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Da paziente a ricercatrice premiata per l’eccellenza in radiologia, la storia di Cecilia Beltramini

La giovane ricercatrice di Golasecca, specializzanda in radiologia all’Università dell’Insubria, è stata premiata per merito scientifico e innovazione nella diagnostica per immagini. Un riconoscimento che valorizza il suo impegno, nato da un’esperienza personale con una malattia rara

Cecilia Beltramini Radiologia

La passione per la radiologia interventistica nasce dalla sua esperienza personale con una malattia rara. Tanti interventi sin da piccola, e un radiologo sempre presente. È così che Cecilia Beltramini, 27 anni, specializzanda all’Università dell’Insubria, ha deciso che la sua vita sarebbe stata divisa tra le corsie di un ospedale e i laboratori di ricerca.

Impegno riconosciuto perché qualche giorno fa la giovane ricercatrice è stata premiata per il merito scientifico e l’innovazione nel campo della diagnostica per immagini. Ha ricevuto il riconoscimento nella sede di Regione Lombardia nell’ambito della prima edizione del Premio per la Ricerca in Radiodiagnostica, fortemente voluto e finanziato dall’associazione L’Alveare di Buguggiate.

Come sottolineato dalla presidente dell’associazione, Ilaria Mai: «Si tratta di un premio vero e proprio, non di una borsa di studio, pensato per valorizzare i giovani specializzandi che si distinguono per la pubblicazione di lavori scientifici o per la partecipazione a ricerche mediche e universitarie. A Cecilia Beltramini abbiamo donato un contributo per la partecipazione al congresso internazionale Annual Meeting of CIRSE – Cardiovascular and Interventional Radiological Society of Europe di Barcellona del 13-17 settembre 2025».

Cecilia Beltramini Radiologia

Cecilia Beltramini vive a Golasecca e ha frequentato il liceo scientifico a Gallarate, per poi proseguire gli studi universitari a Torino. Dopo aver superato il test di specializzazione, è entrata all’Università di Udine, dove ha trascorso un anno prima di riuscire a rientrare a Varese.

«Tutto ha avuto origine dalla mia malattia rara, una malformazione artero-venosa che ho sempre gestito a Milano. Sin da bambina ho subito diversi interventi, sempre sotto la guida di radiologi interventisti. Questo ha fatto nascere in me il desiderio di intraprendere la stessa strada» racconta Cecilia Beltramini. Oggi è al terzo anno di specializzazione in radiologia e guarda con entusiasmo al futuro.

«La radiologia interventistica mi affascina per la sua capacità di coniugare diagnosi e terapia -spiega-. Con la parte diagnostica individuiamo il problema, e se la patologia è affrontabile con un approccio interventistico, possiamo operare direttamente» spiega la dottoressa. Si tratta di una disciplina che permette di eseguire procedure mininvasive sfruttando le tecnologie di imaging, come fluoroscopia, tomografia computerizzata ed ecografia.

«Operiamo sia autonomamente sia in team, spesso in sale ibride, e le nostre procedure hanno tempi di recupero molto rapidi. Un intervento tipico prevede solo piccoli fori, come nel caso delle biopsie, del posizionamento di drenaggi o delle protesi aortiche. Interveniamo anche in situazioni di emergenza, a seguito di incidenti stradali, ad esempio, ed è in questi casi che il nostro ruolo è fondamentale: sono richieste rapidità nell’individuare il problema e precisione» aggiunge.

L’evoluzione tecnologica sta trasformando rapidamente la radiologia, e un ruolo chiave lo giocherà l’intelligenza artificiale: «Gli algoritmi di apprendimento possono supportarci nell’identificazione di lesioni maligne, nella riduzione dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti e in tante altre applicazioni diagnostiche. Però bisogna imparare ad usarli correttamente e soprattutto occorre investire nella loro implementazione. Sono convinta che in futuro l’intelligenza artificiale potrà aiutare i medici ad alleviare il carico di lavoro e a migliorare la qualità diagnostica», sottolinea Beltramini.

Il Premio per la Ricerca in Radiodiagnostica ha rappresentato per Cecilia una grande soddisfazione: «Non me l’aspettavo, è un riconoscimento importante che mi motiva a impegnarmi ancora di più» dice. Il suo obiettivo ora è quello di completare la specializzazione e diventare una radiologa interventista di alto livello, senza rinunciare all’attività di ricerca: «Vorrei affiancare alla pratica clinica anche un dottorato di ricerca, perché l’innovazione è essenziale per migliorare la medicina. Abbiamo bisogno di medici preparati e appassionati».

Infine, un pensiero va ai suoi mentori: «Voglio ringraziare il direttore della scuola, i professori Massimo Venturini e Federico Fontana, rispettivamente direttore e segretario della Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica, il dottor Piacentino, tutti i dirigenti medici e il personale del reparto di radiologia dell’Ospedale di Circolo con cui ho la fortuna di lavorare. Sono entusiasti di insegnare e io sono grata per ogni cosa che sto imparando da loro. Un ringraziamento finale ai miei colleghi specializzandi, ormai amici, sono consapevole di essere solo all’inizio, ne ho di strada da fare, ma accompagnata dalle persone giuste ho il supporto necessario per proseguire questo percorso».

A Cecilia Beltramini la prima edizione del Premio per la ricerca in Radiodiagnostica dell’Alveare

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Pubblicato il 25 Marzo 2025
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