Pgt e destino dell’amministrazione, dopo l’inchiesta si torna in consiglio comunale
A tre settimane dagli arresti del gruppo intorno a Nino Caianiello, l'aula è convocata per ritirare il contestato Piano di Governo del Territorio. E poi sarà battaglia sul destino della maggioranza: sui social lo scontro è già teso
A tre settimane dagli arresti per l’inchiesta “Mensa dei poveri”, che ha il suo centro a Gallarate, si torna in consiglio comunale. Un consiglio convocato per la richiesta delle opposizioni ma anche perché é necessario ritirare la Variante al Piano di Governo del Territorio, secondo l’inchiesta oggetto di pressioni e corruttela.
Il consiglio comunale di Gallarate è convocato per oggi, mercoledì 29 maggio, alle 20.45. All’ordine del giorno – dopo le consuete comunicazioni e il question time – c’è la richiesta delle opposizioni di ritiro del Piano di Governo del Territorio, cui segue (almeno all’odg) la proposta analoga che viene dalla maggioranza, di annullamento della deliberazione con cui a febbraio la maggioranza – esclusa Libertà per Gallarate – aveva adottato il Pgt, vale a dire aveva fatto il primo dei due passaggi di Legge. Nessuno è in grado di difendere, allo stato attuale, quel che le opposizioni hanno descritto come “Piano di governo delle tangenti” ma che in ogni caso, dalle carte dell’inchiesta, risulta uno degli obbiettivi d’influenza del gruppo Caianiello (con un paio di interessi specifici contestati, il piano di via Cadore e la demolizione delle corti di via Mazzini).
Dopo un paio di punti meno legati all’attualità, si arriverà invece alla proposta di mozione (sottoscritta da Pd e lista civica Città è Vita) che impegna la giunta a sfiduciare il sindaco. È cosa diversa dalla ancor più vincolante mozione di sfiducia, è un modo per l’opposizione per tastare il campo e capire se Cassani ha ancora una maggioranza. Quali saranno le contromisure prese dal sindaco, si dovrebbe vederlo nella fase delle comunicazioni, a inizio consiglio comunale.
Il clima in questi giorni è teso, ieri dal municipio il presidente del Consiglio comunale Donato Lozito ha fatto diramare una nota per ricordare che in aula “riprese video e fotografie possono essere realizzate solo previa comunicazione al presidente dell’assemblea civica, così come previsto dal regolamento del consiglio comunale (articolo 54)”.
Pd e Città è Vita hanno avviato una campagna di comunicazione social massiva e piuttosto aggressiva, in particolare con una serie di meme che rappresentano il sindaco distratto di fronte alle manovre del gruppo Caianiello, che in giunta avrebbe contato secondo l’accusa sul ruolo attivo dell’assessore Alessandro Petrone (anche lui agli arresti): in uno degli ultimi video viene rappresentato anche come un pupazzo da ventriloquo. Dopo l’exploit della Lega alle europee – elezioni tutte diverse dalle amministrative, ma che certo danno una tendenza – il sindaco Cassani ha risposto anche con una vignetta che rappresenta i quattro consiglieri comunali del Pd “attapirati”:
Nella giornata di martedì il quotidiano La Prealpina ha pubblicato ampi stralci del verbale d’interrogatorio di Cassani davanti al Pm Luigi Furno (uno dei titolari milanesi dell’inchiesta). Cassani racconta le pressioni subìte, che sarebbero sfociate in intimidazioni; spiega il tentativo di resistere a Caianiello e riconosce di aver dovuto nominare Petrone, con cui pure aveva ruggini pregresse (nelle carte dell’inchiesta viene citato questo articolo per segnalare le priorità della Variante al Pgt); rinvia in parte ad altri (il segretario leghista Matteo Bianchi) la responsabilità di essersi allineati alle richieste politiche del “mullah” di Forza Italia. Per il Pd è ulteriore elemento che spinge verso le dimissioni del sindaco, Cassani si è invece difeso anche sui social dalle accuse sul piano politico.
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