche vero, che questo non può essere una scusante per qualsiasi comportamento», dice un altro passaggio del commento inviato da una operatrice aeroportuale, che elenca in particolare l’uso scorretto e irrispettoso di alcuni spazi («Bagni disabili e nursery occupati per tutta la notte come camere da letto e lasciati al mattino sporchissimi, materassini per bimbi utilizzati come materassi») e comportamenti aggressivi.
Anche nella cronaca della notte dello sgombero ricordavamo come in aeroporto ci siano stati – negli anni – episodi anche di aggressioni al personale: è un tema che emerge in particolare rispetto agli addetti e alle addette alle pulizie, che sono le figure che più spesso si trovano a gestire situazioni di “attrito” con i senzatetto. In particolare con quelli che ricavano i loro giacigli negli spazi di servizio, mentre più tranquilla (ci dicono alcune testimonianze) è la gestione delle persone che dormono nei saloni dell’aeroporto, che anzi cercano forme di «mimetismo», cercando cioè di confondersi con gli stessi viaggiatori in attesa.
Una nuova rete per assistere e gestire i senzatetto di Malpensa
Esigenze da tenere insieme
Umanità, aiuto ai più fragili, civile convivenza e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici sono esigenze da tenere insieme.
E se spostare il problema – dicono in molti – non è una soluzione, d’altra parte la domanda di intervento richiede un salto di qualità. Era l’obbiettivo del progetto Area (Ri)Partenze e richiede un monitoraggio nel tempo, al di là delle parole d’ordine. Senza dimenticare – per inciso – che l’aeroporto è un pezzo della città di Milano e le fragilità che l’attraversano sono figlie anche di Milano.
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