La ragazza con lo zaino verde: com’è nata la ribellione al fascismo
Elisa Castiglioni racconta il romanzo ispirato al nonno partigiano, il fascino della dittatura e la ribellione di una generazione
È Alida a raccontare in prima persona la sua storia, quella di una ragazza di 14 anni nel 1938. La storia di una ragazza nata e cresciuta nell’Italia fascista, fiera di essere una Giovane Italiana, fino al risveglio che la porterà a ribellarsi. A darle voce è la scrittrice varesina Elisa Castiglioni nel suo ultimo libro, La ragazza con lo zaino verde (Castoro editore – età di lettura: dagli 11 anni).
“Come ogni romanzo questa storia è un’invenzione per raccontare una verità”, spiega l’autrice in appendice con riferimento a una verità, quella del fascino della dittatura e della difficoltà di reagire e sottrarsi ai suoi vincoli pervasivi, ancora molto nebulosa.
Per questo La ragazza con lo zaino verde è un testo necessario, che ogni scuola dovrebbe adottare e proporre in occasione del Giorno della memoria. Soprattutto tra Varese e dintorni, perché la familiarità con i luoghi, dalle scuole all’ex manicomio di via Rossi in copertina (oggi sede dei Ats Insubria, a ridosso del polo universitario), i boschi e i sentieri verso la Svizzera, aiutano i ragazzi a immedesimarsi nella storia e nei suoi protagonisti, oltre a restituire parte della storia locale e nazionale.
Il prossimo 25 aprile saranno passati 77 anni dalla Liberazione. La possibilità di ascoltare delle testimonianze dirette di chi ha vissuto quegli anni sono ormai rarissime : «Esistono già tanti testi sulla resistenza, anche testi scritti da chi l’ha vissuta, ma ci si chiede se quel linguaggio arrivi ai ragazzi di oggi e comunque raccontano della Resistenza già in atto, non del percorso interiore dei ragazzi nati ed educati fascisti e di come abbiano trovato consapevolezza, forza e coraggio per ribellarsi ai valori della società che li ha cresciuti», spiega l’autrice.
. Com’è nata l’idea de La ragazza con lo zaino verde?
L’idea di questo romanzo è nata da una mancanza, quando nel 2017 mio nonno Pietro Castiglioni ci ha lasciati. Il suo nome da partigiano era Lupo. Ha partecipato alla battaglia di San Martino e per tutta la vita è rimasto vigile, leggendo molto e scrivendo spesso ai giornali per portare l’attenzione su ciò che minacciava la libertà. Diceva che bisogna combattere per la libertà ogni giorno e che la libertà di ciascuno inizia dove inizia, e non dove finisce, quella dell’altro.
. È stato il nonno partigiano a raccontarti della sua ribellione interiore?
No. L’ho scoperta cercandolo nei suoi bauli in mansarda, dopo la sua morte. Lì ho trovato le foto sue, di mia nonna e dei loro amici da giovani, il suo diario, i suoi scritti, in cui racconta come il dilemma per i ragazzi cresciuti sotto il regime fascista fosse capire qual era la vera Italia, quella del Duce o quella di Gramsci, Matteotti e don Minzoni.
. Cosa c’è dell’esperienza di tuo nonno in questo romanzo?
Sua è la scelta umana di diventare ribelle per amore. Per mio nonno è stato fondamentale il parroco di Cardano al Campo, che ha ispirato il prete del paese di Alida. E poi c’è il suo essere stato un giovane fascista. Per tre quarti del libro Alida sarà orgogliosamente una Giovane Italiana, e non è stato facile calarsi nel personaggio. Ma era necessario. Ho fatto molte ricerche, ho letto i libri proposti ai ragazzi dal fascismo, ho ascoltato le canzoni, ho cercato negli archivi. Anche la realtà del Manicomio di Varese, che in realtà ha aperto nel ‘39, ma il resto, le modalità con cui venivano trattati dissidenti, donne e bambini, è tutto vero. Le stesure sono state tante.
. Perché scrivere della Resistenza oggi?
Di ribellione e resistenza come difesa della libertà e della fratellanza tra esseri umani c’è ancora bisogno e ce ne sarà sempre. Oggi ad esempio resistenza è accoglienza, contro i muri e le discriminazioni verso i migranti. Per Alida nel libro, per mio nonno e per molti ragazzi che decisero di ribellarsi al fascismo un punto di svolta e occasione di reazione sono state le leggi razziali del ‘38, umanamente ingiuste, inaccettabili. Di fronte a un’ingiustizia tutti ci dovremmo ribellare, ma ci ribelliamo solo quando l’ingiustizia ci tocca da vicino.
. Il messaggio arriva ai lettori?
Sembra di sì. Nelle prime presentazioni il libro ha suscitato un dibattito tra generazioni, e questo mi è piaciuto. Una nonna mi ha ringraziata scrivendomi che per lei era difficile raccontare ai nipoti di questa vita da giovani fascisti. Mi ha colpito anche un ragazzo che si è detto felice di leggere questo libro che l’ha portato a vivere un’epoca. Il vantaggio dei romanzi è che arrivano al cuore oltre che alla mente e questa è la chiave che porta a interrogarsi sul proprio presente, porta il cambiamento. A livello emotivo un romanzo arriva ai ragazzi in maniera più forte rispetto a una biografia, un manuale o un libro di testo.
In occasione del Giorno della memoria Elisa Castiglioni presenterà il suo libro “La ragazza con lo zaino verde” agli alunni della scuola media Anna Frank di Varese (città dove la libreria Potere ai bambini ha già ospitato una prima presentazione) e ai ragazzi delle classi seconde e terze della secondaria di primo grado di Gazzada Schianno (evento online promosso in collaborazione con la biblioteca di Gazzada Schianno).
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