Al Pirellone la mostra “Homo Sapiens” di Ugo Bernasconi
A Milano fino al 29 marzo la mostra dell’artista canturino: paesaggi e ritratti che restituiscono l’evoluzione stilistica e l’identità estetica dell’artista, da sempre fedele ai propri principi
Dalla Marina Agliè del 1905 al Ritratto lombardo del 1944: sono 41 le opere di Ugo Bernasconi esposte allo Spazio eventi di Palazzo Pirelli nella mostra “Ugo Bernasconi, homo sapiens”, inaugurata oggi pomeriggio.
La mostra, curata da Daniele Astrologo Abadal, si sviluppa secondo una logica di tipo cronologico e tematico, con le opere – olio su tela o su compensato – organizzate in sette sezioni: Homo sapiens; Lungo la Senna: stagione di transito e di affermazione; Ritratti spirituali; Cronaca familiare; Paesaggi di appartenenza; Nature vive e Ritratti della maturità. Per valorizzarne il ritmo espositivo le sezioni sono introdotte da grandi pannelli con testi esplicativi e da pannelli di più piccole dimensioni che propongono aforismi e frasi tratte dagli scritti di Ugo Bernasconi.
È, inoltre, presente un’importante serie di disegni, tra cui quello dal titolo Vera del 1921 di proprietà della Biblioteca civica di Cantù che proprio a Ugo Bernasconi è intitolata. Accanto ai disegni sono esposti i numerosi volumi che testimoniano l’attività di scrittore, teorico e di “critico d’arte” del canturino.
«Umberto Bernasconi ha vissuto e lavorato a Milano. La mostra, quindi, vuole essere prima di tutto un omaggio alla sua parentesi milanese -, sottolinea il Consigliere regionale Angelo Orsenigo (PD) che ha promosso l’esposizione a Palazzo Pirelli -. Abbiamo voluto promuovere una sorta di ‘ritorno’ a un pittore e un intellettuale che ha avuto un ruolo importante nella vita culturale milanese e lombarda del primo Novecento».
La mostra è continuazione ideale della precedente “Ugo Bernasconi, homo faber”, promossa dall’associazione culturale canturina a dicembre del 2021, come spiega Daniele Astrologo Abadal: «L’immagine simbolo della mostra è l’autoritratto di Bernasconi, dipinto in tarda età, alla soglia dei settant’anni, quando la maturità avanzata confina con la saggezza del socratico. È lui l’homo sapiens, complemento ideale dell’homo faber, il titolo della mostra allestita a Cantù nel 2021, rappresentata da un ritratto giovanile. Si ultima, così, il ‘ritratto’ dell’uomo nella sua veste di pittore e letterato, di artista e di intellettuale, con questa mostra di quadri, disegni, volumi e riviste: 45 anni di storia scanditi da paesaggi e ritratti che restituiscono l’evoluzione stilistica e l’identità estetica dell’artista, da sempre fedele ai propri principi».
Il catalogo della mostra, edito da Dominioni Editore, contiene contributi di studiosi e critici dell’opera di Bernasconi che consento di approfondire la conoscenza della vita e della poliedrica attività dell’intellettuale canturino. Si segnalano gli interventi di Daniele Astrologo Abadal (storico e critico d’arte contemporanea) sulla fortuna critica dal 1960 al 2020; M. Chiara Cardini (storica e critica d’arte contemporanea) sui disegni; Elena Di Raddo (storica dell’arte) sulla stagione divisionista; Giuseppe Emilcare (critico letterario) sugli aforismi e la loro vocazione filosofica; Sara Fontana (storica dell’arte) sull’attività pittorica tra gli anni Venti e Trenta; Sylvie Le Gratiet (presidente della “Société des Amis d’Eugène Carrière” e responsabile dell’omonimo museo parigino), sul pittore francese che fu maestro e mentore di Bernasconi negli anni del periodo parigino; Enzo Marelli (cultore della materia e storico del territorio) sugli anni giovanili, con particolare attenzione ai viaggi di conoscenza.
“Ugo Bernasconi, homo sapiens” è promossa dalla Pro Cantù con il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia.
L’allestimento della mostra, curato dall’architetto Carlo Marelli, si misura con le caratteristiche dello spazio espositivo e in particolare con il cromatismo del pavimento pensato e realizzato da Giò Ponti, il progettista del Grattacielo Pirelli. Le teche che contengono i disegni e le opere di Ugo Bernasconi, sono state realizzate su misura dalla Moltenimobili di Cantù su disegno di Carlo Marelli.
La mostra potrà essere visitata fino a mercoledì 29 marzo nei seguenti orari: da lunedì a giovedì dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.15; venerdì dalle 9.30 alle 13.30.
Nato a Buenos Aires il 21 maggio 1874 da Leone e Giuseppina Pini, originari di Olgiate, presso Como, Ugo Bernasconi nel 1899 si trasferisce a Parigi dove frequenta lo studio del pittore Eugène Carrière, esponente del movimento simbolista in un’epoca di transizione dall’accademismo al modernismo. Da questa esperienza Bernasconi riprende il tono intimistico per i suoi quadri con scene familiari e paesaggi. Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1918, si trasferire in Brianza, a Cantù, con la moglie Rasa Valentini e i suoi sei figli. Qui la sua ricerca pittorica inizia un percorso di rielaborazione di motivi poetici del tardo romanticismo lombardo. Uomo schivo e riservato, si dedica alla complessa elaborazione della sua poetica artistica e letteraria. Dal “guscio” canturino esce solo per incontrare a Milano, Como e Pavia i suoi amici, Carlo Linati, Arturo Tosi, Cesare Angelini e l’editore Giovanni Scheiwiller con il figlio Vanni, e per trattenere una fitta corrispondenza con i più importanti esponenti dell’intellighenzia culturale italiana, come Benedetto Croce, Giovanni Papini e Pietro Pancrazi. Nel 1925, insieme con altri intellettuali come Benedetto Croce, firma il manifesto antifascista. Tra il 1926 e il 1929 partecipa alle mostre del Novecento, il movimento artistico fondato da Mario Sironi a Milano alla fine del 1922 e dal 1931 al 1939 è uno dei protagonisti della Quadriennale di Roma. Nel 1937 ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1942 vince il gran premio alla Biennale di Venezia e nel 1959, a pochi mesi dalla morte, gli è assegnato il Premio nazionale “Presidente della Repubblica”. Ugo Bernasconi è stato anche uno scrittore: ha collaborato con “La Voce”, la rivista di cultura e politica fondata nel 1908 da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini, ed è stato autore di libri come “Precetti e pensieri giovanili” (1910) e “Uomini e altri animali (1915). È morto a Cantù il 2 gennaio 1960, all’età di 86 anni.
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