Deportato in Germania da Vizzola, ritrovato 76 anni dopo
Grazie a Facebook e a un pizzico di fortuna il figlio di Lorenzo Moia ha ora un posto dove ricordare il genitore morto sotto i bombardamenti alleati del 1944
«Il papà è morto in Germania».
Due bambini. Poi diventati uomini. Una vita con queste parole che in tempo di guerra come in tempo di pace accompagnano pensieri ed esistenze.
Poi quell’intreccio che somiglia alla cattedrale del caso che a costruirla non si riesce perché deve venire fuori da sola con gli ingredienti della fortuna, ma in questo caso anche della tecnologia, di qualcosa che ai tempi dei bombardamenti di Amburgo si poteva solo immaginare nei libri di fantascienza: la grande rete che tutti collega.
Sono questi gli ingredienti dell’incredibile storia che ha visto domenica 25 ottobre il rientro in Italia di un caduto in Germania nel 1944 di cui non si avevano più notizie.
Si tratta di Lorenzo Moia, nato a Orino nel 1902 e che lavorava a Vizzola Ticino, probabilmente alla Caproni. Durante la Seconda guerra mondiale era stato deportato in Germania, come tanti, a lavorare: mano d’opera gratuita per il Reich.
Il 23 marzo 1944 morì a causa di un bombardamento degli alleati nella città tedesca di Salzgitter, in Bassa Sassonia e venne poi sepolto nel cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo assieme ad al altri 5839 italiani, prigionieri di guerra, internati e lavoratori civili.
Del signor Lorenzo non si hanno tante informazioni in quanto i due figli Giancarlo ed Enestino (nel frattempo deceduto) erano piccoli quando è stato costretto dagli eventi a lasciare la famiglia.
E qui entra in gioco un altro Moia, il sindaco di Orino, Cesare, che qualche tempo fa viene contattato su Facebook da una signora di Brinzio appassionata di storia locale che gli confida di aver notato su una tomba ad Amburgo il nome seguito da quel cognome tanto diffuso in questa parte della Valcuvia.
Il sindaco non conosce quell’uomo, ma ne parla in un momento conviviale che contraddistingue oramai da tempo la vita culturale del paese: si tratta del “mercoledì del dialetto” dove un nutrito gruppo di residenti e non si ritrova al centro culturale del paese per parlare nell’idioma locale.
Tra essi anche Giancarlo Moia, figlio di Lorenzo caduto in Germania: «Sì, so che mio padre morì in Germania, ma non abbiamo più saputo nulla».
Il sindaco consulta i registri anagrafici del paese e scopre la verità.
«Tramite il sito del Ministero della Difesa, Commissariato Generale per le Onoranze dei Caduti (Onorcaduti) nel luglio 2019 il Comune con i famigliari ha fatto richiesta di concessione e conseguente traslazione dei resti mortali del caduto Moia Lorenzo», spiega il primo cittadino.
«L’emozione di Giancarlo di poter portare a casa a Orino il suo papà è stata grande. Passato il primo periodo di coronavirus sono arrivate le risposte affermative e dopo il completamento di alcune pratiche burocratiche ci è stata comunicata la data di riesumazione, il 29 settembre 2020. A seguito della seconda emergenza di coronavirus i resti del nostro compaesano sono stati consegnati ai famigliari solamente domenica, a Milano, dopo una breve ma significativa cerimonia a cui ho partecipato come Sindaco di Orino».
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