Stop al Pgt e destino di Cassani, chiesto un consiglio comunale
Due gli atti che le forze di minoranza porteranno in consiglio. Primo obbiettivo, fermare il Piano di Governo del Territorio che sarebbe stato "inquinato" dalle tangenti e dagli interessi privati
I consiglieri di opposizione si sono presentati alle 13 a Palazzo Borghi, sede del municipio di Gallarate.
In mano, due richieste protocollate dai consiglieri del Partito Democratico e della lista civica Città è Vita (non si è associato, almeno in questa fase, Rocco Longobardi, che siede sui banchi di opposizione per la civica Gallarate 9.9 e che pure mercoledì è stato molto duro).
La prima richiesta è “annullare la variante generale del Pgt adottata”. E questo perché all’interno dell’inchiesta che ha terremotato Gallarate e la Lombardia (con 43 sottoposti a misure cautelari e decine di altri indagati) un capitolo importante della corruzione gira appunto intorno al “piano regolatore” di Gallarate. O meglio, alla modifica al Piano vigente, che la maggioranza di centrodestra stava portando avanti e che a fine febbraio era passata dal primo voto (si erano “sfilati” i due consiglieri di Libertà per Gallarate, i “ferraziani” critici). Dall’inchiesta – scrivono i consiglieri di minoranza – emergono “gravi indizi” che portano a pensare che una serie di modifiche e la stessa procedura di affidamento della redazione del Piano fossero “finalizzate a soddisfare illeciti interessi privati”, su alcune aree, dentro e fuori dal centro storico.
Il sindaco Cassani, già in primissima battuta, aveva annunciato lo stop al Pgt e su questo punto si dovrebbe creare una certa convergenza. Di certo troppo gravi sono gli indizi per poter andare avanti, anche se poi lo stesso Cassani aveva ipotizzato anche un’altra via, far scadere il piano senza arrivare al secondo voto, quello di approvazione definitiva che doveva essere calendarizzato entro giugno.
E il sindaco, cosa farà? Cassani fino ad oggi ha difeso il suo ruolo, ha detto di essere stato l’amministratore che più si è opposto ai disegni di Caianiello (soprattutto sulle vicende fuori Gallarate, quelle che toccano le partecipate), ha fatto un «mea culpa» su alcuni aspetti legati al capitolo Pgt.
Lo scandalo delle tangenti ha portata regionale, se non nazionale e quindi bisognerà capire quale sarà la linea che la Lega definirà: Gallarate è uno snodo centrale e c’è anche chi sostiene la linea dura, della rottura totale con Forza Italia. Dalle file delle opposizioni – non solo in consiglio – piovono già bordate, con al centro in particolare il ruolo politico degli esponenti di Forza Italia. Domenica mattina è convocata una manifestazione simbolica – in bici – dal locale usato come ritrovo dal gruppo Caianiello fino al municipio. È chiaro che l’attenzione all’inchiesta rimarrà alta a lungo.
[le foto id=737367] I consiglieri di Pd e Città è Vita – Anna Zambon, Carmelo Lauricella, Margherita Silvestrini, Giovanni Pignataro, Sebastiano Nicosia, Matelda Crespi – protocollano le due mozioni con richiesta di consiglio comunale
Le opposizioni consiliari comunque sono pronte a fare la loro mossa, con la mozione di sfiducia. Mozione che ricostruisce – nella visione delle opposizioni – la responsabilità politica del sindaco, fino all’atto finale: Cassani ha “condiviso integralmente una variante del pgt, che secondo l’ordinanza del Gip di Milano, risulterebbe lo strumento utilizzato per dare esecuzione ad accordi corruttivi” (le opposizioni citano in particolare la dichiarazione nel consiglio del 25 febbraio, quello del primo voto sul Pgt).
Presentata la richiesta da otto consiglieri, l’assemblea civica dovrà tenersi entro venti giorni, dunque entro gli ultimi giorni di maggio. Sul destino dell’amministrazione, sarà interessante vedere quale sarà il perimetro della maggioranza. Non è solo una questione di Lega e Forza Italia, ci sono anche Fratelli d’Italia (un consigliere) e i ferrazziani di Libertà per Gallarate (che hanno fatto una apertura, chiedendo drastica discontinuità). Quanto a Rocco Longobardi, spiega di non aver sottoscritto la richiesta delle altre opposizioni perché «sulla mozione di dimissioni del sindaco abbiamo presupposti diversi, che non si basano sul Pgt, su cui avevamo votato a favore». Ribadisce una certa fiducia in Cassani, ma si aspettava «che convocasse lui stesso il consiglio», per estromettere Forza Italia.
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