Stop alle esequie show a Busto. Ecco perchè i funerali rom sono così sfarzosi e rumorosi
Abbiamo raccolto alcune tradizioni che raccontano come si svolge in funerale rom. Alla base delle loro rumorose tradizioni c'è la non accettazione della morte e la paura dello spirito del defunto
La carrozza, i cavalli, la banda i fiori lanciati sulla strada, le donne che si stracciano le vesti, parenti che arrivano da lontano anche se non conoscono il defunto. C’è tutto questo e molto altro nel rituale funebre delle popolazioni rom, siano esse musulmane, ortodosse, cattoliche o evangeliche. In parte questo succederà a Busto Arsizio per commemorare Zoran Jovanovic, capo-famiglia molto rispettato nella sua cerchia anche se con un trascorso certamente non limpido.
La morte per i popoli Rom è carica di tabù e di simboli che viene accompagnata da riti sfarzosi ma che hanno uno scopo propiziatorio ed espiatorio. Alla base di tutto c’è la paura degli spiriti e la non accettazione dell’evento morte che carica questo popolo di sentimenti che si manifestano tra rabbia, dolore e gioia.
Il dolore viene mitigato e sopportato con la forza del gruppo, che nel caso di un funerale si mostra unito, compatto e coinvolto in ogni momento: la veglia del corpo dura tre giorni fino all’organizzazione della cerimonia, dove ogni membro della comunità partecipa economicamente alle esequie. Parenti e amici si riuniscono tutti vicino ai familiari, molti accorrono anche da lontano ed anche chi non conosce direttamente il defunto partecipa. Infatti la solidarietà alla famiglia è molto importante per aiutarla ad ottenere il perdono per tutto quello di negativo che è stato fatto nei confronti del deceduto. La loro più grande paura è che il suo spirito torni per vendicarsi.
È ancora piuttosto diffuso il rito della libagione durante la veglia in cui si lascia cadere a terra alcune gocce di bevanda, caffè o alcolici che vengono consumati per tutta la notte.
Infine c’è la cerimonia religiosa del corteo funebre rumoroso e sfarzoso mentre il tragitto viene cosparso di fiori. Alla banda il compito di suonare melodie funebri, agli uomini quello di cantare e alle donne quello di piangere. I lamenti aumentano fino a raggiungere il loro picco quando la bara è calata nella tomba dove possono essere gettate monete, banconote, manciate di terra. Un’altra usanza è quella scattarsi delle foto intorno alla bara e poi vicino alla tomba.
Dopo la sepoltura tutti i partecipanti si trovano per il pasto a chiusura dei tre giorni di veglia. In alcune tradizioni si chiama “pomana”, si tratta di un banchetto molto abbondante come segno di pace e felicità per il defunto che viene impersonato da un parente che si veste in modo analogo durante il momento conviviale. La “pomana” viene poi riproposta a vari intervalli per un anno, fino a quando il parente più vicino al defunto dichiarerà la fine del lutto.
Infine c’è un’altra usanza che è stata notata anche a Busto Arsizio, precisamente nel cimitero di Borsano dove è stata tumulata un’altra parente dei Jovanovic scomparsa di recente. I familiari devono andare spesso a far visita alla tomba del defunto e anche in questo caso si fa festa per evitare che lo spirito si arrabbi e si vendichi sulla famiglia.
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