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Schianto a Montonate: la tragedia aerea dell’idrovolante Macchi dell’agosto 1938

Un M.C.94 precipitò poco dopo il decollo dal lago di Varese. Tra le vittime c'erano il collaudatore capo della Macchi e l'intera famiglia del prefetto della "città giardino"

storia aviazione generica

In provincia di Varese sono relativamente noti i due gravi incidenti avvenuti nel Dopoguerra ad aerei diretti o decollati dall’aeroporto di Milano Malpensa, nel 1959 e 1968. Meno noto è un incidente avvenuto negli anni del fascismo, che pure ebbe grande eco allora, per la gravità e per le persone coinvolte.

Si tratta dello schianto, nei campi di Montonate di Mornago, di un aereo della Macchi, l’M.C.94, avvenuto il 18 agosto 1938: morirono tredici persone, tra loro il prefetto della provincia di Varese con tutta la sua famiglia.

Ai comandi quel giorno c’era Giuseppe Burei, un pilota esperto, capo collaudatore della Macchi di Varese. Nel 1935 proprio lui aveva effettuato i primi test con il prototipo dell’M.C.94, il tipo di aereo su cui avrebbe trovato la morte.

Pur non essendo una macchina destinata a grande successo, l’M.C.94 si era dimostrato affidabile: dopo il primo prototipo del 1935 (anfibio, capace di operare dall’acqua o da pista terrestre), erano già stati completati sei aerei di serie, in parte anfibi, in parte puri idrovolanti. Venivano impiegati dall’Ala Littoria su linee tipiche degli idrovolanti, quelle verso il litorale dalmata e il Dodecanneso.

Macchi M.C.94
Un M.C.94 alla fiera campionaria di Milano del 1935  (photo credit: Archivio Fondazione Fiera)

L’incidente

Il 18 agosto 1938 il pilota Giuseppe Burei imbarcò sull’idrovolante marche I-NILO altri due membri di equipaggio e dieci passeggeri all’idroscalo di Varese, località Schiranna. La tragedia avvenne poco dopo, «circa un quarto d’ora dopo il decollo», come riportano l’articolo che il giorno dopo apriva la prima pagina del quotidiano La Cronaca Prealpina e quello apparso sulla Stampa di Torino.

Sulla Cronaca Prealpina gran parte della pagina e il titolo di apertura erano dedicati però alla figura di Mario Chiesa, il più illustre dei passeggeri: interventista, volontario nella Prima Guerra Mondiale, poi squadrista a Milano a fianco di Mussolini, nelle violenze contro i socialisti (era nel gruppo che assaltò l’Avanti, ricorda La Stampa dopo l’incidente), e legionario fiumano con D’Annunzio.
Per questi meriti fu nominato da Mussolini – a 30 anni – prefetto, vale a dire autorità di rappresentanza del governo nelle province. Fu il primo prefetto di Littoria (oggi Latina) e poi di Varese, città appena elevata – nel 1927 – al rango di capoluogo, per “presidiare” il confine.

Accanto all’elenco dei meriti di Mario Chiesa, il giornale ricorda come perirono nell’incidente anche le due “figliolette” di 4 e 6 anni e la moglie Giuliana.
Tra le altre vittime una famiglia di Genova e alcune donne (tra cui la moglie del medico) residenti ad Azzate, paese vicino al lago. Due delle vittime oltre a Burei erano parte dell’equipaggio: si trattava del motorista – dipendente della Macchi – e del radiotelegrafista – dipendente dell’Ala Littoria.

Generico 21 Aug 2023
Due immagini che ritraggono un M.C.94 (in alto) e il prototipo della versione militare derivata, l’M.C.99, poi abbandonata. Foto dal libro “Ali a Varese”

A dimostrazione della gravità dell’incidente, la Cronaca Prealpina già all’indomani dello schianto riporta l’arrivo immediato dall’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster.

Nei giorni successivi – accanto alla notizia dell’avvio del “censimento degli ebrei” sulla scorta delle leggi razziste (si era in piena campagna antisemita, ogni giorno c’erano articoli contro gli ebrei, specie presunte notizie dall’estero) – la Cronaca Prealpina riportava la notizia delle esequie, sotto il titolo “commozione e pianto di oltre 40mila persone”.

Il pilota: Giuseppe Burei

Una certa visibilità ebbe, sulle pagine dei giornali, anche il pilota, Giuseppe Burei, di cui veniva tracciato un profilo con tanto di fotografia (in anni in cui era ancora raro l’uso delle immagini).
La Macchi era una fabbrica di primissimo piano a livello nazionale e lo stesso Burei aveva portato in volo nel 1937 il nuovo caccia M.C.200, destinato ad entrare in azione con l’entrata in guerra dell’Italia contro Francia e Regno Unito, accanto al G50, aereo di eguale funzione e simile concezione che era invece stato sviluppato dalla Fiat.

Giuseppe Burei
Burei sale sull’M.C.200 per un collaudo. Di spalle l’ingegner Mario Castoldi, progettista della Macchi il cui nome è ricordato nella C della sigla degli aerei da lui progettati. Foto dal libro “Ali a Varese”

L’idrovolante Macchi M.C.94 tra Italia e Argentina

Come detto l’M.C.94 fu un buon progetto, anche se molto limitata fu la produzione: la Macchi ne costruì undici esemplari di serie, acquistati dall’Ala Littoria, usati tra Adriatico, Tirreno e Mediterraneo orientale. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (che comportò il taglio di molte delle rotte civili), gli idrovolanti furono messi a disposizione delle Forze Armate.

Macchi M.C.94
Uno dei tre M.C.94 finiti in Argentina, originariamente marcato I-LATO

Gi esemplari militarizzati furono otto.
Sul finire del 1938 infatti tre idrovolanti erano stati ceduti alla Corporación Sudamericana de Servicios Aéreos, società di capitale italiano che operava dal Rio de la Plata a Buenos Aires, per collegamenti verso Uruguay e Paraguay. Passarono poi alla compagnia Aviación del Litoral Fluvial Argentino, dove rimasero in servizio fino alla fine degli anni Quaranta (al periodo di servizio sul Rio de la Plata si riferisce anche la foto di apertura dell’articolo). Un esemplare rimase danneggiato nel 1942, in atterraggio, ma la loro carriera fu per il resto regolare.

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 26 Agosto 2023
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