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Due varesini a Montespluga nel villaggio a 1900 metri isolato dalla neve: “Qui per sfuggire al cambiamento climatico”

La strada di collegamento al villaggio alpino è chiusa a causa delle fortissime nevicate. Tra i cinque abitanti ci sono fratello e sorella originari di Marnate che ci raccontano come si vive isolati

montespluga neve

Vivere a 1900 metri d’altezza in un micro paesino di montagna isolato da giorni dal resto del mondo perché tutte le strade di collegamento sono seppellite sotto metri e metri di neve. Le reazioni di chi legge possono essere molto diverse: un incubo per alcuni, un sogno per altri. Come si sta davvero ce lo raccontano Giulio e Giovanna Solferino, fratello e sorella originari di Marnate che dallo scorso ottobre sono diventati residenti del piccolo borgo montano di Montespluga, da alcuni giorni rimasto isolato.

Montespluga è un villaggio alpino, frazione del comune di Madesimo, collocato tra la Valchiavenna e il passo dello Spluga. Dallo scorso venerdì la strada di collegamento alla “civiltà” è stata chiusa dal comune di Madesimo a causa di una nevicata che ha fatto posare un paio di metri di neve su ogni cosa.

Una situazione estrema, con temperature bassissime e vento molto forte, ma non di emergenza. Chi vive lassù, e attualmente ci sono cinque abitanti suddivisi in tre nuclei abitativi, era pronto a questa possibilità e ha accumulato scorte a sufficienza. Inoltre, il gatto delle neve può raggiungere in ogni momento l’abitato e se necessario portare viveri ed eventualmente trasportare gli abitanti fino a Madesimo dove il Comune è pronto anche a mettere a disposizione alcune stanze.

Lassù però si resiste e siamo sicuri che la situazione potrebbero persino suscitare invidia in molti che sono alle prese con il clima frenetico della città. Giulio e Giovanna si trovano a Montespluga per una scelta molto per ragionata e quasi inevitabile, che ha a che fare con il cambiamento climatico.

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La vita nel paesino isolato una scelta obbligata dal cambiamento climatico

«Io e mia sorella siamo di Marnate ma ci siamo trovati in grave difficoltà proprio per le conseguenze del cambiamento climatico – racconta Giulio Solferino, con un lungo percorso accademico da docente all’estero -. Abbiamo entrambi gravi problemi di allergia e con l’innalzamento delle temperature e la pollinazione distribuita sostanzialmente su 12 mesi all’anno ci trovavamo di fronte alla scelta di dover passare a medicinali molto forti oppure cambiare radicalmente vita».

Il limite altimetrico per trovare pace e respiro era stato fissato oltre i 1500 metri. Una serie di variabili hanno poi fatto propendere per Montespluga a 1908. «Siamo qui da ottobre e sapevamo che questo luogo ha storicamente avuto il problema di potersi ritrovare isolato. Qui le bufere scaricano anche un paio di metri e inoltre il vento può creare accumuli di diversi metri. Anche a liberare la strada, oltre al rischio valanghe, c’è quello che mezz’ora dopo la si ritrovi di nuovo bloccata. Per questo abbiamo tutti fatto scorte per poter sopravvivere isolati anche un mese».

Nel villaggio ci sono i due fratelli di Marnate, una coppia di anziani e un ex operatore del soccorso alpino. Hanno tutto quello che serve e in questi giorni vivono sospesi in un clima surreale. «Anche qui ci sono le conseguenze del cambiamento climatico, a bloccare le strade non è tanto la neve caduta che su queste montagne è una cosa normale. È più impattante il fatto che questa neve sia caduta dopo alcuni giorni di caldo primaverile che avevano sciolto la neve precedente rendendo il tutto instabile».

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La routine di una vita nel villaggio alpino di Montespluga

«Le giornate passano con una routine precisa. Qui almeno un paio d’ore se ne vanno a tagliare la legna per mantenere gli ambienti riscaldati – ci racconta Giulio -. Ogni giorno cerchiamo di mantenerci in movimento facendo una passeggiata con le ciaspole che ci permette anche di tenerci in contatto con gli altri abitanti. Poi io mi dedico al mio lavoro in smartworking e mia sorella, che è un’artista, a realizzare le opere che poi espone durante la stagione turistica. Per il momento stiamo tutti bene, il clima è estremo ma eravamo preparati. Ed è comunque per noi molto meglio che soffocare in pianura padana».

Aldilà della contingenza di questi giorni, secondo Giulio Solferino (alle spalle una carriera da docente di geologia e di pubblicazioni scientifiche) una scelta come la sua e quella di sua sorella diventerà obbligata per molte più persone: «Le conseguenze del cambiamento climatico impatteranno sempre di più negli ambiti più disparati: dalla salute all’agricoltura, dall’urbanistica alla sostenibilità di tante attività. Noi abbiamo fatto la nostra scelta e qualche giorno di isolamento è più che accettabile».

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Pubblicato il 01 Marzo 2024
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