Busto e Gallarate, “alcuni reparti vanno ripensati”.
Nuove voci di accorpamenti di reparti agitano personale e pazienti dei due ospedali. Il cammino verso il presidio unico è in atto e la strategia definita
Accorpamenti, chiusure, riorganizzazione. Sono tante le voci che si rincorrono nei reparti dei due ospedali dell’Asst Valle Olona, Circolo di Busto Arsizio e Sant’Antonio di Gallarate.
In vista del futuro unico, è stata avviata una riorganizzazione che tocca l’offerta assistenziale in modo trasversale, nell’ottica di arrivare pronti per il trasferimento nel polo unico a Beata Giuliana.
Il progetto è ormai ben avviato in regione e si attende l’arrivo dell’assessore Giulio Gallera per presentare ufficialmente alla popolazione il futuro polo.
La direzione strategica dell’ASST Valle Olona, intanto, sta lavorando per preparare la fusione, in un’ottica di integrazione di servizi che sia già attuabili, partendo soprattutto dalle criticità: «Abbiamo avviato un’analisi della sostenibilità del sistema – spiega il direttore sanitario Paola Giuliani – È un lavoro dettagliato e complesso che, riteniamo, possa concludersi entro un anno. In questo momento ci concentriamo sulle prestazioni. Ci sono parametri stabiliti a livello mondiale che indicano efficacia, congruità ed efficienza del sistema. I “DRG”, che sono, concretamente, le tariffe che lo stato paga per ogni singola prestazione, sono indicatori speciali. Tra loro, ce ne sono alcuni che vengono definiti “a elevato rischio di inappropriatezza”. Vuol dire che i trattamenti offerti non sono economici né dal punto di vista della cura del paziente, né della sostenibilità del sistema. Se parliamo di ricoveri, ci sono reparti o specialità che oggi non hanno più la stessa ragione di essere che avevano in passato, superati da progresso scientifico e tecnologico. Mantenere corsi di degenza dedicati non è più giustificabile: in quei casi, è opportuno investire sull’approccio ambulatoriale, attraverso definizione di “PDTA” personalizzati, riservando il ricovero solo a casi limite che possono, però, trovare risposte adeguate in altri reparti più generali».
Tra i casi analizzati c’è l’endocrinologia : « È una delle specialità a maggior rischio di inappropriatezza – commenta il dottore sanitario – La cura è ben oltre il 90% dei casi di tipo ambulatoriale. La parte residuale può benissimo essere trattata con efficacia ed efficienza anche nell’unità di medicina».
Quella che si sta studiando nella palazzina direzionale della Valle Olona è una rivoluzione copernicana, un cambio di passo che tiene conto dei progressi scientifici e tecnologici e delle esigenze dei pazienti: « Un tempo la degenza poteva protrarsi per più settimane. Oggi, le nuove tecniche hanno accorciato in modo esponenziale la durata dei ricoveri. La chirurgia è diventata meno invasiva, meno invalidante e così il paziente recupera prima e può tornare alla sua vita normale. Accanto al tema del progresso, inoltre, si pone quello della carenza di personale specialistico che costringe a studiare nuovi modelli organizzativi».
Il futuro sarà sempre meno ospedalicentrico e sempre più concentrato in pochi centri d’eccellenza. La rete di supporto territoriale farà la differenza rispetto a ciò che avviene oggi. Il cambiamento non sarà indolore né gradito: « Dobbiamo pensare alla sostenibilità del nostro sistema sanitario che è cambiato – conclude la dottoressa Giuliani – Noi siamo chiamati a fare analisi e studi, per poi arrivare alla sintesi che darà vita al nuovo ospedale unico».
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