“Spogliarono due donne dei loro beni”. Il pm di Busto Arsizio chiede condanne da 2 a 4 anni e mezzo
Secondo l'accusa in tre puntavano a svuotare i conti di due donne con problemi psichici. Le difese chiedono l'assoluzione per i tre imputati sostenendo che entrambe fossero lucide
Per il pubblico ministero Laura Martello sono tutti e tre da condannare gli imputati del processo per circonvenzione di incapace nei confronti di tre imputati che avrebbero approfittato delle difficolta psichiche di due donne, in corso davanti al giudice monocratico Daniela Frattini del Tribunale di Busto Arsizio.
L’istruttoria si è conclusa e questa mattina (mercoledì) il pm, dopo aver ripercorso la vicenda inquadrandola nell’ambito di una serie di debiti da ripianare a causa del vizio del gioco, ha chiesto le condanne a 4 anni e 6 mesi per Gioacchino Fera, 3 anni e 4 mesi per Andrea Luraschi e 2 anni per Giuseppe Santuccione. Per i primi due è stata chiesta anche l’interdizione dalle rispettive professioni per un anno. Le parti civili si sono associate alle richieste del pm e hanno chiesto risarcimenti nell’ordine di 250 mila e 410 mila per le due presunte vittime.
I tre sono a processo con l’accusa di aver raggirato due donne con importanti disponibilità economiche della provincia di Varese, una di Busto Arsizio e una di Induno Olona, sottraendo ingenti somme di danaro ad entrambe dopo averne carpito la fiducia. Una delle due, secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, avrebbe dissipato un patrimonio di oltre un milione di euro a favore degli imputati mentre per l’altra solo l’intervento dell’inchiesta ha evitato il peggio.
Le due donne sarebbero state entrambe avvicinate da Gioacchino Fera nella sua veste di infermiere presso alcune strutture residenziali per anziani della provincia. Una volta acquisita la fiducia delle anziane madri delle due, si sarebbe poi avvicinato alle figlie (entrambe sole, con problemi psichici, senza figli e senza una rete famigliare di supporto) diventando amico e in un caso anche intrecciando una relazione sentimentale.
Insieme a lui, secondo la Procura di Busto Arsizio, c’erano l’architetto Andrea Luraschi e Giuseppe Santuccione. Il primo avrebbe partecipato acquistando la casa di una delle due vittime e facendosi versare danaro da entrambe per asseriti lavori edili che non risulterebbero essere stati svolti (non vi sarebbe documentazione fiscale a riguardo presso le ditte coinvolte). L’altro imputato, che si sarebbe spacciato per agente immobiliare senza averne i titoli, aveva intrecciato una relazione sentimentale con la prima vittima di Fera e anche lui avrebbe partecipato, almeno in parte, allo svuotamento dei conti della donna.
Le difese, invece, hanno chiesto l’assoluzione dei propri assistiti (in subordine la riqualificazione del reato in truffa) che durante tutto il processo hanno cercato di difendersi con dichiarazioni spontanee durante le quali hanno più volte ricostruito dal loro punto di vista come si sono svolti i fatti.
Sia l’avvocato Mallone (difesa Luraschi-Fera) che l’avvocato Bianchi (difesa Santuccione) hanno sostenuto che le due donne erano lucide e completamente in grado di decidere come utilizzare i propri soldi. Per quanto riguarda Luraschi, inoltre, l’avvocato ha ritenuto più che provate le prestazioni eseguite dal suo assistito. Nella prossima udienza toccherà all’avvocato Corrado Viazzo, co-difensore di Fera, concludere prima della sentenza.
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