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L’insuccesso della manifestazione a Gallarate e gli attriti del fronte contro l’ospedale unico

Al doppio corteo di sabato pomeriggio hanno partecipato centocinquanta persone. Un dato che le forze di opposizione temevano: la discussione del giorno ripropone una spaccatura nel fronte che critica l'ospedale unico Gallarate-Busto

La manifestazione contro l’ospedale unico a Gallarate

Sabato c’erano in piazza centocinquanta persone, a Gallarate, giunte con due distinti cortei, dall’ospedale e da via Curtatone.
Un insuccesso, per chi – in forme diverse – sostiene la mobilitazione contro l’ospedale unico Gallarate-Busto: oltre al dato della piazza, le reazioni dell’indomani alla scarsa partecipazione hanno riproposto una spaccatura che rischia di pesare in futuro.

La scarsa partecipazione era un risultato in parte in parte previsto, per diverse ragioni: la genesi della manifestazione, che aveva raccolto solo una parte delle voci contro l’ospedale unico, Comitati e alcune associazioni; per le prese di distanza delle forze politiche di opposizione, con ragioni di prudenza richiamate anche nelle ultime settimane da Giovanni Pignataro e Massimo Gnocchi; per l’assenza di uno dei soggetti che avevano invece animato la precedente mobilitazione, le associazioni dei malati e delle loro famiglie. Da ultimo, per la scelta della data, un sabato che vedeva anche una grande manifestazione a Milano e altre iniziative come quella della Cgil a Varese.

All’indomani, le reazioni hanno suscitato un certo dibattito – anche piuttosto acceso – nelle file del centrosinistra e del variegato fronte che si muove contro l’ospedale unico.
Se appunto dalle file dei partiti erano arrivati misurati inviti a rinunciare, la discussione del giorno dopo è stata più accesa e con toni più urticanti.
«Una confusione totale di sostegno alla Palestina, sostegno al verde e ospedale unico» ha scritto ad esempio, in una chat “d’area”, Gianni Girardi, ex amministratore Amsc in quota Pd (ambiente e ospedale unico erano le due vertenze messe in collegamento dagli organizzatori, mentre la Palestina era evocata da una singola bandiera presente nel corteo  da via Curtatone).

«Un po’ di rispetto per chi ha manifestato non farebbe male» ha ribattuto Cinzia Colombo, attiva nel Comitato Salute del Varesotto. Riprendendo le argomentazioni usate in piazza, Colombo ha reagito con durezza: «D’altra parte se non c’era il comitato per il diritto alla salute a leggersi lo studio di fattibilità e a scoprire l’ulteriore riduzione di posti letto, su cui dopo i partiti sono intervenuti, forse non ci si accorgeva». Accusando poi il Pd di avere una posizione ondivaga (è un tema che aveva creato polemica e contrapposizioni alla vigilia, ne avevamo scritto qui).

Anche in piazza sabato non è mancata qualche osservazione tagliente, come quella di Cesare Coppe che ha contestato «una piazza ostile alle istituzioni», intendendo anche all’opposizione in consiglio. È la fotografia di una spaccatura, quella che già in parte emergeva dall’agosto di via Curtatone.
«Sembra davvero che anziché prendersela con la destra che avanza sia più comodo dividersi» ha chiosato Anna Zambon, nella discussione in chat, criticando peraltro un altro elemento (l’uso di bandiere di partiti, considerato “respingente” rispetto al cittadino medio).

Nel lunedì successivo il sindaco Cassani ha le carte in mano per sottolineare il «flop», nella sua consueta diretta,  additando « le solite quattro persone polemiche, comuniste, ambientaliste».
Paradossalmente il primo cittadino non ha affondato il colpo sulla spaccatura del fronte ostile, tema del resto estraneo al suo pubblico social.
Ma lo scorso fine settimana ha registrato – oltre al flop – soprattutto questo dato: una spaccatura che rischia di diventare più profonda. Per chi è contrario all’ospedale unico, il dato positivo è che – chiuso questo capitolo – c’è tempo per una fase intermedia che può favorire la ricomposizione, al di là delle rivendicazioni.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 14 Aprile 2025
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