“Volevo acquistare droga nel bosco di Lonate Pozzolo e mi hanno sparato”, la testimonianza in aula
La faida per lo spaccio nei boschi lungo il Ticino: la vittima, scambiata per lo spacciatore, ha raccontato quello che ricordava di quella sera di agosto del 2020 ma ha faticato a riconoscere gli aggressori. Parla uno degli imputati che conferma: "Luzaj mi disse che aveva sparato"
«Ero ubriaco e stavo cercando di acquistare della droga da Abdellah, uno spacciatore che opera nei boschi di Lonate Pozzolo. Quando sono arrivato nelle vicinanze del bosco ho visto arrivare un’auto dalla quale sono scese tre persone e ho sentito la voce di una donna. Pensavo fossero dei clienti e ho pensato di seguirli ma quando si sono avvicinati a me mi hanno insultato e bloccato tutti e tre: uno a destra, uno a sinistra e uno alle mie spalle. Dopo vari insulti ho sentito lo sparo e il colpo che mi ha trapassato il polso destro». Quando la pm Susanna Molteni ha chiesto al teste se in aula aveva riconosciuto i suoi aggressori ha indicato solo uno dei tre accusati di tentato omicidio, Ilir Luzaj, detto Elia, l’albanese che gestiva il bar Infinity di Cuggiono.
La testimonianza della vittima del tentato omicidio che si è verificato a Lonate Pozzolo il 20 agosto del 2020 non è stata semplice per il collegio giudicante presieduto da Rossella Ferrazzi a causa della difficoltà linguistica del teste (assistito anche da un interprete) nel ricordare con precisione luoghi, orario e volti dei tre aggressori. Due di loro sono italiani, Andrea Bergamini (che ha scelto il rito abbreviato) e Ivan Grecchi (il primo è un imprenditore agricolo della zona) mentre il terzo è Luzaj, unico ancora in carcere.
Subito dopo è toccato all’imprenditore agricolo rispondere alle domande di accusa e difesa. Bergamini ha raccontato come si sarebbero svolti i fatti quella sera di agosto: «Una coppia di spacciatori (Abdellah Elharti e Maria Rosaria Tolu) che varie volte ho rifornito di cocaina, avevano contratto un debito con me di circa 25 mila euro. Sono un marocchino e una donna italiana. Quella sera chiesi ad un mio amico di accompagnarmi da loro per cercare di risolvere la questione del debito e li ho fatti contattare da una loro cliente che conosco bene, visto che a me non rispondevano al telefono».
L’imputato prosegue nella ricostruzione: «Dopo aver caricato in auto la cliente di Elharti (usata come esca, ndr) sono andato a casa del mio amico dove ho lasciato la mia compagna e i miei figli. Insieme al mio amico era presente anche Luzaj che ha deciso di unirsi a noi tre. Quando siamo arrivati sul posto siamo scesi in due con i bastoni mentre il barista non aveva in mano niente. Sulla strada abbiamo visto un marocchino arrivare di corsa verso di noi, probabilmente per consegnare la droga ma l’albanese e il mio amico lo hanno bloccato. Quando ho capito che non era lui il ragazzo che stavo cercando io mi sono girato per tornare all’auto e ho sentito esplodere il colpo».
L’imputato ha poi aggiunto che una volta tornati in macchina l’albanese gli avrebbe detto che «aveva sparato al marocchino con una penna pistola e che io non c’entravo niente». I quattro hanno lasciato la vittima sanguinante e sarebbero poi scappati con l’auto, tornando alle rispettive abitazioni e pensando di farla franca: «L’avevo detto anche alla ragazza con noi che non ci aveva visto nessuno e le diedi anche 500 euro per allontarsi da Cuggiono ma lei non l’ha fatto». Le cose non sono andate così e i tre sono stati poi arrestati nell’operazione di luglio 2022 condotta dalla Procura di Busto Arsizio e dai Carabinieri di Busto Arsizio.
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