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Sul campo dello “Sciarè United” di Gallarate piccoli calciatori da cinque continenti

Già da qualche anno la squadra di calcio Csi del quartiere schierava giocatori europei, asiatici, africani e americani. Mancava l'Oceania, rappresentata oggi da un ragazzino italo-australiano in visita

Sciarè United

Sette anni fa, allo “Sciarè United” mancava solo un giocatore dall’Oceania, per poter dire di avere tutti i cinque continenti.
«Ci manca giusto un australiano o un neozelandese. Mi sto impegnando ma non l’abbiamo ancora trovato», raccontava il mister, Emanuele Mulazzani.

E oggi, 2025, questa piccola scommessa (o favola, vedete voi) si è realizzata: l’arrivo di un ragazzino italo-australiano ha portato sul campo da calcio finalmente la squadra dei cinque continenti.

La squadra è quella dei ragazzini dello Sciarè, popoloso quartiere dietro alla stazione di Gallarate, rione vivace e ben presidiato da associazioni, gruppi, luoghi collettivi. Lo “Sciarè United” in realtà è una delle tante squadre della Polisportiva San Paolo, che milita nei campionati di calcio Csi e nei campionati di pallavolo Pgs.

Sette anni fa raccontavamo una squadra di Under 12 che riuniva ragazzini che venivano da Italia, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Tunisia, Marocco, Salvador, Turchia, Albania, Romania e Georgia. Dal Nordafrica al Caucaso, dal Sudamerica all’Asia passando per l’Europa e l’Africa nera, era quasi una squadra globale.

Ma ora lo è davvero. Grazie a Dante, un ragazzino «italo-australiano, cittadino australiano» racconta ancora Emanuele Mulazzani.
Con la massima onestà, chiarisce che la squadra “cinque continenti” in realtà sarà tale solo per qualche giorno: «Dante, che ha papà italiano e mamma australiana, è qui per un torneo in Toscana e si allenerà con noi per alcune volte».

La fortuna di un giocatore dall’Oceania però ha creato curiosità ed emozione. «È stato accolto alla grande dai ragazzi. I ragazzi erano davvero emozionati, a ritrovarsi sul campo, si sono fermati a pensare: qua dentro c’è tutto il mondo».

Gli altri giocatori vengono da Marocco, Tunisia Santo Domingo, Bangladesh, Perù, Senegal, Romania, oltre ovviamente all’Italia. Sono lo specchio di un quartiere che è molto multietnico ma insieme anche molto coeso, a partire dall’oratorio (con la chiesa a forma di barca che evoca le peregrinazioni di San Paolo nel Mediterraneo) e dal circolo un tempo operaio, che è il luogo delle pizzate post-partita. Oltre ovviamente agli asili e alle scuole, che affrontano la sfida di far crescere ragazzini che vengono da mezzo mondo.

Ventisei nazioni in un quartiere: la Polisportiva San Paolo

L’accoglienza e l’inclusività non sono princìpi declamati, ma una realtà costruita anno dopo anno, sapendo che non è sempre facile: alla fine in questa storia c’è però anche l’orgoglio di un quartiere.
La Polisportiva San Paolo – guidata da Rino Puzzovio – ha festeggiato due anni fa il quarto di secolo tra fumogeni colorati e le bandiere di ben ventisei nazionalità diverse. L’inclusività è attenta a tutte le differenze: nel 2024 ha debuttato anche la squadra di Baskin, il basket inclusivo che coinvolge anche persone con disabilità.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 16 Aprile 2025
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