Pedotti (PD): “Su Accam il centrodestra si assuma la responsabilità politica”
Nuovo intervento del Segretario cittadino del PD alla luce delle ultime notizie sull’inceneritore: "La responsabilità politica per noi è chiara e non può che essere di chi amministra da 27 anni"
La situazione di Accam preoccupa il Pd di Busto Arsizio che, tramite le parole del suo segretario cittadino Paolo Pedotti, rimette in fila i fatti e punta il dito contro il centrodestra che governa due delle tre principali città che hanno quote societarie (Busto Arsizio e Gallarate, mentre Legnano è commissariata) oltre alla Regione e alla Provincia (dove il presidente è anche il sindaco di Busto Arsizio).
Accam, l’incendio presenta il conto: 2,5 milioni di danni e nessuna assicurazione
Una situazione di difficoltà nota da tempo
«La situazione in cui versa ACCAM è critica e non lo abbiamo appreso di certo dalle ultime notizie di cronaca. Già da tempo, infatti, il gruppo consiliare del Partito Democratico di Busto aveva preso una posizione forte sull’inceneritore, chiedendone l’azzeramento del Cda con la nomina di un amministratore unico sin da prima che l’inchiesta ‘Mensa dei poveri’ portasse a un cambio dei vertici. Parallelamente, abbiamo auspicato invano che la società si aprisse a una nuova progettualità coinvolgendo altri partner del territorio che avrebbero potuto portare a un futuro migliore sia nell’ipotesi di un revamping sia in quella di una diversa gestione dello smaltimento dei rifiuti».
Ad un passo dal fallimento
«Ormai ci troviamo di fronte all’inevitabile: la società ha perso il regime in house e i Comuni soci dovranno provvedere ad assegnare l’attività di smaltimento tramite gare pubbliche, alle quali ACCAM avrebbe dovuto competere in una situazione di difficoltà per via della scarsa manutenzione degli ultimi anni e di un futuro incerto: la scadenza del contratto di locazione con il Comune di Busto al 2025 e quella del piano industriale al 2027. Tuttavia, ACCAM rischia di non poter nemmeno partecipare a tali gare a causa dell’incendio che ha danneggiato gravemente le turbine che svolgevano la funzione di produzione di energia, verosimilmente uno dei requisiti necessari o punteggi di merito per arrivare all’assegnazione. Data anche l’assenza di assicurazioni e la reticenza dei comuni soci, ACCAM si trova a un passo dal fallimento».
Le non decisioni di Busto Arsizio
«In questi anni l’Amministrazione di Busto ha sempre deciso di non decidere, talvolta appoggiando la posizione della Lega che si diceva a favore della chiusura dell’impianto, senza prevedere e fare i conti sui costi della messa in liquidazione. Come principale partito di minoranza non possiamo che chiedere conto della responsabilità politica di tale ‘non’ scelta. Chi pagherà i costi della bonifica ora che la Regione a guida leghista si è tirata indietro? Chi si farà carico del futuro dei dipendenti e delle loro famiglie? Il valore delle quote di ACCAM in caso di fallimento sarà nullo: chi si assumerà la responsabilità politica di aver ‘bruciato’ soldi pubblici?»
Un sindaco assente e le responsabilità politiche
«Ci dispiace, infine, che il Sindaco Antonelli fosse assente alla scorsa assemblea dei soci. Il fallimento più grande per la sesta città della Lombardia è quello di non aver rappresentato una guida autorevole per tutti i comuni del Consorzio. Il valore di ACCAM, infatti, andava oltre all’attività che svolgeva, rappresentando un unicum a livello nazionale in grado di creare e mantenere sinergie a cavallo tra due province divise da un confine meramente amministrativo. La responsabilità politica della situazione per noi è chiara e non può che risiedere in quella maggioranza che per 27 anni ha amministrato e amministra ancora un Comune che non si è rivelato all’altezza del proprio futuro e di quello dei suoi cittadini».
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