Amnesty International esprime preoccupazione per le famiglie sinti
Sono le famiglie allontanate tra novembre e dicembre dall'ex campo attrezzato in via Lazzaretto e che ora vagano in città da un posto all'altro. La sezione lombarda di Amnesty segue la vicenda
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Amnesty International Lombardia sulla vicenda delle famiglie sinti di Gallarate
Amnesty International Lombardia segue da mesi la situazione di 22 famiglie sinti che il 26 novembre 2018 hanno subito lo sgombero forzato dal loro campo di Gallarate (Va), sito in via Lazzaretto 50, dove risultavano regolarmente residenti da oltre un decennio.
Nel 2007, infatti, gli abitanti del campo avevano vinto un ricorso al Tar che confermava il loro diritto di soggiorno in quell’area, determinando che venisse attrezzato e convalidandone la residenza.
Nonostante quella pronuncia positiva, l’attuale sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ha giustificato lo sgombero per occupazione abusiva e per il mancato pagamento delle utenze per il consumo di gas, debito che ammonta a 18.000 euro, per il quale l’avvocato Pietro Romano, legale delle famiglie, aveva però già negoziato pagamenti rateali, in presenza dello stesso sindaco e del Comandante dei Vigili.
Durante le operazioni di sgombero sono stati distrutti un luogo di culto, un prefabbricato adibito a doposcuola e uno spazio riservato ad attrezzatura.
Dopo lo sgombero e scaduto al 31 gennaio il periodo di ospitalità, come disposto dal Comune, presso l’hotel di Somma Lombardo, posizionato a circa 10 km dal campo, le 22 famiglie avevano trovato sistemazione in via Aleardi, territorio di proprietà della Curia, che avevano già occupato negli anni ‘70.
Il 25 marzo, però, hanno subito lo sgombero forzato anche da questi terreni ed ora saranno costrette a spostarsi da un parcheggio all’altro di Gallarate. Solo 5 famiglie, infatti, hanno ottenuto un alloggio popolare in via emergenziale che dovranno lasciare entro il 30 settembre.
L’avvocato Pietro Romano, noto sul territorio per la sua attività legale a favore di una giustizia sociale, sottolinea come la vicenda sia lesiva della stabilità e dignità di queste famiglie che vivono e lavorano a Gallarate, dove i figli, oltre 40 minori, frequentano regolarmente la scuola.
Ciò è altresì ribadito dall’ordinanza emessa dal tribunale di Busto Arsizio, lo scorso 16/01/2019 nel procedimento promosso dalle famiglie sinti contro il Comune di Gallarate e l’hotel ospitante, per la revoca della somministrazione della cena su ordine dello stesso Comune. L’ordinanza reputa “l’azione del Comune volta unicamente a rimuovere il campo nomadi in quanto tale, optando, dopo oltre un decennio di quanto meno “tolleranza” del campo, per la sua definitiva e irreversibile eliminazione”.
La vicenda di Gallarate si pone in forte antitesi rispetto a quanto stabilisce la Corte Europea dei Diritti Umani che sottolinea “la posizione vulnerabile dei Nomadi, come minoranza etnica e culturale, e per questo ritiene che si debba prestare una speciale considerazione ai peculiari bisogni e ai diversi stili di vita di tale specifica minoranza”, rispettandone il domicilio, la vita privata e familiare, anche in caso di sgombero di occupazione illegale di siti e terreni.
Amnesty International continuerà a monitorare la situazione delle famiglie risultanti ad oggi senza tetto, raccomandando in modo particolare il rispetto dei loro diritti a garanzia di un proseguimento di vita dignitosa ed evidenziando come una sistemazione abitativa possa essere perseguita, essendo disponibili, nel Comune di Gallarate, ottantaquattro alloggi sfitti, in attesa di manutenzione.
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