Terza Olimpiade per Caterina Bosetti: “Ogni volta un’emozione, la vivo giorno per giorno”
La schiacciatrice di Albizzate è uno dei punti fermi della Nazionale di Velasco: "Con lui rapporto di grande rispetto". Accanto all'attesa per i Giochi anche quella per diventare zia
Quella in corso sarà senza dubbio un’estate notevole per Caterina Bosetti, addirittura a prescindere dai risultati. Che, nel caso arrivassero, renderebbero memorabile il suo 2024. La campionessa di Albizzate, che ha compiuto 30 anni a febbraio, è pronta per volare a Parigi e disputare la sua terza Olimpiade, ma è anche in attesa di diventare zia e – a Giochi conclusi – di imbarcarsi in una nuova, grande avventura sportiva con la maglia del Vakifbank di Istanbul sotto la guida di Giovanni Guidetti.
Insomma, per “Cate” la carne al fuoco è tantissima ma il suo comandamento di questo periodo è chiaro e lo ripete spesso nell’intervista “preolimpica” concessa a VareseNews: «Affrontiamo le cose giorno per giorno, una alla volta, senza pensare a quello che verrà».
Caterina, quella di Parigi sarà la sua terza volta ai Giochi. Che differenze ci sono nell’approccio, rispetto alle due precedenti?
«La vigilia di un’Olimpiade è sempre un momento particolare, ma mi sono accorta che con il variare dell’età cambia anche il modo di vivere questi giorni. A Londra 2012 ero davvero giovanissima e l’ho vissuta quasi con incoscienza. Sapevo dov’ero ma mi trovavo catapultata in un mondo difficile da gestire. E anche a Tokyo ho avvertito la stessa sensazione. Ora è diverso, provo a vivere la vigilia “da grande”, senza pensare da subito alle partite che verranno: vivo ogni singola giornata concentrandomi su quella e non guardo troppo avanti. Anche perché in questo modo posso godermi meglio il coinvolgimento emotivo: le Olimpiadi sono un’emozione continua e vale la pena viverle nel momento giusto. Anche solo guardare il taraflex decorato con i cinque cerchi fa capire di essere in un posto speciale».
L’Italia è una delle squadre più attese a Parigi: quali sono le vostre sensazioni?
«Vale la stessa linea che tengo a livello personale. Ne abbiamo parlato, ci siamo confrontate e ci siamo dette che non vogliamo ripetere l’esperienza di Tokyo o di altre occasioni dove siamo partite da favorite e non siamo poi riuscite a centrare il bersaglio. Dobbiamo costruire il nostro cammino partita dopo partita, anche perché spesso alle Olimpiadi i pronostici non vengono rispettati».
Gli infortuni hanno privato la nazionale di due schiacciatrici come Pietrini e Degradi. In quel ruolo siete “contate”: lei e Sylla sarete le due titolari. Sentite più pressione per questa circostanza?
«No, perché dovremmo? Elena quest’anno non ha preso parte al programma della Nazionale, Alice purtroppo ha patito un grave infortunio alla vigilia ed è stato un estremo dispiacere perderla: so bene cosa significa, visto che anche io ho saltato grandi appuntamenti per motivi fisici. Ma non abbiamo pressioni extra: sappiamo di dover andare a Parigi e fare del nostro meglio per aiutare la squadra, l’obiettivo non è cambiato».
Da qualche mese il c.t. è Julio Velasco. Com’è il rapporto tra voi?
«Lo definirei di grande rispetto. Non ci conoscevamo personalmente ma in questo periodo abbiamo instaurato un rapporto corretto, normale, come quello che ho avuto con molti altri tecnici. Vale per lui ma vale per tutto lo staff: il nostro gruppo sta lavorando bene e in sintonia con le persone che ci stanno attorno».
Lei arriva da una famiglia speciale per la pallavolo, varesotta e nazionale. Come si vive la vigilia dei Giochi in casa Bosetti?
«In modo diverso dal solito perché le maggiori attenzioni sono per la gravidanza di Lucia che mi sta per rendere zia. Il termine è il 26 luglio, giorno della cerimonia di apertura ed è giusto che tutte le attenzioni siano sul… pancione, ma non vi dico se è maschietto o femminuccia. Dico solo che non vediamo l’ora che arrivi».
Dopo i Giochi un nuovo capitolo professionale, il ritorno in Turchia questa volta con il Vakifbank. Una grande sfida in un club tra i migliori al mondo.
«Per ora ci penso poco perché le Olimpiadi con l’Italia sono un obiettivo talmente grande che va vissuto in pieno. Però sullo sfondo c’è l’esperienza con il Vakif, società di primissimo piano, che ha vinto tantissimo e dove non vedo l’ora di arrivare. Inoltre in panchina c’è Giovanni Guidetti: io mi ritengo fortunata perché in carriera ho lavorato con numerosi allenatori di grandissima qualità e ora “tocca a lui”. La sua presenza è stata determinante per la mia scelta. Ma adesso c’è l’Italia».
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