Fase 2, l’autocertificazione rimane ma con nuove regole
Il Ministero dell'Interno precisa le nuove modalità con cui saranno effettuati i controlli. Il modulo dell'autocertificazione rimane quello "vecchio" e potrà non servire quando si va al lavoro
La fase 2 non è un liberi tutti. Lo si legge tra le righe della circolare che il Ministero dell’Interno ha inviato a tutte le Prefetture d’Italia per calibrare le misure e i controlli a partire dal 4 maggio.
La prima notizia è che l’autocertificazione non cambia. Il modello che ormai è diffuso da settimane rimarrà così com’è e chi venisse fermato mentre si sta recando a visitare un congiunto dovrà indicare la voce necessità. Si legge infatti nella circolare che “il provvedimento innova la precedente normativa prevedendo espressamente che si considerano necessari, e come tali giustificati, gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie”.
La circolare ribadisce anche la definizione di congiunti e cioè “i rapporti di parentela, affinità e di unione civile, nonché le relazioni connotate -da duratura e significativa comunanza di vita e di affetti (fidanzati, ndr)“.
C’è un caso, però, in cui l’autocertificazione potrebbe non servire: quando si va al lavoro. Il Ministero spiega infatti che “la giustificazione del motivo di lavoro può essere comprovata anche esibendo adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili) idonea a dimostrare la condizione dichiarata”. Per tutti gli altri casi “le circostanze giustificative di tutti gli spostamenti ammessi, in caso di eventuali controlli, possono essere fornite nelle forme e con le modalità consentite”. Tradotto: con l’autocertificazione che già si possiede.
Dalle concessionarie al taglio del bosco: tutte le risposte sulla “fase 2”
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