La guerra non è la soluzione, Lella Costa emoziona Castelseprio
La denunzia dell'assurdità dei conflitti armati grazie a "Stanca di guerra", lo spettacolo teatrale di Lella Costa che ha portato oltre cinquecento persone al parco archeologico di Castelseprio
Nel 1287 Ottavo Visconti fece distruggere Castelseprio, luogo strategico per la valle Olona e nei collegamenti dei territori limitrofi, perché il sito rappresentava la roccaforte della famiglia nemica dei Della Torre.
Le tracce di quella devastazione sono ancora oggi visibili e, solo grazie alla parsimonia e al lavoro di decenni di scavi, si stanno recuperando le informazioni sulla vita che qui scorreva, prima che la guerra arrivasse a sconvolgere tutto.
Questo luogo, che ha pagato il prezzo di tale odio, è stato scelto come protagonista della rassegna “Voci umane” e in particolare dello spettacolo teatrale “Stanca di guerra” con Lella Costa, nella serata di domenica 3 settembre 2023. Dopo le tappe in altri musei lombardi, il parco archeologico del varesotto è diventato dunque protagonista di un appuntamento studiato per emozionare e per chiedere una riflessione importante sulle conseguenze di ogni conflitto armato.
Costa si emoziona e fa emozionare il pubblico
A condurre il gioco, in un equilibrio di commozione e trasporto, l’attrice milanese, capace di presentarsi al suo pubblico con la schiettezza che la contraddistingue e la sua capacità di spiazzare.
Ed è così che le oltre cinquecento persone sdraiate sull’erba del parco – accomodate alla buona con plaid e sedie da campeggio – hanno potuto assistere ad una performance che è stata coadiuvata dal leggio («Perché, scusate, è da tempo che non recito quest’opera: preferisco leggere, non confondermi, ma dirvi proprio ciò che vorrei trasmettervi» ha ammesso con onestà Costa), senza perdere nulla in forza. In effetti, tolte le battute capaci di strappare una risata e alleggerire a tratti l’atmosfera, l’attrice ha mostrato senza veli la rabbia e la desolazione che solo un discorso sull’assurdità della guerra possono far nascere.
Ecuba, la guerra di Troia e le mine anti-uomo
Sotto un cielo che pian piano abbandonava le luci del giorno, abbracciando la tavolozza di colori del tramonto, il silenzio è arrivato sordo, quando le parole hanno raccontato il dramma di Ecuba, che piange il nipote Astianatte, gettato dalle mura di Troia in fiamme.
Il corpicino esamine del discendente di Ettore si è trasformato nel simbolo di tutte quelle morti innocenti che colpiscono i figli del mondo: quei tanti, tantissimi, bambini uccisi dalle mine anti-uomo e dai bombardamenti. Un’accusa lanciata contro le logiche che scatenano i conflitti e contro la devastazione che li contraddistingue: Lella Costa ha guardato il suo pubblico negli occhi, chiedendo o forse addirittura pretendendo una riflessione, mostrando i sentimenti che essa stessa non ha saputo – e forse voluto – celare.
Come donna, come madre, o più semplicemente come essere umano: uno sguardo alle guerre del passato, dunque, per urlare al cielo la rabbia verso una soluzione che, soluzione, non è, oggi come allora. Il reading, nato nel 1996, nel pieno dei combattimenti in ex Jugoslavia, ha mostrato la sua atroce modernità.
Le parole di don Milani
E per puntare il dito sui conflitti attuali, («Una quarantina, da quelli più vicini e conosciuti a quelli di terre lontane e ignorate»), ecco il riferimento a Don Milani, che negli anni ’60 riflettè sui numeri: dalla Prima guerra mondiale, con il suo lascito di morti suddiviso fra il 90% di militari e il 10% di civili («Dove si potè affermare che i civili fossero vittime collaterali»), al Secondo conflitto mondiale per il quale il numero di civili uccisi arrivò al 48%, fino ai bilanci attuali, dove i militari che non fanno ritorno a casa sono il 10%. E i civili? Smettono di essere vittime collaterali. Questi i numeri sulla guerra e sulla scia di devastazione che porta.
Domande, dunque, e grida soffocate in gola: questo il lascito di Costa al pubblico con il suo “Stanca di guerra”.
Il connubio di teatro e musei
Uno spettacolo recitato sotto gli occhi attenti dei tanti registi che hanno permesso l’organizzazione di una serata intensa e ricca: a partire da Emanuela Daffra, ideatrice del festival, a capo della Direzione regionale musei Lombardia (ente organizzatore) e dalla direttrice artistica Maria Grazia Panigada. Senza dimenticare Stefano Aiello e Sara Masseroli, che si sono alternati alle redini della Direzione del parco archeologico di Castelseprio, collaborando con le Forze dell’Ordine e l’Amministrazione comunale del comune della valle Olona, rappresentato dal sindaco Silvano Martelozzo.
In tutti loro, palpabile, l’entusiasmo per questa rassegna teatrale capace di unire performance artistiche di livello con luoghi intrisi di storia e cultura: i musei si sono riempiti di “Voci umane”, appunto, che li hanno resi ancora più vivi.
Speriamo dunque che il pubblico presente a Castelseprio scelga di ascoltare il suggerimento di Daffra, che ha chiesto a tutti loro di tornare più volte al parco archeologico, perché «Ogni volta emerge dal terreno, grazie agli scavi, un pezzo della casa Forte, un pezzo della casa longobarda; e se l’odio ha gettato questo luogo bellissimo nell’oblio, è importante ragionare tutti insieme sul potere nefasto della guerra».
Castelseprio, dunque, una meta per passeggiare fra gli scavi, incontrando gli archeologi, per ripensare agli errori del passato e farsi domande sul futuro.
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