Più letti, miglior confort e percorsi separati: gli ospedali di Busto e Saronno cambiano per il Covid
L'Asst Valle Olona ha dedicato la palazzina ex oncologia all'assistenza di pazienti positivi. Migliorata la rete dei gas medicali per i reparti degli infettivi e di pneumologia. Pronto un progetto per potenziare terapia intensiva e subacuti nei due presidi
Sono rimasti cinque pazienti ricoverati a causa del coronavirus all’ospedale di Busto. Il Circolo rimane l’unico presidio destinato ai pazienti Covid dell’asst valle Olona. Una decisione che era già stata presa dalla direzione strategica dell’azienda all’inizio dell’emergenza e che oggi, superata la fase critica, viene riproposta in vista di una possibile recrudescenza dei contagi . Rispetto al marzo scorso, però, sono state portare migliorie soprattutto al reparto di malattie Infettive diretto dal dottor Fabio Franzetti.
Nel corso dei giorni drammatici, le carenze e criticità della zona di degenza erano balzate all’occhio: « Abbiamo lavorato per potenziare i gas medicali – spiega l’ingegner Massimiliano Mastroianni responsabile dell’Ufficio tecnico patrimoniale – oggi siamo in grado di rifornire un maggior numero di letti con l’ossigeno necessario alle Cpap. I letti dedicati negli infettivi sono 19: la somministrazione non potrà avvenire in tutti e 19 contemporaneamente ma lo sforzo è stato quello di triplicare le postazioni rispetto ai mesi scorsi. Abbiamo poi migliorato il confort con il condizionamento dei corridoi, un’area molto frequentata dal personale medico e infermieristico. I tempi ristretti non ci hanno consentito di intervenire sulle camere».
Le malattie infettive e, ora anche la pneumologia, sono ospitate nella palazzina ex oncologia, deputata, vista la posizione isolata, a ricoverare pazienti positivi con 47 letti. Sono stati infine realizzate alcune postazioni per la gestione di pazienti dializzati risultati positivi al coronavirus: un servizio speciale che l’asst Valle Olona ha approntato nella nuova “CAL” con sei posti letto dedicati e isolati.
L’intera operazione di ristrutturazione e potenziamento è costata 100.000 euro e fanno parte di un primo immediato tassello di un progetto molto più corposo che la Valle Olona ha presentato sulla base dei finanziamenti statali previsti dal Decreto Rilancio, ma ancora al palo in attesa delle decisioni del MES, e dei fondi regionali. L’obiettivo è quello di potenziare le terapie intensive e subintensive: « Nella palazzina ex oncologia non potevamo inserire anche la terapia intensiva che ha bisogno di investimenti e di accreditamento differenti – ha spiegato il direttore socio sanitario Marino Dell’Acqua – questi letti ad alta intensità verranno aumentati con 8 postazioni in più nell’attuale sede al secondo piano del polichirurgico. A questi, si aggiungono i letti della terapia intensiva dell’Unità coronarica appena inaugurata e che potrà, all’occorrenza, potenziare l’offerta assistenziale. Saranno aumentati anche i letti di subintensiva, per ventilazione meccanica, che aumenteranno di 14 posti. Ulteriori 8 posti di terapia intensiva verranno ricavati nell’area vicino al pronto soccorso sfruttando spazi attualmente adibiti a deposito».
Un progetto a sé riguarda anche l’ospedale di Saronno dove il direttore generale Eugenio Porfido ha deciso di destinare l’intera palazzina di medicina all’utenza “Covid”. Al piano terra verrà ricavato un pronto soccorso dedicato per sgravare quello normale, i cui spazi non permettono percorsi separati precisi. Nei quattro piani della palazzina troveranno posto 48 letti di subintensiva. Nel momento dell’emergenza, la palazzina diventerà “covid”, per poi tornare a offrire attività di degenza normale, mentre il piano terra sarà adibito ad ambulatori. Anche questo è un progetto che deve essere approvato per poi attendere i finanziamenti che arriveranno da Roma.
In questo periodo di relativa tranquillità, si pensa a riorganizzare servizi e percorsi in vista dell’autunno per non farsi più cogliere impreparati: « Il reparto aveva 14 letti in 7 stanze – spiega il primario Fabio Franzetti – purtroppo, però, non era semplice ricoverare in tutti i letti perché le patologie erano diverse. Ora, invece, abbiamo anche sei stanze singole mentre la dislocazione a “L” del reparto consentirà una distinzione della parte covid e di un’area di patologie diverse».
La squadra del dottor Franzetti è ancora in massima allerta nonostante i contagi abbiamo rallentato: « I pronto soccorso rimangono delle aree critiche, soprattutto perché in costante sofferenza per mancanza di personale. La mia equipe, formata da 10 specialisti, oltre a un medico che è rientrato dalla pensione, fornisce assistenza continua in PS, 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. I percorsi sono diversificati attraverso un triage che, oltre a indagare la gravità della situazione dichiarata, indaga anche su possibile presenza del coronavirus. Poi, può capitare che le situazioni non sono così chiare e nette per cui i ricoverati possono preoccuparsi. La sicurezza matematica, in questo momento, non esiste. Ecco perché è fondamentale mantenere sempre le misure di precauzione».
L’esperienza di questi mesi, infine, lascia un segno netto anche nel piano del futuro ospedale unico: « Abbiamo rivisto il progetto, considerando il raddoppio dei letti di terapia intensiva» ha spiegato il dottor Dell’Acqua.
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