Masterplan Malpensa, riprende il dialogo tra aeroporto e territorio
I sindaci e la Sea riprenderanno in mano quel protocollo d'intesa 2022 che prevedeva nuove infrastrutture locali e mitigazioni ambientali. Un percorso parallelo (e distinto) dal lavoro "diplomatico" per cercare una mediazione sulla nuova cargo city
Mentre si è alle prese con la nuova fase di sperimentazione delle rotte di decollo, sul territorio intorno a Malpensa si torna a parlare del Masterplan, “congelato” dopo la approvazione parziale e i tentativi di forzare la mano a Roma, mentre si cerca una mediazione nuova.
Il masterplan che contiene interventi di potenziamento dello scalo formalmente è già stato approvato, dal Ministero dell’Ambiente, quasi un anno fa: approvato parzialmente, nel senso che hanno ottenuto il via libera gli interventi dentro all’attuale sedime aeroportuale, mentre era stata bocciata l’ipotesi di ampliamento dei confini dello scalo, per realizzare nuove aree cargo (era la parte più contestata e insieme la più discussa negli anni scorsi e nell’ultimo anno).
Ma a che punto siamo?
Innanzitutto pare imminente la riapertura del dialogo tra Sea – gestore dello scalo – e territorio, riprendendo in mano quel protocollo d’intesa che i sindaci della zona di Malpensa avevano firmato e che prevedeva una serie di impegni di Sea proprio tutto intorno all’aeroporto.
«È ormai ufficiale che ci sarà un incontro per riprendere in mano quell’accordo, aspettiamo la data di convocazione» dice Stefano Bellaria, il sindaco di Somma Lombardo, che tra i nove sindaci della zona è quello che (“storicamente”, per così dire) tiene più le fila del dialogo con Sea.
L’accordo del 2022 era stato contestato da comitati e sinistra ambientalista e difeso invece dai sindaci (un po’ di tutti i colori politici) come punto di mediazione. «Sea ha ribadito la sua volontà di confrontarsi su quell’accordo» dice oggi Bellaria. «Questo conferma che, anche se il Masterplan in questo momento non si realizzerebbe con l’ampliamento della cargo city, l’accordo non è carta straccia».
Questa è la posizione che i sindaci hanno sempre difeso: se il documento era firmato, se il territorio aveva fatto la sua parte, anche gli altri attori erano vincolati a procedere sui punti contenuti nell’accordo, una volta approvato il Masterplan.
E oggi Bellaria ricorda che due sono i «macrotemi» che emergevano da quel protocollo del 2022: «da un lato le mitigazioni ambientali, dall’altro le infrastrutture, riprendendo anche quanto già previsto nel Piano d’Area del 1999, rimasto in (buona) parte inattuato. Tra le infrastrutture c’erano opere significative come la Variante 341 a Samarate, la tangenziale di Somma Lombardo, il potenziamento di via Giusti, che collega il centro di Somma (e quindi anche alberghi e parcheggi a lunga sosta) alla superstrada 336. Oltre a questo il protocollo prevedeva poi anche monitoraggio ambientale e alcuni impegni sul lavoro.
Su questi temi appunto si riaprirebbe la discussione.
Questione diversa è invece la più impegnativa opera di mediazione che procede sull’ipotesi cosiddetta “dei dodici ettari”: è l’ipotesi di un nuovo punto d’incontro per la realizzazione della cargo city con un impatto minore, utilizzando meno territorio fuori dalle reti aeroportuali. Come raccontavamo pochi mesi fa, su questo il lavoro “diplomatico” è molto sotterraneo, ma potrebbe portare a risultati.
L’accordo che potrebbe salvare la brughiera e insieme il cargo di Malpensa
Un percorso alternativo alla forzatura fatta invece a Roma con il “decreto Aria” e l’emendamento presentato dalla Lega, che doveva portare nel giro di trenta giorni ad una revisione della bocciatura della nuova cargo city. C’erano molti dubbi su quel provvedimento, che in effetti – sei mesi dopo – non ha (fin qui) prodotto effetti.
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