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Effetto Tangentopoli, gli imprenditori si presentano spontaneamente in procura

Già diverse persone si sono presentate spontaneamente dai magistrati per raccontare di vicende di cui sono a conoscenza. Nel frattempo proseguono gli interrogatori

Milano generica

Sulla ruota di Milano è uscito il 90, la paura di essere coinvolti con le vicende che riguardano quello che gli inquirenti definiscono il dominus di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione (quella sul Varesotto) e membro di un’altra (con Pietro Tatarella e Daniele D’Alfonso). Quel Nino Caianiello che una volta i numeri del lotto li dava in tv e poi è diventato il manovratore del partito Forza Italia dagli anni Novanta a maggio 2019.

Sono già tre gli imprenditori che si sono recati in Procura per farsi ascoltare dai magistrati, spontaneamente, tutti legati a società pubblico-private. Uno di questi sarebbe Giuseppe Filoni, già consigliere di Forza Italia, poi diventato presidente del Consorzio Arno Rile Tenore, anche lui considerato uomo che rispondeva al “mullah”. E la lista sembra potersi allungare ancora.

I magistrati della Procura di Milano e della Dda stanno lavorando per consolidare gli elementi probatori a carico delle persone in misura cautelare, in modo da poter blindare ciò che hanno raccolto in questi due anni di indagine. L’unico ad essere uscito dal carcere, al momento e solo per motivi di salute, è Leonida Paggiaro, l’imprenditore che è riuscito a pagare due volte una tangente all’uomo che aveva fatto condannare. Il suo stato di salute sarebbe incompatibile col carcere.

Durante la giornata di venerdì si sono avvicendati diversi protagonisti delle 700 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha coinvolto 43 tra politici, imprenditori, faccendieri accusati di aver condizionato e tratto vantaggi da tutta una serie di incarichi, appalti e consulenze in parte fittizie. Chi non si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha respinto le accuse.

Tra i protagonisti odierni, comunque, c’è stato il sindaco gallaratese Cassani che si è presentato spontaneamente e ha parlato con i magistrati per quattro ore delle vicende legate al Pgt cittadino e alle due aree finite sotto la lente di ingrandimento.

Quello che i magistrati vogliono capire ora è se Caianiello possa avere conti all’estero ma al momento non sembrano esserci riscontri in merito all’esistenza di provviste oltre i confini italiani. Il vero oro del politico gallaratese, sembra essere la capacità di condizionare tutti coloro che frequentavano l’ambulatorio, sul suo tavolo passavano le nomine e le scelte di quasi tutte le società municipalizzate di Busto, Gallarate e Varese oltre alle nomine dei candidati alle varie competizioni e gli incarichi nelle giunte.

Proprio nel bar gallaratese, grazie anche ad un lavoro di raffinato spionaggio eseguito dai tecnici della Procura, i magistrati hanno potuto trovare i vari filoni dell’inchiesta che hanno portato a ricostruire l’intero sistema con voci e immagini di chi frequentava il salotto di Caianiello. Pare, infatti, che i tecnici siano dovuti intervenire  su tutti i tavoli del locale, sostituendo i ripiani nottetempo con altri identici ma microfonati.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 11 Maggio 2019
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