Radici profonde e porte aperte: il Quarto Stato di Cardano compie dieci anni
Nel 2011, nel giro di pochi mesi, un gruppo di amici ha riaperto il circolo della Casa del Popolo, facendone un luogo per tutte le generazioni. Con uno sguardo militante ma aperto al confronto
«La bandiera è sempre stata lì. La prima a dire il vero ce l’hanno rubata, questa è la seconda».
Dieci anni fa, 15 ottobre 2011, nella prima serata del Circolo Quarto Stato di Cardano al Campo già vegliava la bandiera rossa e nera della Cnt, il sindacato libertario catalano.
È uno dei riferimenti che in dieci anni sono rimasti esattamente allo stesso posto, sulla bacheca del circolo cardanese, riaperto per intuizione di un gruppo di una dozzina di ragazzi tra i 25 e i 30 anni.
«Ricordo fin da subito l’idea della bacheca con riferimenti ideali e simbolici» racconta Livio Biella, uno dei fondatori, intorno a un tavolo di legno e ai bicchieri. «Ci abbiamo messo Tex e Dylan Dog, Che Guevara e Borsellino, Benigni con in braccio Berlinguer, Peppino Impastato, le Aquile Randagie», gli scout cattolici che nel 1931 decisero di non arrendersi al fascismo e di tenere in vita un seme di opposizione e libertà di pensiero.
Molti del gruppo fondatore sono ex scout, l’idea stessa è nata a due passi dalla sede del gruppo scout di Gallarate, in una sera d’inverno. «Il vecchio circolo della Casa del Popolo – ricorda Daniele Crespi – aveva chiuso un anno e mezzo prima. Non mi ricordo chi una sera al tavolo per una birra ha detto: “ma potremmo riaprire noi…”». All’inizio erano dodici esatti, ragazzi e ragazze, nel giro di poco si sono aggiunti altri, fino ad un gruppo forte di una ventina di promotori.
«Un luogo aperto, capace di accogliere» era l’idea che avevano in quei primi giorni, quando insieme dovevano convincere gli anziani della cooperativa a fidarsi: «All’inizio c’è stata anche un po’ di titubanza da parte della vecchia sinistra cardanese, a lasciare in mano a questi ragazzi che non avevano nemmeno trent’anni e venivano dagli scout» racconta Andrea Franzioni. Non c’era neppure un preciso piano commerciale e finanziario: «Nessuno di noi voleva farlo per lavoro, l’avremmo fatto solo se la cooperativa ci stava, ci sosteneva».
15 ottobre 2011: apre il Quarto Stato di Cardano
Come poi è accaduto anche per altre esperienze (come il Family di Albizzate) anche qui il passaggio generazionale è stato alla fine compiuto con una certa convinzione, superate le prime ritrosie. «La prima cosa che abbiamo fatto è stato imbiancare e fare una mostra al 25 aprile» ricostruisce ancora Daniele. «Poi abbiamo iniziato a vagare tra le cantine, quelle di casa, quella della cooperativa, per cercare tavoli, sedie, arredi».
Il circolo ha debuttato il 15 ottobre 2011, con un gran pranzo festoso e concerti e prime birre spillate. Anche con un po’ di prudenza, visto che allora c’era l’idea di un evento a settimana (mentre nel giro di poco si è arrivati a due, poi tre eventi a settimana). «Pensa che all’inizio avevamo messo delle tende per dividere lo spazio, perché ci sembrava troppo grande da riempire, temevamo che una persona che si sedeva da sola vedesse troppo vuoto» ride Livio Biella, che ha disegnato alcuni degli elementi del Quarto Stato, a cominciare dalla grafica del nome rimasta immutata in dieci anni.
La musica
La cooperativa della Casa del Popolo è nata nel 1905, è passata attraverso il fascismo, è rinata al 25 aprile, è stata custodita da generazioni. E oggi è un luogo aperto a più generazioni: «L’aspetto intergenerazionale – dice Franzioni – ce l’avevamo in mente ma non immaginavamo funzionasse bene come è andata: io mi immaginavo serate per pubblico diverso, una settimana per i cinquantenni e la settimana dopo il concerto punk ». E invece nel giro di pochi anni ci si è ritrovati a un luogo che tiene insieme nella stessa sera i ventenni che arrivano tardi e chi è in età da pensione e viene per la serata a cena, chi ci viene per fare una riunione a un tavolo e i beoni che arrivano fino alla chiusura a tarda notte.
«La musica è stato uno degli elementi di traino, lo dicevamo da subito. All’inizio avevamo il dubbio di riuscire a trovare gruppi per ogni settimana. Ma già dopo sei-sette mesi ci siamo trovati pieni di gruppi che ci contattavano». Il debutto all’inaugurazione fu con i localissimi Re della cantina, con i veterani del palco della Balcon Band e con il cantautore Den Gallo.
Sul palco sono poi passati una serie di nomi più noti o divenuti noti nel tempo: il bluesman Angelo Leadbelly Rossi, i Gang per la festa dei primi sei mesi, gli Yo Yo Mundi per celebrare il primo anno, il cantore anarchico Alessio Lega (una volta anche con quelli di Lercio). E poi i Pinguini tattici nucleari e Willie Peyote, destinati ad arrivare fino a Sanremo ma allora semi sconosciuti. O ancora la Casa del Vento e poi Cisco eredi della esperienza power folk dei Modena City Ramblers («insieme i Modena non li abbiamo mai avuti tutti insieme, ma a pezzi sì»).
Sono passati i Crifiu dal Salento, il fisarmonicista sovietico Vladimir Denissenkov. E tra le formazioni locali ancora i Black Beat, Polverfolk, Renato Franchi, Lila Madrigali, Max Beretta con tante formazioni diverse. Recenti le serate di “storytelling musicale con Maurizio Principato di Radio Popolare (la storica emittente della sinistra ospitata anche in occasione di un evento dell’abbonaggio).
Ma ci sono state anche momenti di musica nate proprio dentro e dal circolo, come le serate “Quelli del Quarto” nel 2012 e 2013.
Un luogo militante
«Non abbiamo mai nascosto minimamente le nostre idee» dicono. E chi potrebbe negarlo? Dentro la Casa del Popolo il Quarto Stato è un luogo di sinistra. Ma di una sinistra larga, aperta, pronta a discutere e accapigliarsi. Con una bacheca di riferimenti – dicevamo – affollata di volti e storie, anche simbolicamente diverse: insieme alla bandiera del sindacalismo anarchico l’altro vessillo sempre rimasto è quello che riproduce il quadro del Quarto Stato, la calma determinata e consapevole dei contadini socialisti.
E la politica e la militanza sono rimaste centralissime, incarnate soprattutto da storie e volti: Licia Pinelli, Giovanni Impastato, don Gallo, Vittorio Agnoletto sul G8, la mamma di Vittorio Arrigoni, Heidi Giuliani, Pippo Civati, Giuliano Pisapia.
La pastasciutta antifascista del 25 luglio, in ricordo dei Fratelli Cervi, e i dibattiti per le elezioni e per i referendum, a volte affollati all’inverosimile, come quello del 2016 al “referendum Renzi”.
Politica e solidarietà risuonano anche in tanti libri presentati, dallo scrittore-operaio Gino Marchitelli al romanzo ottocentesco di Alessandro Mari, dai romanzi di Giuseppe Laino ai gialli di Sara Magnoli, ma una volta si è affacciata anche la scrittrice (futuro Premio Strega) Helena Janeczek. E ancora un lungo ciclo d’incontri ha visto al centro le graphic novel e il fumetto, con un rapporto stretto con l’editore Becco Giallo.
A proposito di fumetti e vignette: sopra il bancone e nel cortile fanno bella mostra i murales dei “vermi” di Rouge, vignettista e street artista militante, passato anche per alcune iniziative, come quella per i curdi e il Rojava stretto tra Turchia e Isis.
La terra a chi la lavora, la tavola per raccontarlo
Dietro il bancone c’è un altro pezzo di lavoro di dieci anni: la cucina, anche questa in qualche modo declinata in senso militante. Attenzione ai piccoli produttori e alle loro storie portate in tavola, al rispetto per l’ambiente, dal vino naturale alle birre artigianali (cui è stato dedicato anche Birre in Circolo, in collaborazione con il Barley House di Gallarate). E ancora l’appuntamento con le “ricette del maresciallo”, nate da un piccolo ricettario vegano di Giuseppe Laino, scomparso nel 2014.
A coordinare la cucina si sono alternati e affiancati Paolo Macchi, Pietro Zaro, Davide Rovidone “Rufus”, Francesco Valbonesi, Bakary Jaovara.
«Ma ognuno – socio, lavoratore – ha portato qualcosa di suo, si è scelto spesso più per passione personale e interesse a un progetto, che non per un ragionamento di mercato» dice Andrea Franzioni, mentre ci portano al tavolo altri bicchieri di birra e vino.
Il Quarto Stato e un po’ più in là
Il mondo cooperativistico, del produrre insieme, torna anche nell’evento autunnale di Cantine Aperte, uno dei più impegnativi in termini di organizzazione ma anche di successo. Dalle origini poi il circolo ha ospitato l’esperienza del Circoteatro, «un venerdì al mese, con artisti da tutto il mondo», culminata in un meeting nazionale nel 2017.
Con l’associazione Para Todos Todo il circolo si è proiettato all’esterno, «c’è stata tutta la stagione dei festival, con Infestante in particolare, con un gran lavoro anche di Simone Guazzi». Tra le mille collaborazioni anche quella con Emergency, con Nessuno Escluso, la cardanese Casa di Marina (da cui è nata la mostra in corso al circolo), il lavoro fianco a fianco con Abitare Le Idee.
Il Quarto stato ha vissuto anche momenti duri di un decennio, come quando si appende il cartello “aperti per lutto”. La prima volta è stato per Laura Prati, la sindaca scomparsa nel 2013, tre settimane dopo essere stata colpita da proiettili nel suo ufficio. «Si era detto allora: “apriamo o no? Ci eravamo detti che volevamo essere accoglienti, in quel momento serviva esserci e stare insieme». Altre volte si è aperto per i soci storici Antonio Aspesi e Alberto Agechi. L’ultima volta è stata l’estate scorsa, per la scomparsa del Ferrazzi, uno che al Quarto era di casa («Io sono uno di sinistra», premetteva).
Bimbi e lavoro: il futuro non è ancora scritto
Dopo il secondo giro di birra o di vino, arriviamo alla fine del viaggio a ritroso in dieci anni, un po’ a cercare di ricordarsi tutti e un po’ perdendosi in aneddoti («E quella volta che abbiamo dimenticato Pisapia da solo al circolo?»).
Domanda finale: ma è venuto come ve lo immaginavate all’inizio?
«Dicevamo cucina popolare, clima accogliente, cultura. Quindi… quindi direi di sì».
«Non ci aspettavamo allora che potesse diventare un luogo di lavoro, oggi lo è per due persone full time e altre a chiamata», aggiunge Daniele, sottolineando un aspetto non da poco, quello del lavoro.
I dodici fondatori ventenni del 2011 oggi hanno in tutto una dozzina di figli da riportare a casa prima di mezzanotte. Tantissimi altri amici sono diventati parte di questa storia: c’è chi al Quarto ci è passato una sola volta e chi ogni settimana, c’è chi c’è cresciuto e chi per lavoro è qui tutti i giorni.
Per molti è quasi casa: «La cosa bella è che quando si va via a fine serata ci vuole mezz’ora, ora che si finisce di salutare tutti».
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Gli eventi per i dieci anni di Quarto Stato a Cardano inizieranno sabato 23 ottobre 2021, qui il programma
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