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Aprile 1944: i bombardamenti colpiscono l’Aermacchi e Masnago di Varese

Nel quarto anno di guerra gli Alleati attaccarono due volte la fabbrica d'aerei da caccia, considerata un obiettivo strategico. L'incursione del 30 aprile, la più grave, fece 81 morti, molti all'ospedale militare sul Colle Campigli

varese bombardamenti aprile 1944

Nell’aprile del 1944, a Varese, la morte arriva dal cielo: a inizio mese (nella notte tra 1 e 2) e nella giornata del 30 i bombardamenti degli Alleati colpirono la fabbrica della Aeronautica Macchi, che produceva alcuni tra i migliori aerei da caccia italiani. Un obiettivo strategico, da distruggere con un bombardamento fatto con ondate di velivoli che sganciavano ordigni.

Non si trattava dei terribili bombardamenti terroristici che volevano piegare la popolazione italiana e costringere alla resa, ma comportarono comunque un centinaio di vittime: diciassette nel primo attacco, ottantuno in quello – più grave – del 30 aprile.

L’Italia era quasi al quarto anno di guerra, da quel 10 giugno 1940 in cui Benito Mussolini aveva dichiarato guerra a Francia e Inghilterra, per poi attaccare anche Grecia, regno di Jugoslavia, Unione Sovietica. I terribili bombardamenti sulle città d’Italia dell’estate 1943 – da Palermo a Milano, da Napoli a Torino – avevano spinto l’Italia a farla finita con il fascismo (con un cambio di governo trasformistico, al 25 luglio) e poi a chiedere l’armistizio, firmato il 3 settembre e divulgato l’8.

Ad aprile 1944 l’Italia era però occupata, dal Centro al Nord, dai tedeschi: l’intero apparato industriale era stato orientato alla produzione bellica per i nazisti, mentre i fascisti cercavano di arruolare i giovani per combattere. In quella primavera andavano organizzandosi le brigate partigiane, evoluzione delle prime “bande”: lottavano contro il fascismo e l’occupazione tedesca. Anche gli operai, con gli scioperi, avevano detto che volevano la pace (e il pane, visto che l’Italia del Nord era allo stremo): l’adesione agli scioperi era stata molto alta a Torino, a Milano, nel territorio dell’Alto Milanese, tra Legnano, Gallarate, Busto, Saronno.

Il primo bombardamento sulla Aeronautica Macchi di Varese

Fu nella notte tra l’uno (sabato) e il due aprile (domenica) del 1944 che i varesini conobbero il terrore che veniva dal cielo, la pioggia di morte vomitata dai ventri dei bombardieri della RAF britannica. Inevitabilmente, nel buio dell’oscuramento totale e in tempi ben lontani dai “bombardamenti chirurgici” della propaganda d’oggi, la maggior parte delle bombe e degli spezzoni incendiari lansciati da aerei che volavano ad almeno 4000 metri per sfuggire alla flak (artiglieria contraerea) colpì soprattutto Masnago, dove aveva sede la Aermacchi, ma singoli ordigni finirono fuori zona di lancio anche di parecchio. Gli stabilmenti restarono quasi indenni nel primo attacco: non così le case e le vite di molti. In capo a 40 minuti il rione era una scena d’incubo, fra il rombo degli incendi e le grida d’aiuto dei feriti.
A Varese centro furono colpite varie vie principali, fino a via Staurenghi, via Sanvito Silvestro, Sant’Antonio alla Brunella, al carcere dei Miogni e viale Aguggiari; a Masnago il vecchio cimitero, la portineria di villa Bolchini, i parchi del Seminario e di villa Tosi, casa Bianchi, il monumento ai Caduti, il campo sportivo e la pista ciclistica; bombe e spezzoni caddero nelle campagne di Casciago, Casbeno, Velate, San Fermo e alle Bettole (Ippodromo).

Alla fine morirono diciassette persone, e ci si dovette pure considerare “fortunati” date le circostanze.
Ecco l’elenco delle vittime: Ing. Vincenzo Ricci (maggiore dell’aeronautica di Salò, ucciso con tutta la sua famiglia a villa Bolchini), Lucia Pasini Ricci, Franca Ricci, Anna Maria Ricci, Maurizio Ricci, Ercole Bianchi-Bertuccia, Aldo Bianchi-Bertuccia, Giovanni Campiotti (altra famiglia distrutta, si salvò solo la bimba più piccola), Carolina Cadario Campiotti, Luigia Campiotti, Cesira Campiotti, Annunciata Lanella, Edilio Colombo, Giordano Uslenghi, Severino Bosoni, Andrea Galli. Per ultimo, tre giorni dopo morì il 21enne operaio intagliatore Orazio Frasca.

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Il secondo bombardamento, 30 aprile 1944

Il primo bombardamento risultò per gli Alleati un fallimento: l’obiettivo, l’Aermacchi, era ancora in piedi. Laddove i britannici avevano fatto cilecca di notte, gli americani, stufi di quei fastidiosi caccia veloci con cui i pochi assi dell’Aeronautica Repubblicana (i Visconti, i Gorrini) li molestavano da Malpensa e Cameri, provarono con il loro sistema: bombardamento diurno “di precisione” affidato alle Fortezze Volanti, gli affidabili, capienti e robustissimi B-17. Fu così che domenica 30 aprile, “poco prima di mezzogiorno”, riportano le cronache, che Varese udì nuovamente il rombo degli aerei alleati, il fischio terribile delle bombe e le esplosioni. Stavolta la Aermacchi fu colpita duramente (fermando definitivamente la già scarsa produzione di velivoli), come il vicino colle Campigli e, di nuovo, i Miogni; fuori bersaglio finirono alcuni ordigni che caddero nel rione Cantoreggio (dove l’intera famiglia Baratelli, mamma incinta, papà e due bambini, restò uccisa in aperta campagna mentre fuggiva in preda al terrore), a Schirannetta (sotto una cui cascina restò un’altra famiglia di cinque persone) e sull’edificio che ospitava il Laboratorio provinciale d’Igiene. Stavolta morirono ben 81 persone: molte nel parco circostante l’ospedale militare del Colle Campigli. Tragicamente, il direttore aveva chiesto qualche tempo prima di poter ridipingere in bella evidenza la croce rossa visibile dagli aerei (che per convenzione avrebbero rispettato l’ospedale, o almeno ci avrebbero provato) ma gli fu negato dalle autorità repubblichine perché la croce avrebbe potuto fare da punto di riferimento al nemico in relazione alle officine Macchi. L’ospedale “mimetizzato” finì così sotto le bombe.

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Questo l’elenco delle vittime riportato dalla stampa locale dell’epoca:
Mazzola Carla di Ambrogio; Nicolini Rina in Mazzola; Brusa Giuseppina in Galli; Galli Fiorangelo; Pirla Angela; Ambrosini Paola in Mentasti; Mentasti Ambrogio Paolo; Luminati Isa fu Pietro; Gozzi Iolanda; Macchi Fortunata; Bianchi Bruna in Boggio; Pittaluga prof. Augusto; Ceriotti Valentino; Lucetti Maria in Brunetti; Macchi Carlo; Maroni Giromina in Macchi; De Noni Maria in Ferdinando; Meda Fiora in Castiglioni; Alioli Carlo di Pietro; Villa Luisa ved. Pino, Coso Leone; De Grandi Marinka; Breda Guido; Baliano Ines; Daverio Guido; Montalbetti Cesarina; Gozzi Giuseppe; Cappa Giovanni; Talamona Ernesta; Simonelli Adele; Tosi Giselda; Molinari Angelo; Frascarolo Tersilla; Falchi Elena; Gavina Italia maritata Falchi; Gulci Gìuseppina; Pittaluga Marta; Cappa Anna Maria; Pellegrini Luigi; Faravelli Iside in Baratelli; Baratelli Ernesto di Biagio; Baratelli Biagio; Dalcieri Nelda; Baratelli Erminio; Cavalieri Luciano; ed altri sei non identificati.
Fra i degenti dell’ospedale militare di Colle Campigli e fra il personale perirono: Arieni Pasquale; Celano Antonio; Pozzi Renato; Giunta Giovanni; Bonizzoni Antonio; Bellini Giovanni; Morosi Giuseppe; Bernuzzi Felice; Bianchi Filippo; Gregori Marino; Esposito Nicola; Baruzzo Severino; Mazzola Giovanni; Laudicina Giuseppe; e tre altri non identificati.
Un triste body count cui si aggiunsero nei giorni seguenti Emma Bollini, Antonio Carraro, Vittoria Furlan in Carraro, Cleofe Macchi e Maria Gioletti; e ancora Antonio Tizzani, Aldo Marino, Maurilio Appiani ed Ermellina Campagnoni. Domenica Rinauri, Aldina Merciari e Leonardo Rizzo morirono per le ferite. Il ritrovamento del corpo del soldato Antonio Dalla Fiore di Castiglione Olona portò il totale a 81 vittime.

varese bombardamenti aprile 1944

Come dopo il primo bombardamento i funerali, celebrati in San Vittore dal prevosto mons. Proserpio, furono solenni e videro una commossa partecipazione di popolo. Incongruo e alla nostra sensibilità offensivo, ma figlio del suo tempo il tributo dei militari fascisti, i pugnali sguainati al passaggio del corteo delle vittime con parenti e amici, come pronti a un’improbabile vendetta contro l’onnipotenza dei vincitori annunciati. Intorno, un’intera città segnata dalle lacrime e dal sangue, da dolori mai sanati. E se oggi si ricorda ancora la Liberazione del 1945 è prima di tutto perchè essa segnò la fine di questi orrori e pose termine al regime di chi aveva voluto la guerra.

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Pubblicato il 30 Aprile 2024
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