Maurizio il partigiano e la memoria della dura lotta in pianura
Morì nel luglio del 1944 al crocevia delle "quattro strade": nel luogo in cui fu ucciso Anpi, Fivl e Comune hanno posto ora un pannello che racconta la sua storia
Oggi è una rotonda tra capannoni e centri commerciali, nel 1944 era un incrocio, un punto obbligato: fu in quel punto – le Quattro Strade tra Busto Arsizio, Lonate Pozzolo e Magnago – che morì nel corso di un’azione il partigiano Maurizio Macciantelli.
Il nome di Macciantelli è rimasto vivo per 75 anni: ora accanto al cippo lungo la strada (costretto in uno spartitraffico si nota però ancora bene, fiancheggiato da due siepi) si è aggiunto un pannello, che ne racconta la storia inserita in quella del vasto e multiforme movimento resistenziale dell’Alto Milanese, dove operavano Brigate Garibaldi create per iniziativa comunista e brigate cattolico-moderate della Divisione Alto Milanese.
Giovane operaio, poco dopo l’armistizio dell’8 settembre Macciantelli aveva costituito il primo Distaccamento garibaldino “volante” della zona tra Legnano e a Busto Arsizio: un territorio difficile, molto abitato, dove la guerra partigiana era fatta di azioni fulminee, piccole squadre, colpi di mano.
Macciantelli fu mortalmente colpito proprio durante una delle sue audaci azioni: l’attacco ad un camion dei tedeschi alle Quattro Strade. Il cadavere dell’operaio – «bandito armato», lo definivano i tedeschi – fu subito utilizzato dai fascisti per terrorizzare la popolazione di Busto Arsizio: legato per i piedi a un carro, Macciantelli fu trascinato lungo le strade della città per “dare una lezione” agli abitanti.
Domenica 26 luglio alle Quattro Strade si è tenuta la cerimonia, sentita, di inaugurazione del pannello interattivo, che si inserisce nel “Percorso della memoria diffusa” che si sta costruendo per iniziativa congiunta dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’associazione Raggruppamento Divisioni Alfredo Di Dio (della Federazione Italiana Volontari della Libertà) insieme all’Ecoistituto della Valle del Ticino.
Oltre alle associazioni partigiane erano presenti i parenti del partigiano e diversi sindaci, tra cui Carla Picco di Magnago e Fabrizio Pagani di Nova Milanese, il paese (negli anni Quaranta) di origine di Macciantelli.
I kepì rossi della banda Corpo Musicale S. Cecilia di Magnago e Bienate hanno suonato Bella Ciao, l’inno di Mameli, il silenzio in ricordo del partigiano Macciantelli.
Il “percorso della memoria diffusa” prevede pannelli che ricordano battaglie, partigiani caduti e altri fatti del ’43-45 in diversi paesi tra cui Cuggiono, Robecchetto con Induno, Castano Primo, Inveruno.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
lenny54 su Entrano in vigore le nuove tariffe "metropolitane", Saronnese e Busto più vicine a Milano
Felice su Fucile d'assalto e mitragliette nella casa dell'ex ispettore di Malpensa
lenny54 su In vendita casa Bossi, villa simbolo della "Lega di una volta"
lauralaura su Ospedali troppo caldi: la Regione comprerà i condizionatori
gcbiakmw su Lo spinello fa male
Rita Campiotti su Torna IceOut, qual è la vostra gelateria preferita?
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.