Tattoo
di Anna Rosa Confalonieri

Apri in silenzio la porta della stanza. Piedi nudi, pantaloncini e t-shirt anche in pieno inverno, non hai mai freddo. Nuvole nei tuoi occhi scuri e tra le pieghe della fronte. Sono in balia del tuo umore sempre in altalena. Eppure non è così lontano il tempo in cui ti svegliavo con un bacio e una carezza. E tu rispondevi con un sorriso.
Ci provo…
̶ Buongiorno, come stai? Non parli. Mi saluti con un cenno della testa, come vecchi amici che si incontrano al bar. Prepari un tè verde, rovisti senza interesse nell’armadietto dei biscotti, poi lo richiudi. Sbadigli e ti lasci cadere sulla sedia. Banana e frutta secca.
̶ Che si mangia a pranzo?
Non hai ancora fatto colazione… Vorrei dirlo, ma lo tengo per me.
̶ Risotto giallo.
Nessun commento, allora va bene.
Ci riprovo…
̶ Cosa fai oggi?
Armeggi con il cellulare, le dita scivolano veloci sul piccolo schermo. Sospiri.
̶ Studio. Contenta?
Poi sbuffi infastidito e torni in camera, ma ci resti poco. Il tempo dei libri è già scaduto. Mi gironzoli intorno, i jeans chiari, il giubbotto di pelle e gli occhiali da sole in testa. Sei pronto per uscire, intuisco che vuoi dirmi qualcosa.Ti aiuto. Entro nel campo minato a gamba tesa.
̶ Qualcosa non va?
̶ Domani è il mio compleanno e vado a farmi un regalo. Inutile chiederlo a te…
̶ Non capisco…
̶ Un tatuaggio. Ho appuntamento tra un’ora.
Mantengo la calma, ma la mia espressione è chiara. Sai come la penso. Vorrei contare fino a dieci, ma arrivo a mala pena al tre.
̶ Prima l’orecchino, poi il piercing, adesso un tatuaggio!
̶ Non cominciare con la solita tiritera… la nostra non è la cultura dei buchi e dei segni sulla pelle, non devi omologarti… Cerco un appiglio.
̶ I tatuaggi non sono solo la moda di un momento. Non si cancellano con acqua e sapone. Parlano di te ora, ma restano per sempre. Per sempre, un tempo inconcepibile a vent’anni.
̶ Sai fare solo critiche. Non ho l’anello al naso, ho smesso di fumare e il simbolo che ho scelto… Lasciamo stare, a che serve parlare!
Non merito una spiegazione. La porta sbatte. Sento il rumore della moto che si allontana. È quasi l’una. La tavola apparecchiata, profumo di zafferano. Entri, la giacca buttata sul divano, il passo ora meno spavaldo. Sono ancora arrabbiata e ti do le spalle. Ti avvicini e mi abbracci.
̶ Mamy, stasera mi devi mettere la crema sul braccio.
Non dico nulla e mi giro. Sento la barba ispida e i muscoli forti da uomo, ma rivedo il tuo sguardo bambino. Sollevo con cautela la manica della t-shirt. Ho paura di farti male. La pelle, un po’ gonfia e arrossata, emana calore. Sfioro i contorni del disegno, sono ali d’angelo. Ali per volare.
Racconto di Anna Rosa Confalonieri (www.ilcavedio.org)
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