Spazio per il Ramadan a Turbigo: il Comune non risponde e il Tar fissa la data
La comunità islamica, costituita in associazione, aveva chiesto mesi fa dove poteva organizzare la festa di fine digiuno. Il Comune non ha mai risposto: "Colpa della burocrazia", si difende il sindaco. Ora tempo tre giorni per decidere
La comunità musulmana chiede di fare la festa finale di Ramadan secondo le regole, il Comune non risponde e alla fine tocca al Tribunale Amministrativo Regionale richiamare l’amministrazione perché dia una risposta.
L’associazione “Moschea Essa” aveva fatto richiesta per tempo (tre mesi fa), prima del Ramadan, il mese sacro dell’Islam. Il Comune di Turbigo, guidato da una coalizione di centrodestra con il sindaco Fabrizio Allevi, ha però ignorato la richiesta.
Colpa della burocrazia, dice il sindaco, di Fratelli d’Italia: «Non abbiamo dato una risposta – ha detto al Corriere – perché siamo stati subissati dalla burocrazia per i fondi del Pnrr» che avrebbero mobilitato tutti gli uffici comunali.
In queste settimane il legale della comunità, l’avvocato Luca Bauccio, insieme al collega Aldo Russo, si è rivolto al Tar della Lombardia. Che ha intimato al Comune di rispondere “entro le ore 14 del giorno 5 aprile 2024 alla richiesta di concessione di un luogo al chiuso o all’aperto per celebrare la festa di fine Ramadan e, nel caso di risposta negativa, avrà cura di indicare eventuali spazi che sarebbero stati idonei all’utilizzo e le ragioni della loro indisponibilità».
L’amministrazione dice che potrebbero esserci soluzioni, vedrà, anche se richiama il tema dei piani di sicurezza.
Polemica con la comunità è l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, che tira in ballo «la reciprocità» e dice: «I fedeli musulmani si mettano in regola e poi chiedano spazi». Che è esattamente quel che ha fatto la comunità, muovendosi per tempo e con un soggetto giuridicamente costituito, come ha riconosciuto il Tar. Le richieste erano state ben tre, in tre mesi.
Per il resto Tovaglieri dice che «i sindaci sono lasciati soli nel dover decidere se accogliere o meno queste richieste». Momenti di festa che si tengono una volta l’anno ma che secondo Tovaglieri «spesso preoccupano la cittadinanza». E che «possono comportare anche misure organizzative e di ordine pubblico» (in presenza di grande partecipazione, come in effetti avviene) e «non sempre facilmente gestibili da parte dei piccoli comuni».
Anche perché si vive sempre in una situazione straordinaria: la definizione di aree di culto musulmane è stata resa più rigida dalle norme in Lombardia e viene costantemente avversata proprio dalla Lega, al punto che nella non lontana Sesto Calende sempre il TAR ha dovuto nominare un “commissario ad acta”, un Prefetto, dopo che il Comune per anni ha ignorato le sentenze e i diritti dei fedeli musulmani.
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