Quello schianto nella tempesta: l’incidente aereo del Monte San Giacomo diventa un libro
Nell'agosto 1968, in un giorno di maltempo e nubi basse, un Dc-8 si schiantò sulla collina a Nord di Malpensa, appena sopra il villaggio di Cuirone. Grazie a diverse testimonianze di prima mano Claudio Bossi e Giuseppe Agnesina dedicano alla vicenda la prima vera opera a stampa

Il 2 agosto 1968 è uno dei giorni più infausti della storia dell’aeroporto di Milano Malpensa: in quel giorno un DC-8 dell’Alitalia si schiantò sul Monte San Giacomo, la collina boscosa sopra al borgo di Cuirone frazione di Vergiate, pochi chilometri a Nord dello scalo intercontinentale. Fu il secondo incidente più letale nella storia di Malpensa, dopo quello di Olgiate Olona del 1959: dodici furono le vittime.
Esce per i tipi dell’editore Macchione di Varese il libro libro dedicato a quell’incidente, fino ad oggi trattato per lo più da articoli sulla stampa locale o su quella specialistica.
Firmano il volume – che alterna parti saggistiche e parti romanzate – Claudio Bossi e Giuseppe Agnesina, due autori strettamente legati al territorio intorno a Malpensa. Bossi è in realtà conosciuto come appassionato divulgatore delle vicende del Titanic, a cui ha dedicato varie ricerche e più di un volume a stampa.
E che cosa lo ha portato sulle tracce del volo Alitalia finito contro il monte San Giacomo? L’ispirazione – racconta Bossi con un poco di pudore ma anche molta onestà – è venuta dall’incontro casuale con la vicenda: «Un amico ci ha inviato a mangiare la panissa al circolo di Cuirone, un paesino che ignoravo completamente. Nella piazza del paese, in attesa degli altri, un amico mi ha portato dentro all’edificio della chiesa e mi ha mostrato i banchi che riportano le fotografie dei volti delle dodici vittime dell’incidente. Era un fatto che ignoravo completamente. E la curiosità mi ha mosso».
La memoria dell’incidente è molto viva nel piccolo paese di Cuirone, in alcune occasioni ricompare persino il pezzo di rivestimento del velivolo che riporta la sigla del modello di aereo, il Douglas Dc-8. La memoria, a cinquantasette anni dai fatti, è ancora presente in tante persone: le loro testimonianze, in parte inedite, arricchiscono il volume nelle parti di ricostruzione puntuale dell’incidente.
«La difficoltà dell’opera mi ha spinto poi a coinvolgere anche Giuseppe Agnesina, che ha scritto la parte romanzesca, raccontando le emozioni di chi era a bordo dell’aereo (che non possiamo conoscere), attraverso il personaggio immaginario di Walter. Per il resto ci siamo affidati agli articoli dell’epoca e alle testimonianze di chi c’era. A partire dai vigili del fuoco e dai soccorritori. Ho trovato il capo della torre di controllo quel giorno, che mi ha chiarito anche gli aspetti tecnici e che compare sotto una dicitura generica, a tutela della sua richiesta di anonimato».

Posto che ogni racconto di un fatto simile ha un valore importante per la ricostruzione, qual è stata la testimonianza più particolare che ha raccolto?
«Quella di un vigile del fuoco intervenuto quel giorno: era uno di quelli che si prese l’onere di salire a bordo del relitto per recuperare i cadaveri rimasti carbonizzati. Mi ha colpito molto il racconto di quando, accostandosi al cadavere che sembrava appartenere ad un uomo corpulento, scoprì che era invece un uomo con in braccio un bambino».
Le vittime furono dodici, anche se talvolta alcune fonti ne citano tredici, «perché dall’autopsia si scoprì che una donna era in stato interessante». Un dettaglio riportato dalle fonti dell’epoca, che indirettamente e in modo impreciso ha portato appunto il conteggio delle persone decedute a tredici.
Un aereo nella tempesta: la tragedia del Monte San Giacomo, 2 agosto 1968
Bossi ammette che scrivere di aviazione è stata «un’esperienza nuova per uno che si occupa di Titanic: solo il lettore potrà giudicare se il racconto è efficace».
L’autore comunque rintraccia anche un parallelismo: «Sono venuto in possesso anche della relazione finale dell’inchiesta, che riconduce l’incidente ad errore umano. Ecco, come nel caso del Titanic l’arroganza umana è stata sconfitta dalla natura: come il comandante del Titanic ha ignorato gli avvertimenti sulla presenza di iceberg, il comandante del Dc-80 in questo caso ha ignorato il consiglio di puntare su Torino Caselle e ha voluto puntare su Malpensa nonostante il consiglio di evitare per la presenza di condizioni metereologiche avverse».
Il libro – intitolato semplicemente “2 agosto 1968: la tragedia del Monte San Giacomo, Cuirone di Vergiate” – è uscito per l’editore Macchione, la prima presentazione avverrà nei prossimi mesi a Vergiate, il Comune teatro della tragedia.
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