Il sindacato propone a Leonardo smart working, ferie e banca ore negativa. Da Roma nessuna risposta
Nei siti di Cascina Costa, Vergiate e Sesto Calende Fiom, Fim e Uilm hanno ribadito all’azienda la necessità di trovare soluzioni condivise per evitare che il disagio pesi sulle spalle dei lavoratori in termini di permessi e ferie per la gestione dei figli
L’emergenza Coronavirus impone una serie di provvedimenti per la riorganizzazione all’interno delle fabbriche. Nei siti produttivi di Leonardo a Cascina Costa, Vergiate e Sesto Calende la rsu di Fiom, Fim e Uilm ha ribadito all’azienda la necessità di trovare soluzioni condivise per evitare che il disagio conseguente non gravi esclusivamente sulle spalle dei lavoratori in termini di permessi e ferie per la gestione dei figli.
Le proposte del sindacato sono: implementazione smart working, utilizzo di ferie e permessi degli anni precedenti, creazione di una banca ore negativa, con modalità di recupero entro il 2020, possibilità di fruizione di permessi “speciali”.
Essendo i siti di ciascuna divisione del gruppo dislocati su tutto il territorio nazionale, i sindacati hanno ritenuto necessaria una gestione differenziata in funzione dei diversi impatti delle ordinanze. «Ci sono tanti lavoratori negli stabilimenti Leonardo sul territorio che hanno figli piccoli – spiega Fabio Quadrelli rsu della Fim Cisl nello stabilimento di Cascina Costa – ecco perché abbiamo fatto questa proposta, ma a livello corporate non c’è stata risposta, nonostante sia una proposta fondata che ricerca un equilibrio tra le esigenze dell’emergenza sanitaria di questo complicato momento e le esigenze di proseguire con le attività lavorative. La soluzione della banca ore negativa è più che praticabile, si prendono delle ore oggi e si recuperano nel corso dell’anno».
Le segreterie provinciali del sindacato dei metalmeccanici e la rsu di Cascina Costa, rappresentata oltre che da Quadrelli, anche da Fabio De Rosa della Uilm e Damiano Mochetti della Fiom, pongono dunque ai vertici di Leonardo una soluzione concreta rispetto a una situazione di emergenza ormai generalizzata su tutto il territorio italiano. «La gestione corporate – conclude Quadrelli – mortifica tutto ciò che proviene dalla periferie: se una cosa non è calata da Roma non passa. Lavoro da 37 anni in questa azienda e posso dire che quando le cose venivano gestite da Agusta in dieci minuti si decideva. Questo immobilismo alla fine crea problemi alle famiglie. E se all’inizio questa situazione riguardava solo Lombardia e Veneto, ora interessa l’Italia intera. Nel frattempo sono passati già quindici giorni senza che sia stata presa una decisione in merito».
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