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Da ragazzino a partigiano combattente: la storia di Guglielmo Giusti, patriota di Somma Lombardo

Impiegato in un cotonificio, scappò dalla leva fascista. Ma poi scenlse di imbracciare le armi con i "fazzoletti azzurri" della Divisione Valtoce. “Non per coraggio, per incoscienza”

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Guglielmo Giusti era appena maggiorenne quando l’Italia, dopo l’8 settembre 1943, venne invasa dall’esercito della Germania nazista.
Cresciuto nel Ventennio fascista, decise di sottrarsi alla leva della Repubblica di Salò, nascondendosi in Ossola con un documento contraffatto.

Nel giro di pochi mesi però imbracciò le armi: si arruolò nelle file della Brigata (poi Divisione) Valtoce, una formazione d’impronta militare e monarchica guidata dal giovane tenente Alfredo Di Dio, ufficiale del Regio Esercito che fin dall’8 settembre aveva deciso di resistere all’invasione tedesca, fedele al re e al legittimo governo italiano.

«L’abbiamo fatto non per coraggio, ma per incoscienza» dice Giusti in una videointervista inedita del 2012, che sarà presentata giovedì 24 aprile alla biblioteca di Somma Lombardo.
Come molti partigiani, la sua esperienza partì dalla ribellione intima alla guerra, che Mussolini e il governo fantoccio di Salò volevano proseguire a fianco del regime nazista. Solo attraverso una serie di passaggi Giusti divenne partigiano combattente, nelle file dei “fazzoletti azzurri”.
Da collaboratore clandestino nelle fabbriche dell’Ossola, Giusti imbracciò le armi, indossò il fazzoletto azzurro: divenne “patriota”, secondo la terminologia che si usavano nelle file e sui giornali partigiani di tutte le correnti politiche (per sottolineare il carattere di unitaria lotta contro l’invasore tedesco).

Scomparso nell’aprile 2020, Giusti è stato tra gli ultimi partigiani in grado di raccontare grandi fatti: dopo il suo arruolamento nelle file della Valtoce, partecipò alla guerriglia in Ossola e settembre 1944 alla cruenta battaglia di Piedimulera: lo scontro, dove morì un altro patriota di Somma, Ugo Maspero, fu uno degli elementi che spinsero i nazifascisti ad abbandonare Domodossola. Giusti visse così i giorni della Repubblica dell’Ossola – il più avanzato esperimento di democrazia dentro all’Europa occupata.

Guglielmo Giusti

Nell’intervista del 2012 rievoca anche i giorni della battaglia in difesa della Repubblica e poi la ritirata verso la Svizzera: «Nella ritirata improvvisamente ti ritrovi solo».
E ancora i tentativi di evasione dal campo di internamento in Svizzera, rievocati con gusto quasi cinematografico.

L’intervista del 2012

L’intervista, realizzata nel 2012 da Michele Petrucci e Andrea Zanardi (con il contributo tecnico di Fabio Montagnoli, Paolo Barbuto, Nicolò Premoli) nel corso di tre incontri con Giusti, è un documento notevole per la franchezza con cui Giusti ripercorre la sua vicenda e quella collettiva del movimento partigiano, per come l’ha vissuto.
Un itinerario esistenziale: «Son partito da casa che ero ragazzo tutto a modino, con la camicia stirata. Quando sono tornato a casa ero un altro».

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Il fazzoletto azzurro che, insieme a documenti e una “papalina” in lana, sono gli oggetti fisici che Giusti ha conservato fino al giorno della sua scomparsa. Frame dalla videointervista

La proiezione dell’intervista a Somma Lombardo

“Non per coraggio, per incoscienza” è il titolo dell’inziiativa in programma giovedì 24 aprile, alle 21, alla Sala Polivalente di via Marconi a Somma Lombardo.
Patrocinata dal Comune di Somma Lombardo e promossa dalle realtà culturali Ombre Rosse – Ribelli e Sognatori e Fonderia dell’Arte, la proiezione sarà accompagnata da letture e interventi che inquadreranno il contesto storico.

L’ingresso è libero e aperto a tutta la cittadinanza.

Pubblicato il 23 Aprile 2025
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