Ore 23, con il coprifuoco in pochi minuti Gallarate si svuota
Appena prima delle 23 ultimi bicchieri e ultime note nei locali del centro. Poi in pochi minuti scompare il traffico e rimane solo il rumore della pioggia
Una sera, il 10 marzo, avevamo fotografato piazza Garibaldi di Gallarate completamente deserta, all’inizio del lockdown. Era l’immagine di uno stop totale: sette mesi dopo, nella prima sera di coprifuoco, ore 23.20, in piazza ci sono pochissime auto e lo scenario ha un qualcosa di inquietante.
L’immagine però non deve trarre in inganno: fino a mezz’ora prima lo scenario era sì diverso dal solito, ma non completamente deserto com’era in lockdown.
«Abbiamo lavorato bene, c’era serata con la casseula» dice Giovanni Fulici, della Veranda Martini, unico locale in una piazza Garibaldi. Meno clienti del solito? «Macchè, abbiamo dovuto mandarli via pochi minuti fa» aggiunge scherzosamente. Ma di solito iniziavamo a lavorare adesso con la serata».
«Dalle 18 alle 21 avevamo qua un po’ di gente, adesso ci sono solo i ragazzi qui al tavolo arrivati alle 10». ci raccontano Dario Carella e Chiara Soragna del Barbaresco, in via Verdi, quando allo scadere delle 23 mancavano pochi minuti.
Alla pizzeria sotto i portici in piazza Libertà, mentre “fanno chiusura”, dicono: «Per ora è andata come tutte le sere, la differenza la vedremo nel weekend quando le persone sono abituate a stare fuori a cena anche fino a tardi».
La vicina via don Minzoni è già deserta: il cineforum delle Arti è stato appositamente anticipato (alle 20.30) e quando scattano le 23 tutto è già chiuso. In piazza transitano pattuglie della Polizia di Stato e della Polizia Locale.
Ma lo scenario più insolito è quello di piazza Risorgimento, trafficato snodo stradale e anche ritrovo di ubriaconi e gente della notte: alle 23 il traffico esiste ancora, ma dieci minuti dopo questo scompare quasi d’improvviso.
Fuori dalla zona del centro, in stazione, il silenzio è quasi totale, in tutta la piazza ci sono una ragazza sola e un solitario taxista. «Il traffico è scomparso, rispetto al solito».
La periferia appena oltre la ferrovia è del tutto deserta, in via Mameli il negozio pakistano (punto di riferimento della zona ad altissima densità di via Curioni-via Monsignor Macchi) è ovviamente chiuso. Ma di solito qui vanno quasi tutti a letto presto: tanti stranieri sono operai, autisti, facchini.
In periferia nella notte si sentono i goccioloni cadere dalle gronde degli edifici. Sul viale vicino non transita neppure un’auto.
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