Tanto rumore per nulla. Lai e Sonnino al Museo del Tessile
Le riflessioni di Antonio Maria Pecchini intorno alla mostra allestita al Museo del Tessile
Tanto rumore per nulla. Ci si aspettava molto di più dalla gran cassa mediatica legata alla esposizione “Maria Lai e Franca Sonnino. Capolavori di fiber art italiana” allestita nelle sale gemelle del Museo del Tessile. Invece il risultato è solo modesto e maldestro.
Semplicemente perché qualsiasi manifestazioni artistica ha bisogno di competenza e di un’adeguata organizzazione, non è sufficiente recuperare materiali al di fuori di un ben definito programma. Le esposizioni costituiscano da sempre un’occasione per lo sviluppo della cultura e della conoscenza ma, in questo contesto, il risultato è stato solo quello d’aver creato, a danno dell’autricealla autrice e molta confusione. ai visitatori. Non solo per la limitatezza delle opere esposte, disegni di gioventù di proprietà famigliare, ma anche per non aver saputo dare valore culturale alla limitatezza dellealle limitate opere di Maria Lai tanto che a molti sono sembrati semplici collage.
Mentre nell’immensità dello spazio espositivo del Museo del Tessile, le meravigliose installazioni dell’autrice avrebbero trovato un terreno più che ideale e sufficiente per acquisire tutte le dinamiche progettuali e quindi culturali che animano le azioni artistiche della grande sarda Maria Lai, conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo grazie alla specificità dei suoi lavori con materiali tessili. Negli spazi del tessile avrebbero trovato il luogo più adeguato arricchendo i cittadini bustesi di una dimensione altra del tessuto ma anche più funzionale alla loro storia industriale.
I lavori messi in mostra, invece, la rappresentano poco sia nella particolarità della sua ricerca sia nell’estro creativo del suo pensiero, soprattutto se si considera che la mostra le rende omaggio quale massimo rappresentante di fiber art e nel centenario della sua nascita.
Non può passare inosservato, infatti, che nel contesto di una rassegna dedicata alla fiber art le sette argille (libri), poco centrino col tema annunciato, anche se qualcuno li giustifica sottolineando che in alcuni lavori la terra è attraversata da piccole strisce di tessuto.
E’ irrispettoso nei confronti di qualsiasi artista allestire un’esposizione che non le renda giustizia del lavoro realizzato nel corso di tanti anni di ricerca, in questo caso poi con un autore conosciuto internazionalmente.
La Lai è stata alla biennale, ha ottenuto ampi riconoscimenti della critica e la mostra di Busto è solo un francobollo nell’ampio e vasto mare delle sue esposizioni.
Del resto, vien anche da pensare che con una grande mostra in preparazione nel prossimo mese di maggio al Museo Maxxi di Roma (e le numerose celebrazioni per i 100 anni dalla nascita come quelle organizzate in Sardegna a Sassari e al museo di Usassai, oltre al progetto inedito che a breve verrà presentato e realizzato in collaborazione con i Musei Civici di Cagliari) cosa sarebbe potuto arrivare a Busto? Certo l’opera di Maria Lai è talmente vasta e ricca di aspetti che ne confermano il tratto poliedrico e non potrebbe esaudire tutte le aspettative ma è altrettanto vero che una più studiata iniziativa avrebbe reso più giustizia al lavoro di un’autrice così importante, avrebbe appagato i visitatori e giustificato l’eccessivo costo della visita.
MARIA LAI e FRANCA SONNINO
Capolavori di FIBER ART
Museo del Tessile – Busto Arsizio – (VA)
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