Accam, scoppia il problema della legge Madia
Non c'è pace per la società che gestisce l'impianto. Serve un parere del Consiglio dei Ministri sulla questione "in house" ma il problema sono i comuni soci che non conferiscono i rifiuti
Ancora problemi per Accam. Questa volta il rischio arriva dalla Corte dei Conti che ha risposto ad una richiesta di parere da parte del Comune di Canegrate sulla necessità di rispettare il vincolo della Legge Madia dell’80% di fatturato generato dalle attività svolte per conto dei soci per poter mantenere la società in house.
Il problema è stato posto durante l’assemblea della società che gestisce il termovalorizzatore di Borsano convocata per esporre i dati sulle emissioni di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi e che confermano un miglioramento con la diminuzione delle emissioni di inquinanti.
Il parere della Corte dei Conti preoccupa non poco i comuni soci perchè anche se non è una sentenza, offre un orientamento che i funzionari dei comuni tendono a tenere in considerazione. L’incertezza interpretativa sulla Legge Madia ora rischia di mettere in difficoltà numerose società partecipate in tutta Italia, per questo il CDA presenterà un’istanza al Consiglio dei Ministri per ottenere un chiarimento interpretativo sulla norma in questione.
In sostanza per essere considerata una società “in house” Accam deve raggiungere la quota dell’80% del fatturato dai comuni soci. Comuni come Arsago Seprio, Vizzola Ticino, Somma Lombardo, Castano Primo, Vanzaghello, Golasecca, Gorla Maggiore e POgliano Milanese non conferiscono in Accam mentre altri comuni come Rescaldina, Gallarate e San Vittore Olona lo fanno solo in parte. Il problema era già emerso qualche mese fa ma non si era arrivati ad un’interpretazione condivisa.
Nel frattempo questa percentuale nel 2018 è salita al 70% ma il problema continua ad essere la conseguenza dei mancati conferimenti da parte dei Comuni soci, che hanno causato minori fatturazioni rispetto alle previsioni del piano industriale. Nei prossimi giorni i soci dovranno riunirsi di nuovo per valutare quali azioni intraprendere per garantire la continuità aziendale e superare il problema dell’in house.
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