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Tra i profughi ucraini al confine di Medyka: “Dai bunker di Kiev alla salvezza in 18 ore”

Il nostro collega Roberto Morandi è a Medyka, alla frontiera con l'Ucraina al seguito del convoglio solidale organizzato da alcune associazioni, parrocchi e Croce Rossa. Il suo racconto

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Quello che vi proponiamo è il racconto del nostro collega Roberto Morandi partito con il convoglio solidale partito da Samarate per andare a prendere un gruppo di minori e portare viveri e medicine.

Dalle reti di confine della dogana di Medyka – confine tra Ucraina e Polonia meridionale – scende Ietta, 19 anni: davanti a lei camminano le sorelline di 3 e 4 anni.

Come tutti arriva con passo veloce, anche se poi il percorso si infrangerà in una nuova attesa «Ho fretta, ma se ci seguite parliamo».

Viene da Kiev. «Abbiamo passato giorni nei bunker, nei rifugi antiaerei. Ci abbiamo messo diciotto ore, da Kiev: c’erano molti uomini armati (ucraini, ndr) lungo la strada, posti di blocco. Alla frontiera siamo stati fermi un’ora» Sorride appena quando diciamo che almeno l’ultimo miglio è stato più facile.

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foto di Edoardo Marangon

E ora? «Andiamo in Lituania e poi da lì andremo da nostri conoscenti in Italia, a Napoli». In Ucraina ha lasciato gli zii e altri parenti. Al punto di smistamento attenderà ancora prima di avere sul cellulare la posizione del suo contatto di viaggio: una foto con un cambiavalute sullo sfondo, chissà quale tra i tanti che ci sono qui al valico di Medyka. Ci penseranno i poliziotti polacchi ad aiutarla a capire il punto.

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Organizzazione e aiuto spontaneo al valico di Medyka

«Italiani?». Carlo viene da Napoli, occhi segnati dal lungo viaggio (come molti, qui). «Siamo arrivati stamattina con un carico di materiale. Adesso vediamo di caricare persone. A Napoli c’è una grande comunità ucraina». I furgoni arrivano da ogni parte: polacchi, tedeschi, italiani. Ogni dieci minuti arriva un pullman dei vigili del fuoco o un autobus della rete di trasporti della città di Przemysl, da dove si prosegue verso varie città.

Gli scout polacchi – che vestono una divisa d’aspetto militare – distribuiscono dolci ai bambini e the agli adulti.

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Ci sono le tende delle organizzazioni di soccorso e anche una marea di volontariato spontaneo. «Veniamo dalla zona di Francoforte. Abbiamo portato qui vari aiuti e ora abbiamo sei posti per portare in Germania» – raccontano tre volontari tedeschi.
Non hanno nessuna affiliazione politica o religiosa. «Siamo solo persone che vogliono aiutare altre persone».

Alle reti di confine: di là c’è l’Ucraina in guerra

Il fiume di persone è ininterrotto. In senso opposto invece pochissime persone: tra loro c’è un gruppetto di suore polacche. «Due sorelle vanno nella nostra casa in Ucraina, per aiutare chi è là e non può uscire». Chi rimane saluta chi entra in Ucraina, di fronte alle reti di confine. La terra di nessuno sono duecento metri di reti d’acciaio, di là c’è un Paese in guerra.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 06 Marzo 2022
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