In due giorni le precipitazioni di un mese. Ma all’appello manca ancora un metro di pioggia
La pioggia che è caduta in due giorni non è bastata a recuperare il deficit idrico che si sta accumulando dal 2022. Da gennaio ad oggi mancano ancora più di 200 millimetri di pioggia da recuperare
La pioggia che è caduta tra domenica e lunedì sul Varesotto è stata davvero molta. I dati preliminari che vi avevamo raccontato vengono oggi confermati anche dal Centro Geofisico Prealpino che in una nota spiega come in due soli giorni su molte località della Provincia di Varese sia caduta la pioggia che normalmente si registra in un mese.
Ad esempio a Varese in un agosto classico cadono 146 millimetri di pioggia ma con le perturbazioni dei giorni scorsi ne sono caduti 140 in 48 ore. Nella località più piovosa, Pino Lago Maggiore, a fronte di una media di 189 millimetri in 48 ore se ne sono accumulati ben 149 mentre a in una di quelle meno piovose -Malpensa- si sono accumulati 139 millimetri di pioggia a fronte dei consumi 120.
«Dunque in molte località in soli 2 giorni è caduta l’intera pioggia attesa in un mese -spiegano dal Centro Geofisico Prealpino-. Tuttavia non sono state piogge eccezionali. Ad agosto a Varese dal 1967 abbiamo registrato ben tre giornate che hanno superato nelle sole 24 ore i 150 mm e precisamente: 21 agosto 2007 con 161.9 millimetri (data che, tra l’altro, è anche una delle più fredde mai registrate), 8 agosto 1980 con 161.4 e il 30 agosto 2001 con 157.2».
Tirando le somme di un mese che si avvia alla conclusione con il sole «la pioggia totale di agosto 2023 a Varese è stata di 127.8 millimetri, quindi l’87% della norma che fa sì che si è accumulato ancora un piccolo deficit che si aggiunge a quello dei mesi di gennaio, febbraio, marzo. Dal 1 gennaio 2023 sono dunque caduti 813 mm, mentre ne sarebbero attesi 1021, con un deficit di 208 millimetri che si somma al deficit di 750 mm del 2022». Sommando quindi gli anni al momento mancano ancora 958 millimetri di pioggia, quasi un metro.
Il Lago Maggiore cresce di 130 centimetri in 48 ore. E si riempie di legna
E nonostante il livello del Lago Maggiore sia tornato a salire per capire quanto incide questo deficit bisogna considerare i vari tempi di ricarica dei sistemi idrici. Il meteorologo Paolo Valisa lo aveva spiegato in un’intervista (LEGGI QUI) di cui vi riproponiamo un estratto.
«Un mese di pioggia non può recuperare un anno di siccità a livello di cumulate di precipitazioni -continua il Valisa- ma noi dobbiamo guardare anche ai tempi di ricarica dei vari sistemi che nel Varesotto possiamo dividere in tre diversi gruppi». Per prima cosa ci sono quelli molto superficiali: fiumi, laghi, terreni. «Questi sistemi hanno tempi di ricarica di settimane e quindi basta davvero poco per dimenticare lunghi periodi di siccità. E noi oggi già lo vediamo con i laghi che sono tornati a riempirsi, i fiumi ingrossati e i boschi rinverditi». Poi ci sono i sistemi carsici delle nostre montagne per i quali si ragiona in tempi di recupero di diversi mesi. «Montagne come il Campo dei Fiori o il San Martino sono una specie di spugna che accumula e rilascia acqua in tempi relativamente lunghi. Questi sistemi contengono grandi quantità d’acqua e lo abbiamo visto bene l’anno scorso quando sono stati strategici perchè con le loro fonti hanno fornito acqua anche agli acquedotti per le città. Ma essendo grandi serbatoi però anche i tempi di recupero sono lunghi, dai sei mesi all’anno almeno».
Ci sono infine i sistemi profondi. «Parliamo essenzialmente delle falde acquifere della pianura. Si tratta di fonti d’acqua che sono molto meno sensibili alle variazioni di piovosità all’esterno e che infatti l’anno scorso hanno fornito acqua senza sostanziali problemi. In questi casi però anche i tempi di ricarica si fanno decisamente più lunghi e dobbiamo ragionare nell’arco di anni o anche di decenni».
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