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Franco Zanetti ricorda Paolo Carù: “Quell’inatteso tempio del vinile in provincia”

Il direttore di Rockol ricorda il proprietario di uno dei negozi di vinili e di dischi più famosi al mondo scomparso nella mattina di venerdì 14 giugno. "A lui sarebbe bello dedicare la Biblioteca della Musica, un progetto a cui sto lavorando con Bertoncelli"

Paolo Carù negozio di dischi e libri di Gallarate

Franco Zanetti, direttore di Rockol ricorda Paolo Carù, scomparso nella mattina di venerdì 14 giugno all’età di 77 anni. 

Ricordo nitidamente la mia prima visita al negozio di Paolo Carù. Studente universitario – sarà stato il 1972 o 1973 – e già impallinato di dischi, misi insieme un po’ del denaro guadagnato con lavoretti occasionali, e a bordo della mia 126 rossa, con due compagni di corso, ci avventurammo da Brescia alla volta di Gallarate. Ci aspettavamo di trovare un megastore (anche se allora i megastore nemmeno sapevamo cosa fossero) e ci trovammo davanti a una botteguccia, convinti di aver sbagliato indirizzo. Invece il tempio del vinile era proprio lì, dietro l’insegna “Cartolibreria Carù – Libri e dischi”.

Uscimmo dopo due ore con borse piene di 33 giri e portafogli vuoti. All’epoca stavo vivendo un periodo di innamoramento per il glam rock, e da Carù comprai dischi degli Sparks, dei Cockney Rebel, dei Mott the Hoople – tutta roba che nei negozi di Brescia non avevo mai visto. L’omone dietro il bancone mi guardava con aria lievemente disgustata – a lui quella musica, avrei scoperto poi frequentandolo, non interessava, anzi forse gli faceva francamente schifo.

Dopo quella prima spedizione tornai da Carù qualche anno più tardi, nel 1978. Avevo iniziato a lavorare alla EMI Italiana di Caronno Pertusella, e allora gli stipendi ci venivano pagati con un assegno ogni ultimo venerdì del mese. Per un anno intero, ogni ultimo venerdì del mese uscivo dalla EMI di Caronno (via Bergamo 315) e anziché dirigermi verso Brescia, dove ancora abitavo nei weekend, puntavo l’auto (che era diventata un’Alfasud, sempre rossa) verso Gallarate. Dove l’assegno dello stipendio veniva sostanzialmente girato a Paolo. In quel periodo compravo tutto o quasi tutto quel che potevo trovare di punk e new wave inglese e americana; anche molti 45 giri, che ormai Paolo, conoscendo i suoi polli, mi teneva da parte sapendo che non avrei resistito a comprarli.

Poi, beh, sono stato trasferito a Milano, e le mie spedizioni verso Gallarate sono diventate più sporadiche, anche perché nel frattempo, da giornalista musicale, di dischi ne ricevevo più di quanti potessi ascoltarne. Ma gli occasionali incontri con Paolo sono sempre stati cordiali e affettuosi. La notizia della sua morte mi ha addolorato e spiazzato: con il comune amico Riccardo Bertoncelli stavamo lavorando a un’idea di Biblioteca della Musica, e avevamo pensato di coinvolgere anche Paolo con un conferimento della sua collezione di libri, uniti ai miei, alla progettata Biblioteca. Chissà che, nonostante tutto, quel progetto non possa diventare concreto, e che la Biblioteca della Musica non possa essere intitolata proprio a Paolo Carù. Sarebbe un bel modo per ricordarlo, come merita.

Pubblicato il 14 Giugno 2024
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