Quantcast

29 maggio 1914, il naufragio della Empress of Ireland e la memoria salvata a Turbigo

Ernesto R Milani, storico delle emigrazioni, ha raccolto in passato le testimonianze di una coppia di emigranti lombardi. Un ricordo che si trasmette a distanza di 110 anni

Empress of Ireland naufragio

Riceviamo e pubblichiamo un testo sul naufragio della nave Empress of Ireland nelle acque del fiume San Lorenzo in Canada, il 29 maggio 1914. L’autore è Ernesto R Milani, instancabile ricercatore che da decenni si dedica a ricostruire la storia dell’emigrazione italiana in Nord America, in particolare dal territorio dell’Alto Milanese.
Le foto a corredo sono inviate dallo stesso autore

Nell’anno 2014 ebbi il privilegio di presentare la vicenda e il dramma della nave Empress of Ireland nella città di Turbigo, Milano. All’evento assistette un importante gruppo di cittadini desiderosi di apprendere quanto successo alla nave della Canadian Pacific in quel tristemente famoso 29 maggio 1914 e perché il fatto interessasse la comunità.

La presenza di Enrichetta Braga catturò l’attenzione degli astanti. Era la figlia di Egildo e Caterina Braga che erano sopravvissuti al naufragio della Empress of Ireland mentre il loro figlioletto Rino, di appena due anni, morì e non fu mai ritrovato.

La Empress of Ireland partita da Quebec City per Liverpool fu speronata dalla nave carboniera norvegese Storstad lungo il fiume San Lorenzo nella zona di Point-au-Pere. Ebbe la peggio e affondò in una trentina di minuti.  

Le vittime furono 1146. I sopravvissuti 469. 

Passeggeri

1° classe

2° classe

3a classe

Equipaggio

Bambini

A bordo

87

253

717

420

138

Sopravvissuti

36

  48

133

248

    4

Morti

51

205

584

172

134

Una tragedia che nonostante la sua gravità fu subito dimenticata sia per lo scoppio della prima guerra mondiale sia per la mancata presenza a bordo di personaggi di rilievo.

Adesso siamo nel 2024. Sono trascorsi dieci anni e di tanto in tanto mi sono recato al cimitero di Turbigo per salutare queste persone coraggiose. Inoltre, sono sempre state nei miei pensieri, e le ho citate di frequente con le loro vicissitudini e i loro destini, a platee completamente all’oscuro di questa tragedia e di altre ancora, completamente dimenticate.

E’ stato un piacere ritrovare le discendenti di Egildo e Carolina Braga. Ora che Enrichetta e Mario Braga si sono riuniti in cielo ai loro genitori e al fratello Rino, la fiaccola della memoria è stata passata a Rosella e Pierangela, figlie di Mario) e Carla e Aurelia (figlie di Enrichetta).

Era martedì 14 maggio 2024 quando ci siamo re-incontrati a Turbigo a casa di Rosella.

Egildo e Carolina Braga scamparono al naufragio mentre il figlio Rino perì nelle gelide acque del fiume San Lorenzo. Erano persone riservate e una volta rientrati a Turbigo – così rammentano i parenti – non si sfogarono raccontando la loro storia e i loro sentimenti, cioè quasi tutto quanto avevano salvato. L’affondamento della nave li lasciò praticamente senza niente salvo una cintura porta denaro e una catenina d’oro, gli attuali trofei della famiglia.

Empress of Ireland naufragio
Articolo del New York Times pubblicato il 30 maggio 1914

Tutto il resto perduto, Carolina sottolineava che per un po’ aveva indossato solamente la coperta che le era stata data dai soccorritori (Vestia cunt i cuert qha man dai). Carolina è ricordata come una donna strana, l’unica che portava la croce durante le processioni religiose, andava in chiesa tutte le mattine e sollecitava le nipoti ad accompagnarla. Carolina ricordava spesso come era partita per l’America, appena diciannovenne, dirigendosi prima a Le Havre, nord della Francia per imbarcarsi sulla nave Lorraine il 20 maggio 1911 e andare a sposarsi con Egildo Braga. In quel tempo la maggior parte delle nozze erano combinate, stringersi a un marito per procura era come abbracciare un albero (Brasciacoll a ‘na pianta) anche se in generale funzionavano e le fotografie ufficiali di Egildo e Carolina Braga mostrano una coppia felice sposata a Eveleth, Minnesota il 3 giugno 1911 così come le fotografie in occasione del matrimonio del fratello Carlo nel 1914, poco prima di partire per l’Italia, li ritraggono gioiosi con il figlio Rino.

Al rientro a Turbigo, Egildo e Carolina si sposarono nuovamente il 18 novembre 1914 poichè il sacerdote locale non fu in grado di tradurre i documenti che confermavano il loro matrimonio religioso a Eveleth, Minnesota.

Il tempo curò alcune ferite e qualche volta Carolina narrava la vita che conduceva a Eveleth, il centro minerario per l’estrazione del carbone dove finì per prendersi cura dei pensionanti della grande casa in cui viveva. I minatori singoli erano ospitati in affitto con vitto e alloggio in un ambiente familiare, ne contava ben 17, e Carolina sgobbava tutto il giorno, non era quello che aveva sognato.

Il primogenito Rino nacque nel marzo 1912 e la sua scomparsa fu drammatica per le circostanze ma la vita riprese e Caterina (Rina) nacque il 17 marzo 1915. Sfortunatamente morì il 25 novembre 1917. Poco dopo la fine della prima guerra mondiale nacque Enrichetta il 17 febbraio 1920. (Sposò Angelo Bottiani, 20 agosto 1913 – 14 settembre 1987) e poco dopo Egildo si imbarcò sulla Dante Alighieri dal porto di Genova per tornare a Eveleth, Minnesota dl fratello Carlo. Questa volta l’America non fece per Egildo e dopo un paio d’anni tornò per sempre in Italia. Mentre Enrichetta cresceva, nacque il fratello Mario (5 ottobre 1924 – 1febbraio 2001). Nel 1930 nacque l’ultimogenita Rina che morì bambina.

Egildo, imponente con i suoi 100 chili, è ricordato come una persona dal carattere buono, con un doppio mento, molto affezionato all’ultima nipote Rosella. All’inizio non gli piaceva in modo particolare, dopo tre nipoti femmine avrebbe desiderato un maschio, ma poco alla volta Rosella divenne la sua preferita. Il nonno che piangeva spesso aveva l’abitudine di andare al circolo a giocare a carte e bere un po’ di vino; poi comprava le pipe di zucchero (Pierangela ricorda quelle di color rosso) nel negozio della Luina oppure il gremolino per tutte le nipoti. (Il gramolino è esclusivamente un dolce galliatese, prodotto da forno, ha forma e dimensioni ben precise, la lunghezza è di circa 20 cm e la ricetta prevede: zucchero, farina, burro, uova, uvetta, una rigorosa lievitazione biologica, una lucidatura all’uovo ed una ricopertura di zucchero granulato. NB. Galliate si trova a 7 km. da sulla sponda piemontese del fiume Ticino)

Empress of Ireland naufragio

Pierangela Braga, la figlia di Mario dettaglia che suo nonno Egildo, dopo essere tornato da Eveleth, Minnesota fece l’agricoltore. Possedeva un asino, un paio di vacche, maiali, galline, anatre, oche e conigli. Comprò un pezzo di terra vicino a casa per coltivare granturco e affittò alcuni terreni per far fieno per gli animali. Inoltre, Pierangela rivede il nonno Egildo con la camicia beige e le bretelle per reggere i pantaloni.

Ci vollero molti anni prima che le nipoti scoprissero e comprendessero quanto successo nella loro famiglia. Perché certi argomenti erano accuratamente evitati. E alla fine compresero le sofferenze interne che permeavano le loro vite.

Così i ricordi superano il dolore, Pierangela aveva paura dei maiali che Egildo lasciava spesso liberi di scorrazzare in cortile, allora lei saliva su una piattaforma sotto la pergola di uva americana dove restava finchè i maiali non venivano rinchiusi.

In quei tempi gli asini, in generale molto testardi, erano usati come mezzo di  trasporto.

Sia Rosella sia Pierangela Braga ri-confermano che Carolina voleva portarle a messa tutti i santi giorni, che era la sola donna a Turbigo che portava la croce in testa alle processioni religiose. Inoltre la sua colazione consisteva di pane e latte, e pancetta fritta, a volte con l’aggiunta di uova.

Egildo morì nel 1962, Carolina nel 1974

Oggi essi vivono attraverso le pronipoti come Camilla e Celeste Borlando (nipoti di Pierangela) e il continuo ricordo di storie e vicende che la famiglia conserva.

Egildo e Carolina non erano eroi, non andarono a Eveleth in vacanza ma per lavorare nelle miniere di ferro di Eveleth, Minnesota e per prendersi cura dei minatori.

Non dimentichiamoli

di
Pubblicato il 28 Maggio 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore