L’isolamento sociale funziona: in dieci giorni percentuali di contagi scese dal 58 al 12%
Dopo il potenziamento degli ospedali, Regione Lombardia avvia la fase due relativa al territorio. Emanuele Monti annuncia le novità. Opposizioni polemiche sui ritardi della Regione
«In dieci giorni, le percentuali di contagio risultata dai tamponi effettuati è calata dal 58% al 19%. Questo è il risultato delle misure di isolamento». È il Presidente della Commissione sanità di Regione Lombardia Emanuele Monti a sottolineare l’evoluzione positiva dell’epidemia da coronavirus che ha investito la regione.
Nel corso ella seduta odierna della Commissione si è fatto il punto sulle “USCA” unità speciali di continuità assistenziale che dovranno potenziare il controllo del territorio d’intesa con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Fino a oggi sono 36 in tutta la regione, composti da 2-3 medici ognuna: « Si desume che ad oggi le visite a domicilio per 10 milioni di abitanti sono responsabilità di massimo 108, minimo 72 medici» ha commentato Michele Usuelli, consigliere di Europa con Emma Bonino.
L’implementazione avverrà nelle prossime settimane così come la dotazione di kit diagnostici completi, circa 10.000, che verranno distribuiti ai medici impegnati sul territorio, per una spesa regionale di 5 milioni di euro: « Dopo il potenziamento degli ospedali e delle terapie intensive con l’aumento di 770 posti di terapie intensive — ha commentato Monti – si passa alla seconda fase, con l’attenzione sul territorio».
Sul tema delle comunità residenziali per anziani e disabili, Monti ha sottolineato come linee guida da parte dell’Istituto superiore di sanità siano arrivate solo il 16 marzo e che solo l’intervento tempestivo di Regione Lombardia ha permesso di anticipare direttive e disposizioni a tutela delle stesse comunità. Il tema riguarda soprattutto il tema dei tamponi, un capitolo su cui Regione Lombardia continua a sostenere di aver seguito le indicazioni dell’ISS: « Abbiamo già chiarito più volte – ha tagliato corto Monti – la Lombardia è stata la Regione che ne ha fatti di più in assoluto. Si ricordi però che in Lombardia ci sono 500.000 operatori e fare tamponi a tappeto non è gestibile».
Critico infine Monti sulle forniture arrivate da Roma: « È stato lo stesso commissario Arcuri ad ammettere che ci sono stati problemi di approvvigionamento a livello centrale. Lombardia si è trovata a dover utilizzare 900.000 mascherine, la dotazione di un anno intero, in un solo giorno».
Sulla prevenzione e il piano di emergenza, Michele Usuelli ha sollevato una questione di allerta: « già a gennaio la catena di comunicazione della segnalazione di polmoniti atipiche, mentre in Cina scoppiava una epidemia mondiale di polmoniti anomale, non ha raggiunto la catena di comando della regione. Dove e come il meccanismo di comunicazione si è interrotto? L’assessore non è entrato nel merito, ma il Consigliere di maggioranza della Lega, Mariani, medico di medicina generale, ha sottolineato che lui e suoi colleghi, hanno iniziato a vedere polmoniti atipiche addirittura a novembre. A maggior ragione, continueremo a chiedere come e dove la catena di sorveglianza epidemiologica ha fallito nel segnalare a Regione la presenza di malattie anomale fin da Novembre. La polemica sulle mascherine, inoltre, è strumentale e surreale. Regione Lombardia, nonostante fosse stata ripetutamente avvertita, sia da Roma sia dalla lettera che il 4 febbraio la FIMMG della Lombardia, un sindacato dei medici di famiglia, non si è mossa. Fontana e Gallera aspettano metà febbraio per far partire, tramite ARIA spa (centrale acquisti per Regione Lombardia), i primi ordini. Si punta al prezzo al ribasso e alla quantità. Risultato? La scoperta, all’inizio di marzo, che un ordine da 4 milioni di mascherine era da annullare. Perché? “L’azienda si era rivelata inesistente”, come confermato dallo stesso assessore Caparini. In pratica la Lombardia è arrivata al culmine dell’emergenza senza scorte e con un ordine scoperto».
Sul tema delle mascherine, invece, interviene Massimo De Rosa del Movimento 5 Stelle: « È calcolato che il fabbisogno regionale si attesti attorno ai 9 milioni di mascherine al mese. La Protezione Civile arriva in soccorso dell’inefficienza lombarda inviando circa 7,3 milioni di mascherine (quasi 5 milioni chirurgiche e 2,3 milioni Ffp2), l’80%. Nonostante ciò la distribuzione dei DPI è ancora difficoltosa e le mascherine non arrivano dove dovrebbero arrivare. Come ad esempio nelle RSA (Residenze per anziani), dove il numero degli ospiti deceduti cresce quotidianamente a dismisura e gli appelli dei medici restano inesauditi».
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