Come salvare la pila del ponte di Turbigo
La Soprintendenza per i beni ambientali spiega i passi da fare per salvare la pila del ponte sul Ticino. Il consigliere Francesco Gritta: "Bisogna che lavorino tutti con lo stesso obiettivo"
«Ho contattato a gennaio la Soprintendenza per i beni culturali della Regione, e mi hanno risposto molto velocemente. Salvare la pila del ponte medievale di Turbigo si può: speriamo che lavorino tutti nella stessa direzione». Anche la Soprintendenza si muove sulla pila del Ticino. Dopo la richiesta di Francesco Gritta, consigliere di Turbigo da vivere, in cui chiedeva informazioni su come recuperare il reperto dall’attuale stato di semi-abbandono, è arrivata la risposta che spiega cosa bisogna fare.
L’attuale stato della pila«La situazione è evidentemente delicata» ha detto a Malpensanews il consigliere Gritta. «Ma possiamo muoverci per invertire il declino della struttura. Come ha spiegato la Soprintendenza, che ringrazio per la celerità e la gentilezza con cui ha risposto, attualmente si sta verificando un distacco del materiale dalla pila stessa». Come si può vedere dalle foto, ci sono diversi sassi per terra, e il sentiero per arrivarci è diventato impraticabile. La soluzione dunque è «abbattere gli alberi sulla pila e devitalizzarli, per evitare che ricrescano. Ho contattato i responsabili del parco del Ticino per capire come si può intervenire; speriamo che nessuno si opponga. Tagliare gli alberi è sempre spiacevole – ammette – ma in questo caso è neccessario per salvare un reperto storico di Turbigo; si potrebbe pensare di ripiantarne lo stesso numero da qualche altra parte».
Tagliare gli alberi è il primo passo; dopo è necessario consolidare la pila, e per questo lavoro, spiegano dalla Soprintendenza, «bisogna contattare le ditte specializzate». «Tra marzo e aprile – spiega Gritta – Regione Lombardia pubblica un bando per recuperare i beni del territorio: speriamo di poter rientrare nella categoria».
L’ultimo passo è installare la cartellonistica informativa. «L’ultimo dei problemi. È la cosa più semplice in tutto questo, che servirebbe a valorizzare il reperto. Su questo si potrebbe collaborare con il Parco del Ticino, che a giorni dovrebbe inviare una comunicazione ufficiale in merito. Ma la strada – dichiara speranzoso Gritta – è chiara».
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