Prezzi impazziti. Lo zucchero costa salato: + 43%
Dopo il minimo di 300 euro per tonnellata toccato nel 2019, il prezzo dello zucchero è cresciuto fino a superare gli 800 euro. Coldiretti Varese: "È presente nell'85% degli alimentari realizzati a livello industriale"
Con 1,7 milioni di tonnellate annue, l’Italia è tra i principali paesi in Europa consumatori di zucchero, insieme a Germania e Francia. Fino a vent’anni fa era tra i leader della produzione e poteva vantare la presenza di diciannove zuccherifici, tra cui il colosso Eridania ora comprato dai francesi.
Negli anni il Belpaese ha dovuto ridurre la produzione, anche per effetto delle regole europee, con il risultato di diciassette zuccherifici chiusi e una produzione che passa da 1,5 milioni a 508mila tonnellate annue. Dall’autosufficienza alla dipendenza dall’estero.
L’effetto di questa politica ha costretto dunque l’Italia ad aumentare le importazioni di zucchero e a riorganizzare tutta sua la filiera, un tempo fiorente, subendone gli effetti negativi tra cui le fluttuazioni di prezzo, dovute alle politiche non sempre ortodosse di francesi e tedeschi.
Coldiretti, analizzando i dati Istat, ha segnalato nell’ultimo periodo un aumento del prezzo pari al 43%, che nel 2023 supera gli 800 euro per tonnellata. Un’oscillazione notevole che va a impattare sulle produzioni nostrane e sui consumi. Un aumento che naturalmente non riguarda solo l’Italia ma quasi tutti i paesi dell’Europa meridionale. (Fonte agriculture.ec.europa.eu)
«Lo zucchero – sottolinea Coldiretti Varese – è un ingrediente presente in circa l’85% dei prodotti alimentari realizzati a livello industriale, con un effetto valanga sui prezzi di gran parte degli alimenti trasformati sugli scaffali».
Il livello minimo del prezzo dello zucchero bianco è stato toccato quattro anni fa, nel 2019, quando si era praticamente dimezzato, passando da 600 a 300 euro per tonnellata, ben al di sotto della soglia di pareggio tra costi e ricavi che è di 400 euro per tonnellata. In quel frangente la risposta di alcune aziende del settore alimentare è stata immediata e virtuosa: per sostenere i produttori italiani sottoscrissero contratti di filiera. Tra queste aziende c’era anche la Irca di Gallarate multinazionale che produce semilavorati per l’industria dolciaria.
L’Unione europea con il 50% del quantitativo totale è il primo produttore mondiale di zucchero di barbabietola, coltivata perlopiù nel nord dell’Europa (Francia, Germania e Paesi Bassi), dove il clima è più adatto. Una produzione che però rappresenta soltanto il 20% della produzione mondiale di zucchero, mentre il rimanente 80% è prodotto dalla canna da zucchero.
La filiera italiana resiste sul mercato, nonostante le politiche di prezzo non sempre ortodosse dei paesi concorrenti, grazie a Coprob (Italia Zuccheri) che raggruppa cinquemila aziende agricole, tra socie e conferenti, distribuite in sette regioni d’Italia in grado di garantire tutti le fasi della produzione: dalla semina della barbabietola alla raccolta, fino alla lavorazione, con alti standard di qualità.
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