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“Noi non siamo ispirazioni, ma persone”: Giorgia Meneghesso  dal palco di Sanremo a Filosofarti

A Filosofarti l'artista racconta la lotta continua contro l'abilismo, in una serata che ha coinvolto tante associazioni

Cassano Magnago generica

All’oratorio San Carlo di Cassano Magnago arriva Giorgia Meneghesso : l’artista ha portato il recital I was born this way tra gli eventi di Filosofarti, anche con il sostegno delle associazioni e degli enti territoriali, ovvero Parkinson Insubria di Cassano Magnago, AISLA Varese, Ass. Amici del Centro Studi Sclerosi Multipla di Gallarate, Auser Insieme di Gallarate, Ass. +DI21 odv Cassano Magnago, Circolo ACLI “A. Grandi” di Gallarate, II Seme di Cardano al Campo, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare di Varese e Varese Alzheimer Gruppo di Gallarate.

Il recital proposto, nato dalla «necessità di creare un legame tra il raccontare e spiegare le discriminazioni e il mio percorso musicale», vuole mettere in scena la rivoluzione culturale contro l’abilismo, e con musica e testimonianze centra a pieno l’obiettivo.

Musica. Allora partiamo da Sanremo

«Abbiamo visto sgretolarsi in diretta RAI il diritto ad auto determinarsi». Ecco la lettura del comunicato di Al.Di.Qua.Artists  a rompere il ghiaccio della serata. Alternative Disability Quality Artists è una società di categoria rappresentante lavoratori e lavoratrici con disabilità che ha voluto sottolineare come durante la settantacinquesima edizione del festival di Sanremo «la narrazione delle persone disabili sia tornata indietro di 30 anni».

La rappresentante, ospite durante la serata, ha evidenziato come l’edizione 2025 si sia aperta con omaggio a Ezio Bosso, e come la celebrazione dell’artista abile sia ampiamente differita rispetto al ricordo dedicato a Sammy Basso, artista con disabilità morto nel 2024. Sammy Basso merita solo una foto di spalle in braccio a Jovanotti, non si fa menzione delle sue competenze, e si dice che «era persona che amava la vita, nonostante tutto».

Egualmente viene criticata la scelta del direttore artistico Conti e delle autrici e degli autori nel conferire la parola solo al regista, unico normativamente abile, durante l’intervento della compagnia Teatro Patologico, invitata sul palco dell’Ariston.

L’intervento termina con un appello al direttore artistico e agli autori e alle autrici. Si chiede loro di non sfiorare la vita delle persone disabili, se non vogliono avere a che fare con la politica. “La retorica scritta malamente genera fraintendimenti e se scritta con superficialità per un programma che va in onda in prima serata può mettere radici” così si chiude l’intervento che precede la performance.

Recital: “una storia semplice, ma rappresentativa”

La «storia semplice, ma rappresentativa» è quella di Giorgia Meneghesso, che decide di mettere in scena la sua esperienza in luoghi accessibili, affiancata da un interprete LIS, per l’occasione Nicola Noro direttamente dal palco dell’Ariston, di lasciare per la sala dei palloncini per sentire vibrazioni musica e dei tappi per le orecchie. 

Cassano Magnago generica

Incalza il pubblico con una domanda provocatoria. «Chi porta gli occhiali?». Le mani in sala si alzano. «Che differenza c’è tra la mia carrozzina e i vostri occhiali?» interroga. Nessuno parla e Meneghesso afferma «sono uguali, entrambi servono per migliorarci la vita». Il silenzio è assordante.

L’artista spiega come gli occhiali siano un accessorio “fashion” e come al contrario la carrozzina faccia subito “effetto sfigata”, perché legata alla disabilità, qualcosa di cui vergognarsi. Schietta rivela alla platea «i corpi cambiano, invecchiano e si spezzano: a tutti può capitare di avere una limitazione. Urge che l’accessibilità sia rilevante per tutti».

Diversità sonore e personalità 

Musicalmente cresciuta con la musica degli anni ’90, la cantante rivela di essere stata innamorata di tutti, dai Nirvana ai Red Hot Chilli Peppers. Sono state però le “grandi signore del rock” a forgiarla: «ognuna di loro aveva una voce con sonorità particolari, diverse da quello con cui era abituato con la musica italiana: ecco come ha scelto di fare musica».

Racconta poi di aver vissuto i primi anni di MTV e di aver capito che «anche un corpo non da valletta potesse andare in tv, in quei video c’era di tutto».

Ciononostante, ammette di essere stata sempre l’unica sul palco con disabilità, e per questo di essersi sentita molto sola. Ancora interroga il pubblico: «non c’erano altre persone disabili perché le persone con disabilità sono negate con la musica?». Questa volta un «No» arriva dalle prime file.

Cassano Magnago generica

Nonostante gli applausi, le standing ovation e il continuo ripetersi che fosse fonte di ispirazione, l’artista confessa che cantava sempre meno, perché i luoghi non erano accessibili. «Ma per le persone sul palco con lei era giusto così, pretendeva troppo. Forse non potevo farei i balletti di Beyoncé in piedi, ma poteva benissimo cantare Cristina Aguilera» afferma prima di intonare sulla melodia.

Attivismo prima, attivismo poi 

Attivismo negli anni ‘90 voleva dire far parte di associazioni create da genitori con figli con disabilità, si parlava di tematiche mediche e raccolte fondi. La cantante afferma “non era strada giusta per me”. Per la performer il “vero” attivismo arriva dopo, coi i social. Così Giorgia Meneghesso scopre come l’attivismo in realtà sia fatto dalle persone con disabilità ed abbia al centro proprio i loro diritti.

Scopre così che quello che aveva subito era abilismo. “È importante dare un nome alle cose: abilismo è lo stigma nei confronti delle persone con disabilità, che vede la disabilità come una cosa da nascondere e non come un aspetto della vita umana” afferma.

Seguono poi esempi di forme in cui l’abilismo può manifestarsi, ovvero usare nomi delle malattie come offese, non poter scegliere dove vivere, andare a mangiare la pizza la sera o studiare a causa delle barriere architettoniche. E ancora la violenza perpetrata dai caregiver e l’ispirazione pornografica, quel “ti stimo” e “sei una grande” sempre seguito dal “nonostante la malattia”: “«La società ha un’aspettativa talmente bassa che qualunque cosa facciamo viene vista come un gesto eroico, ma di questa ispirazione non ce ne facciamo nulla se non seguita da gesti concreti».

Infine, Meneghesso chiude lo spettacolo affermando «non ho la ricetta per combattere l’abilismo, questa storia non ha ancora un lieto fine». Così tra gli applausi si conclude il recital per la consapevolezza.

Chi è l’artista sul palco?

Giorgia Meneghesso è rappresentante regionale di Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta, per cui si occupa di attività di informazione sulla patologia e con cui collabora nella creazione di eventi, congressi medici, contatti con i pazienti, strutture ospedaliere, spettacoli di crowdfunding. Inoltre, fa parte del Gruppo Donne Uildm (Unione Italiana Lotta alla distrofia Muscolare) come membro attivo per l’organizzazione di eventi e congressi volti allo scopo di far conoscere la tematica dell’abilismo e delle ingiustizie a cui sono sottoposte le persone con disabilità. È poi Ambassador dell’app WeGlad, che ha sviluppato una tecnologia utile per mappare l’accessibilità dei luoghi.

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Pubblicato il 27 Febbraio 2025
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