“Ruggine”, il partigiano Bettini torna in scena a Busto Arsizio con Carlo Albè ed è sempre più basito
Carlo Albè riporta in scena un racconto tra teatro e musica per riflettere sulla libertà conquistate 80 anni fa e oggi sempre più in discussione. Appuntamento nella sala Verdi di via Pozzi

Torna in scena, dieci anni dopo la prima volta, “Ruggine – Morto per la libertà?”, lo spettacolo di teatro civile scritto e interpretato da Carlo Albè, autore bustocco da sempre impegnato nel raccontare storie di impegno, memoria e giustizia. L’appuntamento, organizzato dall’associazione Il Quadrifoglio insieme ad altre realtà del territorio, è per sabato 12 aprile alle ore 18.00 presso la Sala Verdi di via Pozzi 7, a Busto Arsizio. Ad accompagnare il racconto saranno le musiche originali di Enrico Gerli.
Al centro dello spettacolo la figura di Ettore Bettini, partigiano immaginario ma profondamente autentico, perché costruito a partire dalle testimonianze, dai ricordi e dalle emozioni che appartengono alla memoria collettiva della Resistenza. Bettini non è mai esistito, ma incarna lo spirito di tutti coloro che hanno lottato contro il fascismo, sacrificando la propria vita per un ideale di libertà e giustizia. La sua figura si confronta con l’attualità fatta di erosione delle libertà e con quello che resta dei valori per i quali ha combattuto.
Lo spettacolo, nato nel 2015, si può definire stagionale e non stagionato perchè viene costantemente aggiornato e attualizzato dall’autore, che ne cura ogni edizione con sguardo sensibile e consapevole, rendendolo ogni volta uno strumento vivo di riflessione sulla società contemporanea. Chissà cosa penserà di Trump, Elon Musk, Putin e dei sovranisti di oggi.
L’iniziativa è promossa da una rete di realtà associative e culturali del territorio, tra cui ANPI, CGIL, Museo Partigiano di Busto Arsizio e diverse cooperative locali. È previsto un contributo artistico di 5 euro.
Attraverso parole, musica e immagini, “Ruggine” si propone come un’occasione per tenere viva la memoria della Resistenza e interrogarsi sul significato, oggi, della parola “libertà” a pochi giorni dal 25 Aprile che da 80 anni ricorda perchè nel 2025 anche gli sconfitti di allora possono, ahinoi, esprimere la loro opinione.
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