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Un bilancio dell’ultimo lustro per l’industria farmaceutica italiana

Numeri, quelli di Farmindustria, che parlano da soli e attestano quanto l’industria farmaceutica sia un patrimonio da proteggere a tutti i costi

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L’industria farmaceutica italiana si conferma tra le migliori in Europa e nel mondo, dimostrandosi il vero fiore all’occhiello del Belpaese. Citiamo alcuni dati per confermare questo fenomeno: solo nel 2022 ha raggiunto i 49 miliardi di euro di produzione, di cui 47,6 miliardi di export, 3,3 miliardi investiti in produzione e R&S e in 5 anni ha visto crescere l’occupazione del 9%.

Numeri, quelli di Farmindustria, che parlano da soli e attestano quanto l’industria farmaceutica sia un patrimonio da proteggere a tutti i costi. Una consapevolezza che senz’altro tutti hanno interiorizzato soprattutto dopo la pandemia: da questa realtà è dipesa in buona parte la nostra sorte.

I numeri del successo

L’industria farmaceutica italiana si dimostra estremamente competitiva sul fronte risorse umane, con una crescita occupazione tra il 2017 e 2022 del + 9%, +16% per i giovani e + 13% per le donne. A determinare questo incremento precise misure di welfare funzionali a far conciliare vita-lavoro come smart working, part-time, flessibilità oraria in ingresso/uscita, congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto a quelli previsti dalla legge. Ma anche in termini di produzione del farmaco il comparto non scherza: solo nel 2022 ha realizzato 49 miliardi di produzione totale, come detto, con export cresciuto del + 176% in 10 anni, 3,3 miliardi di investimenti in produzione e R&S, +22% in 5 anni e oltre 700 milioni all’anno investiti in studi clinici. Una crescita costante, alimentata da una domanda in continua espansione per terapie sempre più avanzate e soluzioni mediche innovative. Le aziende farmaceutiche hanno investito miliardi nella ricerca e nello sviluppo di farmaci di nuova generazione, affrontando malattie precedentemente incurabili e migliorando la qualità della vita di milioni di persone. L’industria farmaceutica è poi già impegnata da tempo nella transizione verso un’economia sostenibile, in corso una vera e propria svolta “green”: in dieci anni le aziende farmaceutiche in Italia hanno ridotto i consumi energetici del 37% e considerando quelli rilevanti per le emissioni atmosferiche del 34%, sempre stando a Farmindustria. L’88% delle aziende prevede di ridurre i rifiuti prodotti nei prossimi tre/cinque anni, e il 55% è già impegnato e la quasi totalità delle aziende è dotata di sistemi di monitoraggio dell’impatto ambientale con indicatori specifici.

Un quadro sul 2022

Guardando all’anno più recente, in attesa di visionare i risultati ottenuti nel 2023, colpiscono gli straordinari risultati ottenuti (49 miliardi di euro di valore della produzione come già sottolineato) con un incremento del 42% rispetto all’anno precedente, che ha consentito all’industria farmaceutica in Italia di mantenere la sua leadership insieme a Germania e Francia.

A rendere possibile un simile dato l’incremento notevole delle esportazioni di prodotti farmaceutici: solo nel 2022 il commercio estero dell’industria farmaceutica ha segnato una crescita del 42,8% rispetto al 2021, con le esportazioni totali del settore pari a 47,6 miliardi di euro. E le importazioni non sono state da meno, ammontanti nel loro valore complessivo a 38,5 miliardi di euro, + 7% rispetto all’anno precedente. Primo partner commerciale il Belgio, a seguire Germania e Stati Uniti.

Il 2023 dovrebbe confermarsi come un altro anno da record, con una crescita organica stimata intorno al +9-10%, che interesserà tutto il comparto, incluso il laboratorio farmacologico di Salf, che insieme a tante altre realtà sul territorio mettono in risalto l’eccellenza italiana.

Farmaci salvavita e digitale nel futuro del farmaceutico

Per migliorarsi ulteriormente l’industria farmaceutica italiana intende per il 2024 rivalorizzare le classi di farmaci ritenute essenziali perché salvavita, evitando che diventino carenti, lasciate in disparte per via del taglio prezzi nei decenni precedenti. Un esempio sono gli antibiotici. Nel mirino c’è anche la creazione di un’Agenzia per la salute digitale, elemento chiave per dare una direzione strategica centrale delle risorse.

Punto di forza dell’industria farmaceutica italiana sono gli investimenti, che tra il 2023 e il 2028 raggiungeranno l’1,6 miliardi di dollari a livello globale. Ma se vogliamo guardare agli altri tratti distintivi che la rendono unica, oltre all’innovazione nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci e terapie attraverso tecnologie all’avanguardia, c’è l’eccellenza scientifica, ossia le competenze scientifiche e mediche che in Italia sono di altissimo livello. Preziosissima la collaborazione tra università, centri di ricerca e istituti accademici. Una ricerca così avanza consente di avere settori specifici molto sviluppati come oncologia, malattie rare, neuroscienze e molto altro. Una sinergia forte esiste anche tra settore pubblico e privato per quanto riguarda l’industria farmaceutica italiana. Infine, molte aziende italiane del settore farmaceutico hanno un forte orientamento verso l’espansione internazionale, esportando prodotti in tutto il mondo e confrontandosi con altre realtà globali. Solidità e competitività dunque caratterizzano e, stando alle premesse e ai risultati degli ultimi anni, caratterizzeranno l’industria farmaceutica italiana che dovrà certamente confrontarsi con nuove sfide, ma ha già ampiamente dimostrato anche con i fatti di sapersi muovere con flessibilità e senza paura anche di fronte a emergenze sanitarie come quella da Covid-19, contribuendo allo sviluppo e alla distribuzione di vaccini e terapie.

Pubblicato il 28 Dicembre 2023
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