La città e le colline: Gallarate è anche “porta” del Parco del Ticino
Fattorie, scuderie e sentieri nella mattina dell'ultimo giorno di tour: non settore residuale, ma anche di investimento. E poi ancora uno sguardo sul mondo della produzione e della formazione
È un confine netto e allo stesso tempo poroso, familiare, quello che a Gallarate divide la città dei capannoni e dei palazzi, dalle colline verdi e dai boschi del Parco del Ticino.
È da questo confine che parte il quarto e ultimo giorno della settimana di Territori in Tour a Gallarate. «Mio nonno e mio papà sono venuti qui negli anni Settanta» racconta Paola Budelli, 24 anni, dell’azienda agricola La Fattoria TiaTiaOh, in via Monte San Martino, quartiere Crenna. «Prima erano in via Carlo Noè», oggi quasi ai margini del centro della città, nella zona dove svettano i palazzi direzionali che ospitano compagnie aeree e case di moda.
Siamo tornati qua dopo 8 anni da una precedente visita: i ragazzi della nuova generazione – Paola, la sorella Laura (21 anni) e il fratello Mattia (20) – hanno preso in mano l’azienda. Hanno orientato la produzione al latte – una quarantina i capi nella stalla – e agli ortaggi. Come quarant’anni fa, la pressione della città si sente: i Budelli coltivano i terreni della Piana, tutelati dal Parco del Ticino, ma hanno perso una parte dei terreni più a ridosso dell’abitato di Crenna e rischiano di perderne altri, quelli tra Ronchi e Casorate Sempione, a rischio «per la costruzione della ferrovia da Gallarate a Malpensa». In compenso, rispetto a un tempo c’è la vendita diretta di vari prodotti, compreso il gelato: «Lavoriamo soprattutto con le persone che si fermano qui lungo la strada».
L’espansione del quartiere ha visto la costruzione di villette, ma anche il grande complesso edilizio che dieci anni fa fece molto discutere, per la mole e perché prese il posto di un grande prato tra le case. Cosa c’è oggi? Ne è nata una dinamica quantomeno interessante, quasi urbana: la presenza di tante abitazione concentrate in zona ha quasi creato un quartiere nuovo, con bar, panetterie e altri servizi. Lo conferma anche Alessandro Della Valle, della famiglia Della Valle che ha portato la sua storica attività alimentare da piazza Repubblica (centro storico di Crenna) a questa nuova zona di espansione.
Costruttore attivo anche nel quartiere, Vincenzo Santoro ha diversificato seguendo la sua passione per i cavalli: ha preso una tradizione della zona – quella delle scuderie, soprattutto tra Somma Lombardo e Casorate – e l’ha “importata” su Gallarate, giusto sul confine con la città, con ampi spazi giusto a fianco del cimitero di Crenna, tra l’abitato e i boschi. Corredata da una limitata attività agricola: «Abbiamo un allevamento di capre, produzione di mirtilli e vogliamo aprire una agrigelateria».
Quasi sconosciuto quindici anni fa era il nome del Monte Diviso, la collina sopra il quartiere di Cajello: qui il Parco del Ticino ha costruito, nell’arco di un decennio, la progettualità dell’Ostello del Monte Diviso. «Una struttura che consuma meno di quanto produce», racconta il direttore del Parco Claudio Peja, illustrando il sistema di riscaldamento geotermico e l’impianto fotovoltaico, 56 pannelli da 14,84 kWp. Cosa fa il Monte Diviso? È ostello, punto di ristoro (aperto tutti i giorni tranne lunedì), hub dei sentieri, ma soprattutto svolge una funzione informativa, per accostarsi al parco: «La tutela del territorio si fa con l’educazione» dice ancora Peja. «Il lavoro che si sta cercando di fare è sfruttare la location per far passare un messaggio culturale e di educazione ambientale» ribadisce Walter Girardi, guida ambientale del Parco.
Importante è proprio il ruolo di “porta” del Parco: dal Monte Diviso si accede alle zone umide verso Besnate (fontanili, Parco della Valle del Boja), al sentiero Strona, di qui al Ticino e quindi al Lago Maggiore o al sistema dei Navigli, a Milano. Ma chi viene all’Ostello? «È usato soprattutto da stranieri, da alcuni gruppi, ma anche da persone che sono in viaggio e hanno bisogno per una notte» spiega Mirella Tagliaro, della coop sociale Open Work, che gestisce il complesso insieme a Italian Holiday.
Dall’alto del Monte Diviso, dal pratone sopra al bosco, si vede mezza città di Gallarate, con i suoi tetti, le sue fabbriche. Tornati al piano, la tappa giornaliera in una realtà della manifattura ci porta alla Effegieffe, falegnameria nata nel 1994 e trasferitasi nel 2001 quasi in centro a Gallarate, negli spazi usati prima da un’altra impresa che faceva arredamenti. «Il cambiamento maggiore degli ultimi dieci anni? La classe media non esiste più» dice Mauro Ferraro, che lavora con la moglie, il figlio e un dipendente. La classe media era la clientela più consistente a inizio anni Duemila, oggi hanno puntato sulla qualità e dunque anche su una clientela medio-alta. In parte su domanda diretta, in parte grazie a un ruolo – crescente – degli studi di architettura. Hanno intercettato anche le grandi possibilità offerte dal digitale, sia sul versante del web come canale di promozione sia come digitalizzazione della produzione.
Un luogo che naturalmente vede l’evolversi dei settori è l’Agenzia Formativa della Provincia di Varese. Qui abbiamo incontrato il dirigente Gianluigi Manara, che ci ha raccontato – come novità degli ultimi anni – il nuovo corso per operatore delle strutture ricettive, che risponde anche ad esigenze emergenti (l’invecchiamento della popolazione, con proliferare delle Residenze Sanitarie Protette). Si è affiancato ai corsi di meccanica – storici, fin dagli anni Sessanta – e a quello di operatore delle lavorazioni artistiche e orafe. «Una vera particolarità, nata dall’intuizione degli orafi del territorio». Anche su questo versante si è vista una radicale trasformazione produttiva, che ha diminuito drasticamente il numero di aziende, molte delle quali erano a conduzione familiare. «Ne abbiamo perse 2/3, ma rimangono alcuni poli, come le imprese che operano nel settore dell’orologeria», come nella zona di Sesto Calende.
Parliamo di un’area che va oltre Gallarate ma che storicamente vede in Gallarate – sull’asse del Sempione – un punto di riferimento. Con radici antiche, fin dai tempi dei Visconti e degli Sforza, e confermati anche dalle scelte dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Secoli fa, ancora presenti nella realtà di oggi.
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