Crisi Air Italy, ora è a rischio anche l’indotto
Oltre ai quasi mille dipendenti della compagnia, è a rischio anche il lavoro degli operatori a terra, dal catering alle pulizie, dalla security all'handling. Le prime stime
Per ora si è parlato soprattutto dei dipendenti diretti, poco meno di mille (980) a Malpensa, circa seicento a Olbia. Ma la vicenda Air Italy rischia di essere una bella mazzata per Malpensa, anche per l’impatto sui servizi aeroportuali legati alla compagnia, quel che si può definire – con parola impropria – come “indotto”.
Sono i lavoratori dipendenti delle diverse società che operano “sotto”e dentro all’aereo, ma anche al terminal: ci sono quelli che si occupano del catering, gli addetti che si occupano alle pulizie a bordo dell’aeroplano, i servizi di lavanderia, la security, soprattutto quelli dei più generali servizi “di terra”, il cosiddetto handling.
La compagnia Air Italy, che ha il suo hub a Malpensa, è stata messa in liquidazione
Cifre ufficiali, per ora non ce ne sono. Per le varie società che servono Air Italy, la compagnia vale tra il 10 e il 30% del fatturato. Il che significa – ragionano i sindacalisti che se ne occupano – che l’impatto può essere più o meno immediato: in alcuni casi si è iniziato a parlare di licenziamenti già martedì, nell’immediatezza. Altre realtà sono più prudenti e valutano la possibilità di assorbire il colpo.
Quanti sono i lavoratori coinvolti? Il conto non è immediato. Una stima di massima può far parlare di trecento unità, ma c’è chi stima si possa arrivare – subito o nel tempo – a cinquecento. Anche perché la questione non si ferma alla sola Air Italy: è possibile che ci sia una contrazione su altri vettori che alimentavano il traffico su Malpensa. E c’è l’altra ombra che aleggia su Malpensa: l’effetto del blocco dei voli per il coronavirus, che impatta prima di tutto sulle società che servono i vettori da/per la Cina, partendo da Air China e Cathay.
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