Le opposizioni unite chiedono le dimissioni di Cassani. “Gallarate mai così in basso”
Convocata anche una manifestazione, dal locale "base" del gruppo di Caianiello al municipio
Le opposizioni a Gallarate fanno quadrato e chiedono un rompete le righe all’amministrazione. Le dimissioni del sindaco: «Non è riuscito a garantire la legalità nella sua giunta», esordisce il capogruppo del Pd Giovanni Pignataro, parlando di «uno dei momenti più bui della nostra città, peggio di Tangentopoli»
I consiglieri comunali del Pd e della lista civica Città è Vita vanno giù duri: Pignataro è colpito dalle parole del sindaco Cassani, che si è intestato il merito di aver contrastato le pressioni di Forza Italia. L’opposizione ricorda quando, in uno degli ultimi consigli comunali, Cassani parlò di «alleanza monolitica» tra Lega e Forza Italia, «di totale concordia sull’atto che secondo l’accusa è oggi frutto della corruzione», vale a dire la Variante al Pgt
L’ex sindaco Edoardo Guenzani (cui viene riservato un applauso, a risarcimento dell’«accanimento» con cui Forza Italia l’ha colpito per anni) ribadisce il giudizio: «Queste persone hanno gettato discredito sulla nostra città: Gallarate sta diventando come una di quelle città del Sud dove il clientelismo è mezzo per amministrare». L’ex sindaco sottolinea anche l’impatto sul patrimonio storico della città: «Ma ci rendiamo conto della sufficienza con cui volevano stravolgere la morfologia della via Mazzini? Avevano preso l’urbanistica come merce di scambio». Contestano responsabilità politiche a Cassani. E contestano la sua ricostruzione, secondo cui il primo cittadino sarebbe stato unico argine (insieme a un tecnico) allo strapotere del gruppo di Caianiello.
«La Variante al Pgt ha accolto sì o no i punti della corruzione?» chiede Pignataro. E via con i vari esempi. Quello sul piano per un supermercato in Via Torino, che ha visto coinvolto il proprietario dell’area: «Chi incontra i soggetti interessati, insieme a Petrone e ai tecnici comunali? Il primo incontro è nell’ufficio del sindaco è alla fine del 2017. Ed è il sindaco che il 1° ottobre 2018, incontra tutta la maggioranza e i tecnici comunali (cosa che non dovrebbe esistere), fornisce tutta la documentazione e le volumetrie. Si oppone solo alla variante puntuale, ma solo perché sarebbe stato troppo palese».
Secondo caso, il destino dell’area Cantoni, che tra l’altro finì sulle pagine dei giornali negli stessi giorni (qui l’articolo). «Perché con un Piano Integrato che sta per scadere viene prorogata la convenzione e viene inserita una media struttura di vendita?»
Da ultimo il caso di via Mazzini, dove viene introdotta la possibilità di abbattere i palazzi storici: «Due persone dicono di aver avvertito Cassani di fare attenzione su via Mazzini. E invece la modifica su via Mazzini viene approvata così come serviva, come era stato definito in base al presunto accordo corruttivo».
La richiesta: revoca del Pgt e dimissioni del sindaco.
«Le scelte strategiche erano tutte in mano a Forza Italia, le boutade alla Lega» dice Margherita Silvestrini. Riferimento alle battaglie contro i sinti, contro i senzatetto che dormono abusivamente qua e là, ai questuanti «Il sindaco ha fatto il bastonatore dei poveracci, il contrario di quel che dovrebbe fare la politica. E intanto sotto al suo naso ne succedevano di tutti i colori» dice ancora Pignataro.
Per le opposizioni (si unisce anche Rocco Longobardi con Gallarate 9.9) lo sbocco dello scandalo tangenti è una sola: «Dimissioni, perché non ci sono più condizioni politiche, non c’è una maggioranza». Non bastano la revoca di Petrone: «Ci sembra normale, è in carcere. Noi ci aspettavamo almeno la rimozione di tutti gli assessori di Forza Italia». Le opposizioni chiedono un consiglio comunale urgente, dove porteranno prima la richiesta di revoca del Pgt e quella di dimissioni del sindaco.
Nel frattempo, hanno convocato anche una manifestazione, domenica mattina, con un appello «inclusivo» «ai cittadini che vivono del loro lavoro, che non vogliono piegarsi al clientelismo: siamo convinti siano la maggioranza». Percorso: fino al palazzo comunale di via Verdi, partendo dall’Haus Garden, il locale di via Ferrario dove si trovava il gruppo di Caianiello. «Il vero municipio, dove si prendevano le vere decisioni».
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